Le capsule del caffè sono cancerogene? Le risposte degli studi più recenti

Recentemente si è discusso molto dei possibili effetti sulla salute delle capsule del caffè. Dopo aver parlato del problema dello smaltimento delle capsule esauste in plastica e in alluminio, in questo articolo vogliamo affrontare un altro argomento piuttosto delicato: le capsule del caffè sono cancerogene? Lo faremo riportando i risultati di un test condotto dalla rivista il Salvagente, che ha cercato di fornire delle risposte in merito alle preoccupazioni dei consumatori per quanto riguarda la presenza, all’interno di questi prodotti, di sostanze dannose per l’organismo.

Le capsule del caffè sono cancerogene? I risultati dei test della rivista il Salvagente

Lo studio de il Salvagente ha coinvolto 3 laboratori diversi ed è stato condotto su 11 campioni di capsule di caffè appartenenti a espressi di tipo “intenso” (che presumibilmente presentano, quindi, una tostatura più marcata). I test sono andati alla ricerca di ftalati, bisfenolo, acrilammide, furano e pesticidi. Inoltre, è stata svolta un’analisi organolettica sulle bevande ottenute. 

La prima sostanza di cui vogliamo parlarvi sono i furani. Una ricerca condotta dal Dipartimento di Chimica Analitica dell’Università di Barcellona pubblicata nel 2011, infatti, rilevava nelle capsule una maggiore presenza di furano (sostanza potenzialmente cancerogena) rispetto al caffè preparato con macchina per espresso, a quello realizzato con macchina per caffè americano e al caffè istantaneo. Vediamo, dunque, che cos’è il furano e quali sono gli esiti, in merito, degli studi de il Salvagente.

Che cos’è il furano

furano capsule di caffè


Uno degli elementi finiti sotto la “lente d’ingrandimento” dei test della rivista è il furano. Che il furano sia presente nel caffè non è una novità. Furano e metilfurani, infatti, sono sostanze che si formano durante il trattamento termico degli alimenti, compresa la cottura, per questo è possibile trovarli in un’ampia varietà di cibi. Per quanto riguarda il caffè, nello specifico, il furano si crea in seguito alla tostatura, fase essenziale nella lavorazione di questo alimento.

Perché il furano desta preoccupazione? Il motivo risiede nel fatto che alcuni studi condotti sugli animali suggeriscono un legame tra l’assunzione elevata di questa sostanza e lo sviluppo di alcuni tumori, in particolare al fegato. Tuttavia, ci sono alcune lacune circa i suoi meccanismi d’azione, la tossicità e l’esposizione a esso da parte dell’uomo come sostiene l’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare). 

Come spesso accade quando si parla di composti potenzialmente nocivi negli alimenti, anche in questo caso è il quantitativo a fare la differenza. Per quanto riguarda il furano, la possibile dose di “sicurezza” (alla quale il Salvagente ha fatto riferimento, come vedremo, per le sue valutazioni) è di 2 microgrammi al giorno per chilo di peso corporeo. Inoltre, come sottolinea anche il Comitato Italiano del Caffè che si è espresso in merito, nel 2016 la Iarc (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ha inserito il caffè tra le sostanze non classificabili come cancerogene, evidenziando addirittura un possibile effetto preventivo nei confronti del tumore al fegato e dell’endometrio.

Tornando al furano, infine, è utile sottolineare che si tratta di un composto altamente volatile, i cui livelli, oltre a diminuire durante la preparazione del caffè, tendono a decrescere durante il raffreddamento e il mescolamento della bevanda, come evidenziato da uno studio condotto da M.Mesías e F.J. Morales, pubblicato nel 2013. 

Le capsule del caffè sono cancerogene? Cosa dice la ricerca de il Salvagente sul furano

capsule cancerogene

Le capsule di caffè, dunque, sono cancerogene? Fermo restando quanto appena detto sul furano (e tenendo in considerazione che tale sostanza riguarda tutte le tipologie di caffè e non solo le capsule), secondo Javier Santos – autore principale dello studio svolto dal Dipartimento di Chimica Analitica dell’Università di Barcellona a cui facevamo riferimento – le capsule di caffè presentano maggiori livelli di furano perché sono chiuse ermeticamente e ciò impedirebbe al componente di volatilizzarsi. D’altra parte, affermava anche che i quantitativi riscontrati rientravano nei limiti considerati “sicuri” per la salute, ovvero 2 microgrammi al giorno per chilo di peso corporeo. 

Di questo avviso sono anche i test condotti da il Salvagente. Dopo aver verificato i quantitativi di furano nelle capsule in esame (compresi i precursori) e prendendo in considerazione il livello di sicurezza sopra indicato, lo studio ha restituito esiti rassicuranti, anche se con qualche differenza tra gli 11 campioni analizzati, giungendo alla conclusione che in nessun caso un consumo “normale” di espresso potrebbe causare il superamento di queste dosi.

Le altre sostanze analizzate: acrilammide, ftalati e pesticidi

Oltre al furano, lo studio de il Salvagente è andato alla ricerca dell’acrilammide – sostanza inclusa dalla Iarc tra i “probabili cancerogeni per l’uomo”, che si può formare durante la cottura di cibi ricchi di amidi o la tostatura di cereali e caffè – rilevando, anche in questo caso, dati tranquillizzanti. I livelli, infatti, erano mediamente al di sotto della metà di quanto raccomandato dall’Autorità per la sicurezza alimentare europea.

Il Salvagente ha verificato anche la presenza degli ftalati, sostanze chimiche aggiunte alle plastiche per migliorarne la flessibilità, che possono interferire con il sistema ormonale. A tal proposito, un recente studio condotto dall’Università di Padova riscontrava la presenza di tali composti nelle capsule in plastica, alluminio e biodegradabili analizzate (seppur inferiori rispetto ai livelli di rischio giornaliero tollerati). 

I test de il Salvagente hanno portato buone notizie anche su questo fronte: nei campioni esaminati, infatti, non sono state trovate tracce né di ftalati, né di bisfenolo (anch’esso considerato un interferente endocrino) né di pesticidi. E l’esame organolettico? Anche questo ha restituito un esito positivo in tutti i casi.

capsule cancerogene
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Le capsule sono cancerogene? No, ma resta il problema dello smaltimento

I risultati delle analisi legate a un possibile impatto negativo sulla salute delle capsule sono, dunque, particolarmente positivi e placano molti dei timori sollevati – compresa la possibilità che le capsule di caffè possano essere cancerogene – fermo restando che vale sempre la regola del buon senso nei livelli di consumo (a tal proposito, l’EFSA suggerisce un massimo di 400 microgrammi al giorno di caffeina – ovvero circa 4 espressi – per un adulto non in gravidanza).

Tuttavia, rimane il “nervo scoperto” dello smaltimento delle capsule esauste in plastica o alluminio, che sono difficilmente riciclabili. Una soluzione è stata pensata da Caffè Vergnano che, con le capsule compatibili Nespresso, ha creato l’alternativa biodegradabile e smaltibile semplicemente con i rifiuti organici. Se siete amanti del “fai da te” invece, una soluzione creativa per riutilizzarle potrebbe essere quella di creare dei gioielli a partire da questo prodotto di scarto.  Altrimenti, potreste optare per una proposta 100% ecologica come le capsule compostabili di Caffè Vergnano.

Cosa ne pensate dei risultati emersi dai test de il Salvagente? Raccontatecelo nei commenti.

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