Michela era al suo primo San Valentino da sola. Qualche mese prima aveva deciso di lasciare il suo bell’Antonio dopo l’ennesima scappatella, scoperta durante una cena, quando gli era arrivato un whatsapp da una ragazza che diceva “Vorrei che fossi qui”.
Da lì era partita una discussione, poi continuata con un “allora fammi controllare il telefono”, ed era finita con Antonio che riprendeva le sue cose e se ne tornava a casa dei genitori. Il Natale era stato tremendo. La povera Michela lo aveva trascorso a giocare a tombola con la sua famiglia, ma era riuscita a superarlo mettendo da parte la dieta e provando a riscoprire le amiche che tanto aveva trascurato in quegli anni di relazione ossessiva. In realtà, molte le avevano voltato le spalle, perché Michela era una di quelle ragazze che quando si fidanzano spariscono, chiudendosi in casa con il boyfriend rinnegando tutti e tutto. L’unica persona che l’aveva considerata era Consuelo, ma solo perché aveva vissuto un’esperienza simile: un ex compagno invadente e inaffidabile, che l’aveva anche lui allontanata dai suoi giri, facendole frequentare solo i suoi amici con rispettive fidanzate. Quando si erano lasciati, erano scomparsi tutti. Così, appena Michela l’aveva cercata, Consuelo aveva accettato il suo invito per necessità e disperazione. Le due avevano iniziato a uscire, a frequentarsi, a riprendere a fare jogging. Si erano perfino iscritte a un corso di cucina vegetariana senza un vero motivo: scoprire che erano le uniche del corso a mangiare hamburger di manzo le aveva rese un po’ complici. Peccato che si stesse avvicinando San Valentino, che per loro era una festa ancora importante. Essendo state per anni votate al fidanzamento tradizionale, era una serata a cui tenevano particolarmente, e i loro partner fedifraghi in quelle occasioni davano il meglio di sé per farsi perdonare: weekend alle terme, ristoranti stellati, fughe d’amore in Liguria o nelle città d’arte. Le due amiche decisero però di non abbattersi e di affrontare il problema a testa alta, sfidando la situazione e le convenzioni: “Andremo fuori a cena per San Valentino…”, suggerì Michela a Consuelo, “…e offro io!”, aggiunse per non sentire proteste o dinieghi. Prenotò alla Vecchia Lampada, dove il bell’Antonio la voleva portare ogni volta e non trovava mai posto. Invece in quest’occasione fu fortunata, perché il cameriere le disse che avevano appena avuto una disdetta. La serata aveva un menù fisso “Fish & Roses” ma eccezionalmente si poteva ordinare tranquillamente alla carta, come nelle altre occasioni. “Va bene il menù”, disse Michela, che non voleva pensarci troppo. Michela passò a prendere Consuelo piuttosto euforica, con l’idea che si sarebbero divertite. Cambiò invece rapidamente espressione quando vide il ristorante con tutti i tavolini da due, candele ovunque, cuori ovunque, tovaglie bianche e discorsi sussurrati. Le due amiche furono tentate di fare dietro-front ma l’uomo che cantava al piano bar le invitò a sedersi dedicandogli subito “Questa lunga storia d’amore…” di Gino Paoli. L’intera sala si voltò verso di loro piuttosto sorpresa, ma l’uomo del piano bar chiese subito un applauso “a questa nuova coppia appena arrivata!”. A parte un ragazzo e una ragazza visibilmente perplessi, tutti le guardarono sorridendo: le avevano scambiate per due lesbiche!!! Anche i camerieri le trattavano con riguardo, cercando di sembrare a proprio agio: “Sono proprio cambiati i tempi”, sentì Consuelo uscire dalla bocca del maître, e quando ebbe il coraggio di alzare gli occhi dal piatto capì a cosa si riferiva: c’era anche un’altra coppia “anomala” in sala – se si può ancora usare questa parola – composta da due ragazzi. I due tavoli si guardarono a distanza con complicità mista a imbarazzo, che proseguì durante tutta la cena. Al momento dei dessert, quando vennero servite fragole e champagne, l’uomo del piano bar invitò tutte le coppie ad alzarsi e ballare “Vattene amore”. Michela e Consuelo andarono un po’ nel panico – l’ironia iniziale aveva lasciato spazio alla paura del ridicolo – e così anche i due ragazzi, sempre più a disagio. Ma l’uomo del piano bar, che forse aveva esagerato con l’aperitivo, si era alzato in piedi pretendendo ad alta voce che tutti ballassero. La maggior parte delle coppie, in realtà, era felice di farlo, scambiandosi sorrisi prima dei regali. Fu Michela, con la sua disperata intraprendenza, ad avvicinarsi alla coppia dei due uomini: “Lo so che è il vostro San Valentino, ma io e la mia amica siamo state lasciate da poco… e non ce la sentiamo di metterci in pista. Ci date una mano?” I due accennarono un sorriso: anche loro si erano sfidanzati da poco e ne avevano approfittato per uscire ed esorcizzare quella giornata particolare. La risata liberatoria di Michela venne udita in tutta la sala. Le due coppie finirono la serata a scherzare e flirtare unendo i due tavoli, per la gioia smisurata dell’uomo da piano bar. A mezzanotte si scambiarono i numeri di telefono, promettendosi di rivedersi la settimana successiva.