La prima città italiana a dare ospitalità al caffè è Venezia nel 1570. Il merito va dato al medico e botanico padovano Prospero Alpini il quale, durante un viaggio in Egitto, aveva notato l’usanza di preparare un decotto dal colore scuro, ricavato da semi abbrustoliti, macinati e bolliti.
La Chiesa definì il caffè “la bevanda del diavolo”
In pochi anni la bevanda si diffonde così come gli affari intorno ad essa. La prima bottega del caffè viene aperta in piazza San Marco nel 1683. Presto la città viene invasa tanto che le autorità veneziane tentano di porre un freno. Anche la Chiesa osteggia l’introduzione del caffè, invitando inutilmente Papa Clemente VII ad interdire quella che viene definita la “bevanda del diavolo”. Si racconta che il papa, dopo averla sorseggiata, avesse esclamato “Questa bevanda è così deliziosa che sarebbe un peccato lasciarla bere ai soli miscredenti. Sconfiggiamo Satana impartendole la benedizione per farne una bevanda veramente cristiana”.
Il momento d’oro del caffè
Inizia così il momento d’oro per il caffè che da quel momento diventa per gli italiani un piacevole rito quotidiano. La tazzina è sorseggiata a qualunque ora e luogo, dalle botteghe più eleganti ai locali popolari, divenendo espressione del costume e dell’arte italiana. Non si può non ricordare Carlo Goldoni che nel 1750 scrive “La Bottega del Caffè” e Pietro Verri che nel 1764 fonda la rivista filosofica-letteraria “Il Caffè”.
I caffè diventano luoghi di cultura
È nei caffè più celebri italiani che oratori, politici e uomini di lettere si danno appuntamento per parlare di cultura e arte divenendo simbolo e tempio storico della tradizione italiana.