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Solo chi sarà capace di vivere questa pausa causata dalla diffusione del Coronavirus come un’opportunità per rafforzarsi, ne uscirà vincitore.
Creatività, resilienza, intraprendenza e positività sono valori che ci appartengono come popolo e che, siamo certi, ci permetteranno di riprenderci anche in questa occasione.
Gli italiani, si sa, hanno tanti difetti, ma appartiene loro anche la grande capacità di risorgere dai momenti più bui, di reinventarsi con forza e coraggio, mettendosi in discussione. Ma cosa può fare il gestore di un locale in questo momento di pausa forzata per riuscire a ripartire nelle prossime settimane?
Analisi dei concorrenti
Certamente ANALIZZARE. Se stesso, i clienti, il contesto, la concorrenza. L’analisi, infatti, è il punto di partenza imprescindibile per iniziare qualsiasi attività imprenditoriale, purtroppo però non sempre viene fatta, né tantomeno ripetuta in corso d’opera per un’evidente mancanza di tempo durante la normale, impegnativa, attività lavorativa. Sfruttiamo quindi questo momento in cui i bar sono chiusi per compiere le riflessioni del caso e valutare eventuali cambiamenti necessari.
Analisi critica della propria attività
Adotta un punto di vista esterno il più possibile obiettivo: cosa funziona e cosa non nella tua attuale gestione? La tua attività deve rappresentarti, la gestione rispettare i tuoi valori e il tuo modo di essere, la proposta rivolgersi al target giusto. Non essere indulgente con te stesso, ma cerca di essere molto critico e, a questa fase, fanne succedere una propositiva e ottimista.
Perché un cliente dovrebbe scegliere il mio locale?
Approfitta di questo momento in cui i bar sono chiusi e valorizza quanto hai costruito di buono e chiediti perché tu, come cliente, sceglieresti il tuo locale. Qualità, specializzazione, servizi di intrattenimento, location, menù, flessibilità, cura della clientela, buon rapporto qualità/prezzo. In base alla risposta, punta sui tuoi cavalli di battaglia anche sperimentando nuove strade (ad esempio, se il cibo è il punto di forza, valuta di offrire anche il servizio di delivery; se sei una caffetteria potresti iniziare a proporre nuovi modi di bere il caffè, oltre all’espresso) o, se non li hai ancora ben definiti, scegli poche ma buone pratiche da intraprendere per fare davvero la differenza e non annegare nell’offerta indifferenziata.
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Analizza pregi e difetti del locale
Coinvolgi nell’analisi pregi/difetti del tuo locale e della relativa gestione anche i clienti più fidelizzati e qualche amico: potranno fornirti un punto di vista diverso, esterno, sicuramente utile per capire come la tua clientela ti vede e cosa si aspetta da te. Parallelamente, studia la concorrenza e il contesto in cui agisci: cosa offrono gli altri? Perché alcuni bar hanno successo mentre altri dopo poche settimane sono chiusi? A livello generale, le proposte dei locali limitrofi soddisfano la clientela o ci sono delle mancanze che potresti sfruttare, esigenze non soddisfatte, nuovi target da coinvolgere che non si sentono rappresentati dall’offerta esistente?
Analisi dei costi
Analizza tutti i costi: cibo, bevande, personale, intrattenimento, bollette, affitto. Incontra i fornitori per capire se ci sono possibilità di miglioramento nella fornitura, se hanno idee o prodotti innovativi da proporti, se ci sono margini per rivedere i prezzi di acquisto. Pretendi da loro, almeno dai più importanti, collaborazioni più strette, affinché i prodotti vengano proposti e preparati nel modo migliore, a beneficio della qualità del tuo servizio.
Forma il tuo personale
Sviluppa (o valorizza) l’approccio positivo tuo e del tuo personale: saper trasmettere passione ed entusiasmo è importante sempre, lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, in cui le persone avranno in primis bisogno di ottimismo e fiducia, soprattutto nei luoghi deputati al relax e alla pausa. Oltretutto, non sottovalutare il fatto che l’atteggiamento giusto è contagioso, potrà creare un circolo virtuoso e di conseguenza un numero crescente di visite e consumi. Il modo positivo in cui ti saprai presentare non prescinderà ovviamente dall’aspetto ordinato e composto dello staff, dalla pulizia, dall’aspetto curato del locale.
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Conosci il tuo cliente abituale
Conosci veramente il tuo cliente? Sapere chi si ha di fronte, e di conseguenza trovare per ognuno le parole giuste da dire e i prodotti da offrire, è la base per costruire fidelizzazione di lungo periodo. Prova quindi a ragionare su ogni tuo singolo cliente abituale: i consumi, le abitudini (quanto tempo si ferma? Beve o mangia anche? Viene da solo o in gruppo? È loquace o preferisce stare in disparte?) e valuta se la tua offerta è giusta o meno... magari è troppo ampia, o al contrario troppo scarna, forse mancano degli alimenti. Se conoscerai a fondo i clienti saprai come eventualmente modificare la tua proposta e potrai creare alternative in linea coi gusti di ciascuno, incrementandone i consumi e il tempo di permanenza.
Promuovi la tua attività
Comunica, comunica, comunica: non smettere mai! Instaura un legame con la tua clientela e non abbandonarla nemmeno in un periodo di crisi. Sii sempre coerente e non deludere il tuo pubblico, che ha imparato a conoscerti e da te si aspetta determinati valori e contenuti. Sfrutta i social media, ti permettono anche di mandare messaggi ad un pubblico localizzato e di promuovere la tua attività a costi contenuti. Quando riaprirai, invita i clienti a localizzarsi e a postare dal tuo bar, cercando di offrire loro il wi-fi gratuito.
Seleziona partner affidabili
Approfitta del momento di calma per selezionare partner affidabili che ti possano supportare nella formazione. Cerca in primis tra i fornitori e, se non trovi validi supporti in tal senso, considera la possibilità che non siano quelli giusti. L’aggiornamento, a maggior ragione in un contesto dinamico e in continua evoluzione come quello in cui operi, è uno degli strumenti chiave che ti permette di continuare ad agire da protagonista, motiva il personale (che dovrai assolutamente coinvolgere nei percorsi formativi) e, sul lungo periodo, ti consente di fare davvero la differenza. La voglia di sperimentare nuove strade, la creatività, le capacità personali sono doti importanti, ma devono essere supportate da basi solide, da intelligenza e voglia di mettersi in gioco provando ad imparare sempre cose nuove.
Dopo la riapertura prenditi del tempo per analizzare se quanto fatto è stato utile
Stabilisci un tempo ragionevole dalla riapertura entro cui effettuare un’analisi post sulle misure adottate, su eventuali nuovi cambiamenti da apportare ma anche sulla concorrenza. Trovare il tempo di fermarsi e capire se si sta andando nella direzione giusta è vitale anche nei momenti di grande operatività: un locale è un’azienda e in quanto tale deve avere una strategia di marketing (anche di lungo periodo), degli obiettivi chiari, un target definito e costi sempre sotto controllo.
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Cari Coffee Lovers, chi tra voi conosce il caffè preparato con la French Press, la caffettiera francese?
Il caffè a pressione ha un gusto affascinante, che risveglia profumi e suggestioni nel palato e nei ricordi, proprio come una madeleine di Proust.
Ciò che distingue una caffettiera di questo tipo - forse poco conosciuta in Italia - da una classica moka è il sistema a stantuffo: oggi scopriamo insieme come preparare il caffè con la French Press, per arricchire la conoscenza della nostra bevanda del cuore.
Caffè in tutte le lingue del mondo: come funziona la French Press?
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È proprio vero che pochi ingredienti, se sono quelli giusti, possono dare vita a connubi davvero magici: è quello che succede con il caffè, e la French Press ne è la conferma.
Diffusa dalla metà dell’Ottocento, oggi è particolarmente apprezzata da chi ama il caffè lungo e vuole scegliere gusto e intensità.
In perfetto stile français, la French Press ha un design elegante e raffinato: è composta da un bricco cilindrico attraversato da uno stantuffo, che fuoriesce formando un pomolo e termina con un filtro a retina. Infine, il coperchio chiude la caffettiera.
La preparazione del caffè con questo tipo di caffettiera è tra le più semplici in assoluto: si basa sul principio dell’infusione e, dopo qualche minuto in cui il caffè entra in contatto con l’acqua … voilà, le café est servi!
Ma come fare, quindi, a preparare un perfetto caffè francese?
Preparare il caffè con la French Press: ecco come fare
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- Versate il caffè macinato nel bricco. Attenzione: la macinatura della polvere non deve essere troppo fine, altrimenti le particelle più piccole potrebbero intasare il filtro. Scegliete quindi una miscela Vergnano abbastanza grossa, perfetta per la preparazione a pressione;
- mettete il caffè dentro la French Press;
- fate bollire l’acqua, e versatela sopra il caffè;
- mescolate energicamente e inserite il coperchio avendo cura che lo stantuffo sia completamente estratto;
- lasciate in infusione 4 minuti circa: se volete un gusto più ricco, allungate il tempo di infusione;
- infine, premete lo stantuffo, in modo che la polvere di caffè rimanga schiacciata e trattenuta sul fondo e versate poi il caffè infuso nelle tazze.
La bevanda ottenuta è più forte, corposa e speziata rispetto al caffè lungo tradizionale, perché questo metodo permette di estrarre a fondo le componenti aromatiche e vegetali del macinato, dando la possibilità di variare a piacere quantità di caffè e tempo di infusione.
Un altro modo per gustare il caffè preparato con la French Press?
Con l’infusione a freddo, ovvero usando acqua a temperatura ambiente: in questo caso il tempo di infusione deve essere di almeno dodici ore.
Il risultato sarà un caffè profumato, ma meno amaro, meno forte e meno acido, da riscaldare all’occorrenza.
Il nostro consiglio? Sorseggiate il caffè francese pensando alle luci della Provenza, ai palazzi bianchi di Parigi illuminati dal sole che cala, ai paesini della Bretagna dove il tempo si è fermato, per cogliere ispirazioni un po’ magiche e viaggiare grazie all’aroma sprigionato dalla French Press.
Se siete amanti delle preparazioni speciali a base di caffè, vi riproponiamo anche questo articolo, dove suggeriamo 5 ricette originali - ispirate alle feste natalizie, ma le troverete deliziose durante tutto l’anno! - con cui stupire amici e parenti.
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Chi ha avuto modo di passeggiare in estate per il lungomare adriatico, probabilmente avrà assaggiato la bevanda tipica di questa zona, ossia la Moretta di Fano, un mix di caffè, liquore all’anice, rum e brandy (o cognac), aromatizzato con scorza di limone e zucchero.
Molto più che un caffè corretto, questa bevanda è perfetta come digestivo, specie dopo i pranzi abbondanti della domenica, ma anche come energizzante, cosa che la rende il drink preferito dai marinai. Oggi vi raccontiamo un paio di curiosità storiche riguardo la Moretta di Fano e vi diamo le indicazioni e la ricetta per realizzarla a casa.
Storia e curiosità della Moretta di Fano
Nel 2006, la Moretta ha ricevuto il riconoscimento di cocktail ufficiale dall’AIBES, Associazione Italiana Barmen e Sostenitori, e poco più tardi, nel 2011, è stata dichiarata prodotto agroalimentare marchigiano di eccellenza.
Come spesso capita per le ricette tradizionali, se si desidera conoscerne le origini, occorre districarsi tra storia e leggenda. Molti narrano, infatti, che anticamente, per scaldarsi durante le gelide notti invernali, i marinai usassero mescolare il caffè bollente ai fondi avanzati nelle varie bottiglie di liquori, dando così vita a una bevanda calda e ogni volta differente. Altri ritengono che la moglie premurosa di un marinaio preparasse per il marito un mix ristoratore a base di caffè e del liquore che aveva a disposizione. La maggior parte delle persone, tuttavia, è solita attribuire il nome della Moretta di Fano all’etichetta di uno dei tre liquori usati per la ricetta, che conteneva l’immagine di una ragazza dalla carnagione scura, Muréta in dialetto fanese.
A prescindere dalle origini, se volete gustare una Moretta DOC vi consigliamo di fare una passeggiata a Fano. Ma se non avete la possibilità di andarci, ecco i nostri suggerimenti per realizzarla in casa.
Gli strumenti indispensabili per fare la Moretta di Fano
Il giallo ambrato della parte alcolica, il marrone tostato del caffè e il marrone più chiaro della crema di caffè sono i tre colori che contraddistinguono questa bevanda dal profumo inconfondibile e suadente.
Per quanto si tratti di una specialità tipica dei bar della città marchigiana, è improbabile pensare che i marinai avessero a disposizione la macchina espresso per fare il caffè che, invece, veniva preparato tradizionalmente con l’aggiunta dei tre liquori e di una scorzetta di limone. Ecco perché, oltre a darvi le indicazioni per realizzarla con una macchina professionale, vi forniremo anche le istruzioni per realizzarla in casa con la moka.
Per preparare la Moretta occorrono:
Caffè: la base di una buona ricetta consiste nell’avere ingredienti di buona qualità; vi suggeriamo quindi di scegliere una delle nostre miscele.
Bicchierino: il bicchierino di vetro è indispensabile. Una delle caratteristiche di questa bevanda, infatti, è la suddivisione netta dei tre strati che danno vita a tre distinti colori.
Scorzetta di limone: si mette sul fondo del bicchiere, assieme allo zucchero e ai liquori.
Zucchero: si deve sciogliere completamente grazie al vapore erogato dalla lancia della macchina bar.
La parte alcolica: brandy, anice e rum sono di solito miscelati separatamente. È facile, tuttavia, trovare nei bar un liquore già miscelato, chiamato proprio Moretta, contenente un mix dei tre differenti liquori e comodo da tenere in casa se avete voglia di cimentarvi nella preparazione di questa bevanda.
La Moretta di Fano al bar

La regola d’oro è: tre strati di tre colori differenti. La parte alcolica e zuccherata, infatti, dovrà essere alla base del bicchiere, il caffè al centro e la crema di caffè nella parte superiore.
Ingredienti per una persona
- 1 tazzina di caffè espresso
- 1 cucchiaino di brandy
- 2 cucchiaini di anice
- 1 cucchiaino di rum
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1 scorza di limone
Procedimento
- Mettete in un bicchierino di vetro i tre liquori e una scorzetta di limone, evitando di prendere la parte bianca che risulta più amara.
- Aggiungete lo zucchero, che dovrete sciogliere completamente con il calore della lancia del vapore.
- Preparate l’espresso con la macchina bar e fatelo scendere nel bicchierino con i liquori, avendo cura di tenerlo inclinato in modo che la schiuma e il caffè restino ben distinte. In questo modo saranno visibili i tre strati con i tre colori. Servite caldo.
Ricetta della Moretta di Fano fatta in casa
Non occorre recarsi al bar per bere questa bevanda gustosa ed energizzante. Con alcuni piccoli accorgimenti sarà possibile riprodurre la Moretta in casa, preparando il caffè con la moka.
Ingredienti per due persone
- 2 tazzine di Caffè Vergnano
- 2 cucchiaini di sambuca (in alternativa anice)
- 4 cucchiaini di rum
- 1 cucchiaino di brandy
- una scorzetta di limone
- 2 cucchiaini di zucchero
Preparazione
- Preparate il caffè con la moka. A parte, in un pentolino, miscelate rum, sambuca e brandy. Unite lo zucchero e scaldate senza portare a ebollizione e, non appena intravedete le bollicine, spegnete.
- Tagliate una scorzetta di limone e adagiatela sul fondo del bicchierino di vetro.
- Versate la mistura di alcol nei bicchierini e unite il caffè bollente, facendo attenzione a inclinare un po’ il bicchierino, in modo da rendere visibili i tre strati. Bevete caldo.
Avete mai gustato la Moretta di Fano? Se vi abbiamo incuriosito, non vi resta che dare uno sguardo al nostro shop on line e acquistare il prodotto che preferite per prepararla in casa!
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I corsi del Coffee Skills Program di Accademia Vergnano
I corsi del modulo “Barista skills” rientrano nel Coffee Skills Program, la proposta formativa promossa da SCA (Speciality Coffee Association) che offre l’opportunità di acquisire la certificazione SCA, diploma riconosciuto a livello internazionale. Il programma si articola in 6 moduli differenti (Introduction to coffee, Barista skills, Brewing, Sensory skills, Roasting e Green Coffee), tutti presenti nell’offerta di Accademia Vergnano: questa realtà, infatti, è riconosciuta SCA Premier Training Campus ed è abilitata al riconoscimento della SCA Certification (se volete sapere di più su come ottenere la certificazione, leggete la pagina dedicata alla didattica). In questo articolo approfondiremo i corsi del modulo “Barista skills”: a chi sono rivolti e cosa permettono di imparare?
Corsi “Barista skills”: perché sceglierli e come sono organizzati?
Come detto, i corsi appartenenti al modulo “Barista skills” sono ideali per chi vuole approfondire le proprie conoscenze e abilità nel mondo della caffetteria. Come tutti gli altri moduli del Coffee Skills Program, anche questo si suddivide in 3 livelli: Foundation, Intermediate e Professional. Ogni livello prevede un corso con un programma differente, sviluppato con una parte teorica e una pratica, ed è propedeutico a quello successivo. Per ciascuno di essi, inoltre, fino a 24 ore prima dell’inizio del corso, si può chiedere di sostenere l’esame per ottenere i crediti SCA (il punteggio cambia a seconda del livello). Vediamo meglio in cosa consistono i 3 corsi.

Barista skills: corso di livello Foundation
Avete iniziato da poco a lavorare nel mondo della caffetteria e vorreste acquisire le basi per offrire un servizio di maggiore qualità? Siete dei professionisti alla ricerca di una valida opportunità formativa oppure dei coffee lover con la voglia di conoscere tutti i segreti dell'“oro nero”? Ebbene, il corso “Barista skills Foundation”, della durata di 1 giorno, vi permette di avere una panoramica generale sull’universo del caffè. Potrete anche assimilare tutte le nozioni teoriche e pratiche di base del lavoro del barista. Imparerete a realizzare un espresso e un cappuccino perfetti. Ne conoscerete e rispetterete i parametri, saprete regolare correttamente il macinino e pulire la macchina in modo adeguato a servire una bevanda sempre perfetta. Verranno affrontate, inoltre, tematiche come botanica, commercio e diffusione del caffè per avere una visione a 360 gradi dell’argomento.
Il corso prevede 8 posti disponibili, vale 5 crediti SCA e costa 300 euro: scoprite di più nella pagina dedicata.
Barista skills: corso di livello Intermediate
Il corso di livello Intermediate è rivolto a chi ha già delle buone competenze di base e desidera approfondirle. E' anche rivolto a tutti quei professionisti del settore, come consulenti e trainer, che vogliono specializzarsi maggiormente. L’Intermediate si sviluppa in due giornate di formazione, vale 10 punti SCA e consente di sviscerare meglio gli argomenti accennati nel livello precedente. È quindi previsto un focus ulteriore sulla botanica del caffè, comprensivo dell’analisi delle numerose specie esistenti, e si parlerà di tostatura e tipologie di lavorazione. Sono previste anche delle sessioni di degustazione e una parte dedicata al funzionamento della macchina professionale da espresso e del macinino. Inoltre, si studieranno con attenzione le tecniche di vaporizzazione e di versamento del latte, concentrandosi principalmente sulla latte art.
Il costo è di 500 euro e, anche in questo caso, Accademia Vergnano mette a disposizione 8 posti, come spiegato nella pagina di “Barista skills Intermediate”.
Barista skills: corso di livello Professional

Oggi, studiare e aggiornarsi è fondamentale per lavorare nel mondo della caffetteria. Ne abbiamo parlato anche con Andrea Matarangolo, Education Coordinator SCA Italy. Leggete l'intervista e scoprite come un’adeguata formazione aiuta a distinguersi dalla concorrenza e permette di offrire al cliente un prodotto di sempre maggiore qualità.
Il corso “Barista skills Professional” rappresenta il livello più alto di questo modulo. Dedicato a chi vuole raggiungere delle competenze specialistiche e ai baristi esperti che, dopo aver superato i livelli Foundation e Intermediate, desiderano completare il percorso e ottenere la Certificazione SCA “Barista Skills”, il livello Professional permette di studiare l’estrazione del caffè da un punto di vista scientifico e di imparare a usare in modo ottimale qualsiasi macchina da espresso, attraverso la conoscenza approfondita di tutte le componenti tecniche. Nei 3 giorni di formazione, caratterizzati da teoria ed esercitazioni pratiche specifiche, si parlerà anche di analisi dell’acqua dal punto di vista chimico, di latte art e della gestione del bar.
Il corso, che costa 900 euro e che prevede sempre 8 posti disponibili, vale 25 crediti SCA: per iscrivervi o per maggiori informazioni, date un’occhiata alla pagina dedicata.
Visitate il sito dell’Accademia Democratica di Vergnano per conoscere i corsi e le date disponibili e iscrivetevi alla newsletter per rimanere aggiornati sulle ultime novità!
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Metodo Chemex: di cosa si tratta?

Il metodo Chemex, rispetto al classico espresso, ci porta a vivere il rituale del caffè in modo differente, in una modalità più “slow”. Il suo nome deriva da quello della caffettiera con cui viene realizzato - il Chemex, appunto - un oggetto molto caratteristico ed elegante. Altra peculiarità di questo sistema estrattivo è legata all’utilizzo di un filtro di carta molto porosa: in questo modo, gli oli del caffè vengono trattenuti e si ottiene una bevanda pulita e aromatica. Oltre a prepararlo nel modo giusto, può essere interessante anche svelare ai clienti qualche aspetto legato alla storia di questo metodo: ad esempio, sapete da chi è stata inventata la caffettiera Chemex?
Caffettiera Chemex: un oggetto di design ideato da un chimico
La caffettiera Chemex è un oggetto che unisce perfettamente funzionalità e design. A crearla, nel lontano 1941, è stato il chimico tedesco residente a New York Peter J.Schlumbohm. Selezionata dall’Illinois Institute of Technology come uno dei 100 prodotti meglio progettati dei tempi moderni, è anche esposta al MoMa, il museo di arte moderna di New York. Ma come si presenta esattamente? La caffettiera è a forma di clessidra ed è realizzata in vetro, un materiale non poroso che non assorbe sapori e odori in seguito a ogni estrazione. Inoltre, presenta un’impugnatura molto particolare costituita da anelli di legno legati da un cinturino in cuoio, elementi che, oltre a conferire un’estetica unica, hanno anche un valore pratico e permettono di versare il caffè senza scottarsi. In commercio esistono caffettiere di capienza diversa, in base al numero di tazze che si vogliono ottenere.
Caffè con il metodo Chemex: come si prepara?

Per preparare al meglio un caffè con il metodo Chemex, bisogna seguire alcuni passaggi precisi. Vediamo, nel dettaglio, quali strumenti ci servono e quali sono gli step necessari per ottenere una bevanda perfetta.
Strumenti utili:
- Chemex con filtro di carta
- Macinacaffè
- Bilancia
- Timer
- Bollitore per l’acqua
Ingredienti per 2 tazze:
- circa 30 g di caffè (consigliamo 60 g di caffè per 1 litro di acqua)
- 500 grammi di acqua a 92°- 96°C
Procedimento:
- Per prima cosa, dovete inserire il filtro di carta nell’apertura della caffettiera e bagnarlo con acqua calda usando il bollitore (l’ideale è adoperare un bollitore a collo di cigno). Ciò serve a eliminare il sentore di carta e a riscaldare il Chemex stesso (l’acqua usata in questa fase andrà poi eliminata svuotando la caffettiera).
- Pesate il quantitativo di caffè da utilizzare e, dopo averlo macinato (la granulometria deve essere medio-larga), versatelo all’interno del filtro e livellatelo.
- Ora è il momento di aggiungere l’acqua. Versate una prima parte di acqua a 92° - 96°C (per 30 grammi di caffè, serviranno circa 90 grammi d’acqua in questa fase) compiendo un movimento circolare, fino a bagnare tutto il caffè macinato. Inizia quindi il cosiddetto “blooming”, ovvero la preinfusione.
- Il blooming dura circa 30 secondi: trascorso questo intervallo di tempo, potete aggiungere l’acqua restante fino ad arrivare ai 500 grammi totali.
- Aspettate che finisca la percolazione, rimuovete il filtro e servite il caffè.
Volete conoscere tutti i segreti del caffè Chemex e degli altri metodi di estrazione? Iscrivetevi ai corsi di Accademia Vergnano: non solo acquisirete tutte le competenze necessarie a lavorare nel mondo della caffetteria, ma avrete anche la possibilità di sostenere gli esami SCA. Scoprite tutti i corsi disponibili nella pagina dedicata alla formazione!
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Ebbene, questo è possibile nei Cat Cafè, locali dove i nostri amici baffuti sono di casa.
Ma dove si può trovare un Cat Cafè? Ne abbiamo scoperti alcuni per voi, e oggi ve li raccontiamo.
I benefici di un Cat Cafè: relax e tutela degli animali

La tendenza dei Cat Cafè si è diffusa in Giappone, dove si chiamano “Neko Cafè” (Neko significa proprio “gatto”) dalla fine degli anni ‘90. In realtà, pare siano nati a Taiwan, dove nel 1998 inaugura Il giardino fiorito dei gatti, il primo Cat Cafè del mondo.
La diffusione in Giappone è avvenuta probabilmente perché nel paese vige il divieto di possedere un gatto in molti condomini: i locali nascono, infatti, per non privare le persone del piacere di incontrare e coccolare questi meravigliosi animali.
Bisogna poi ricordare che qui, come in altre zone asiatiche, le persone vivono in grandi metropoli e lavorano spesso in contesti carenti di relazioni di qualità: la tendenza all’isolamento, quindi, è molto più diffusa che nel mondo occidentale.
Proprio per questo, i Cat Cafè possono portare grandi benefici anche dal punto di vista dell’interazione: coccolando un gatto, si sperimentano relax ed empatia, ed è possibile incontrare altri cat lovers.
Inoltre, i Cat Cafè ospitano animali che vengano tutelati da abbandoni e randagismi, migliorando sia la loro condizione, che quella delle città in cui vivono.
Cat Cafè in giro per il mondo: gli indirizzi da appuntare
Ci sono numerosi locali di questo tipo in giro per il mondo: eccone alcuni che potete scoprire durante il vostro prossimo viaggio.
Cat Cafè in Italia
A Milano, al Crazy Cat Cafè, i mici fanno gli onori di casa. Tutti trovatelli di razza europea, che hanno fatto del locale meneghino la loro nuova casa e dei ragazzi dello staff i loro padroni, e che godono della compagnia delle tante persone che ogni giorno li coccolano, gustando ottimo cibo fatto in casa.
Al Miagola Cafè di Torino, invece, la cucina è vegana e vegetariana, ed è possibile anche fare il sunday brunch, ovviamente con un bel gattone che si struscia sui nostri piedi.

Cat Cafè in Europa
Se siete a Parigi, non potete perdervi un giro nel Marais, e se siete nel Marais … non potete non fare una sosta a Le café des chats! Mobili d’epoca, atmosfera bohémien e amici pelosi: un mix perfetto nel quale soffermarsi prima di fare un giro al Centre Pompidou o in Place des Vosges, per poi magari camminare fino a Notre Dame e fare una sosta da Shakespeare and Company, libreria e caffetteria di cui vi abbiamo raccontato in un articolo precedente.
Se passate da Londra, il Cat Cafè dove trascorrere il pomeriggio è Lady Dinah’s, un angolo in stile british non lontano dal quartiere multietnico di Brick Lane, dove potrete anche gustare un menù all’inglese accompagnato da una selezione di tè di qualità.
A Madrid, invece, vi consigliamo La Gatoteca, dove gli umani sono i benvenuti, ma i gatti sono gli assoluti padroni. Tra muri colorati e delizie da gustare, vi suggeriamo di fermarvi qui per una pausa prima di partire alla scoperta delle bellezze della capitale spagnola.
Cat Cafè oltreoceano
Ovviamente non può mancare un locale felino anche a New York: proprio nel cuore di Manhattan, potete fermarvi al Koneko, gustare un dolce americano morbido e zuccheroso, e accarezzare un altrettanto morbido gattone.
A Tokyo, poi, i Cat Cafè sono numerosi: per esempio, al Calico, si può sia mangiare e bere, che comprare cibo per i gatti che ci abitano.
È importante ricordare che nei Cat Cafè ci sono regolamenti da seguire con attenzione, per evitare di disturbare e irritare i micioni, e godersi al meglio insieme a loro qualche ora di relax tra profumo di caffè, delizie da sgranocchiare e coccole a non finire.
Avete preso nota degli indirizzi in giro per il mondo? Le fusa vi aspettano!
Amanti del caffè, sapevate che il nome “ufficiale” della caffeina è 1,3,7-trimetilxantina? Con questo termine, infatti, si indica la molecola con formula C8H10N4O2 presente in modo naturale nelle piante di caffè, ma anche di tè, cola, guaranà, mate e cacao.
La caffeina ha molte proprietà benefiche, anche se è necessario non esagerare con la sua assunzione. A tal proposito, abbiamo già approfondito quante tazze di caffè sono consigliate al giorno, e anche se c’è più caffeina nel caffè lungo o corto.
Per rimanere in tema, oggi cerchiamo di capire se è vero che il caffè brucia i grassi: pronti a scoprire altri dettagli sulla nostra bevanda del cuore?
Caffeina brucia grassi: le spiegazioni scientifiche in merito
La relazione tra caffè e grasso corporeo esiste, ed è dimostrata da vari studi sull’argomento.
Come vedremo, non possiamo affermare con certezza che la caffeina “bruci” il grasso in eccesso: ciò che fa questa sostanza è rallentare la proliferazione del grasso stesso, e stimolare la produzione di “grasso bruno” che, a differenza del “grasso bianco”, non fa aumentare i trigliceridi, e quindi non fa ingrassare.
Il primo studio che ci fornisce una spiegazione scientifica sull’argomento è stato realizzato dall’Università dell’Illinois nel 2019, pubblicato sulla rivista Journal of Functional Food, ed è stato condotto su un gruppo di topi.
Gli studiosi hanno fatto seguire agli animali una dieta ben precisa, e ad alcuni di essi è stata somministrata anche caffeina: i topi che “hanno bevuto il caffè” hanno preso il 16% in meno di peso e accumulato il 22% in meno di grasso corporeo rispetto a quelli che hanno assunto il prodotto decaffeinato.
Da questo risultato è emerso come la caffeina rallenti la produzione di trigliceridi e quindi aiuti a non accumulare grassi in eccesso.
Un altro studio è stato sviluppato sempre nel 2019 dall’Università di Nottingham e riguarda proprio le differenze tra “grasso bianco” e “grasso bruno”. Il primo è il grasso che possiamo definire nocivo poiché carico di trigliceridi, presente nel corpo in quantità maggiore, e che si replica velocemente; il secondo è il grasso “buono”, che permette di proteggersi dal freddo e di difendere quindi il corpo dagli agenti esterni e che è presente nel corpo in minor quantità. Un maggior presenza di grasso bruno permette a quello bianco di proliferare meno: lo studio citato ha dimostrato che alcuni alimenti, tra cui il caffè, stimolano la produzione proprio di questo grasso “buono”.
Caffeina e controllo del peso, alcune cose da non dimenticare

Per quanto questi studi possano incoraggiare gli amanti della caffeina, consapevoli delle proprietà benefiche che porta, è fondamentale sapere che l’assunzione di caffè in maniera massiccia non è da considerarsi un aiuto per dimagrire.
Chi davvero vuol controllare al meglio la propria salute e il proprio peso corporeo, effettuando una dieta dimagrante se necessario, deve far riferimento a professionisti del settore - medico, dietologo, nutrizionista - mangiare alimenti sani ed equilibrati e fare sport con regolarità.
Il caffè rimane comunque uno dei grandi piaceri della vita, e va assunto sempre nelle quantità corrette.
Oggi, per lavorare nel mondo della caffetteria, è necessario padroneggiare precise competenze, che è possibile acquisire frequentando specifici corsi di formazione. Si tratta di un tema molto caro a Caffè Vergnano che, per permettere a chi opera nel settore di sviluppare e perfezionare le giuste abilità, ha dato vita ad Accademia Vergnano, una realtà che offre una proposta formativa completa e i cui corsi, per la maggior parte, consentono di ottenere la certificazione SCA. Per capire meglio di cosa si tratta e che vantaggi comporta, abbiamo deciso di parlarne con Andrea Matarangolo, Education Coordinator SCA Italy.
Andrea Matarangolo è trainer autorizzato per tutti i moduli SCA e attualmente coordina quasi 90 AST, ovvero i trainer abilitati a tenere i corsi del piano formativo SCA e ad assegnare le certificazioni. Scopriamo cosa pensa dell’importanza della formazione oggi e perché scegliere un’offerta in linea con il Coffee Skills Program di SCA, come i corsi di Accademia Vergnano che, ricordiamo, è stata riconosciuta SCA Premier Training Campus.
Andrea, in confronto al passato, come sta cambiando la figura del barista? Quali sono le qualità e le competenze che, in futuro, saranno imprescindibili per chi vuole intraprendere con successo questo lavoro?

Il barista non è più la persona che si limita a “pigiare” il pulsante della macchina del caffè. Oggi questa figura dovrebbe avere competenze a 360 gradi, che vanno dalla conoscenza del proprio caffè alla capacità di estrarlo e di assaggiarlo. Secondo me, infatti, un’abilità essenziale per chiunque faccia parte della filiera è proprio l’assaggio.
Sulla base della conoscenza che il barista ha del proprio caffè, che è una prerogativa fondamentale, andranno quindi interpretati e gestiti correttamente i parametri della macchina per estrarlo nel modo corretto. Non meno importante, inoltre, è saper raccontare il prodotto, perché solo così si riuscirà a venderlo.
Qual è il ruolo della formazione da questo punto di vista? Nello specifico, in cosa consiste e come si ottiene la certificazione SCA? Quali sono i suoi vantaggi?
La formazione è fondamentale. Attualmente, la SCA rappresenta l’organismo formativo più importante a livello mondiale e le sue certificazioni sono riconosciute in tutto il mondo. I moduli previsti sono 5, più uno introduttivo chiamato Introduction to Coffee, e riguardano l’intero universo del caffè, dal caffè verde alla tostatura, dall’assaggio al brewing fino al modulo dedicato alle barista skills (questi corsi sono tutti presenti nella proposta di Accademia Vergnano, ndr). Le figure abilitate a rilasciare le certificazioni sono gli AST (Authorized SCA Trainer) e il programma è suddiviso in 3 livelli: foundation, intermediate e professional. Una volta conseguito il livello professional, è possibile anche partecipare a delle calibrazioni che consentono di diventare un AST.
Rispetto alla mia esperienza, mi sono avvicinato a SCA perché vedevo in essa una realtà che avrebbe potuto assicurarmi qualcosa in più sul piano dei contenuti, del livello dei trainer e del prestigio.

Oggi si parla sempre più spesso di “caffè di qualità”: cosa significa esattamente? Quanto è diffusa, fra i baristi in Italia, la cultura del caffè di qualità? C’è abbastanza consapevolezza a riguardo?
Definire il concetto di “caffè di qualità” non è facile. Per me, innanzitutto, un caffè di qualità è un caffè in cui le materie prime sono prive di difetti o, comunque, presentano una bassa quantità di difetti. Oltre a questo, però, la qualità deve essere perseguita soprattutto nel locale: il risultato finale, dunque, dipende dal barista stesso, che deve formarsi per poter estrarre un buon espresso. In Italia, a mio avviso, c’è ancora molto lavoro da fare in questo senso: bisogna quindi puntare sulla formazione per alzare il livello e permettere ai baristi di migliorare il prodotto finale.
E dal punto di vista del cliente? Il consumatore sta diventando più attento alla qualità del caffè oppure è un aspetto ancora poco considerato? È curioso di provare nuovi sapori e metodi di estrazione differenti rispetto al classico espresso?
Secondo me, grazie anche alle numerose iniziative volte a diffondere la cultura del caffè - molte delle quali organizzate dalla stessa SCA - oggi il cliente medio italiano è più aperto alle novità, anche nell’ottica di provare livelli di qualità differenti. Sta al bravo barista, però, saper educare il consumatore ad approcciarsi ad altre proposte. Senza dubbio, l’immagine del bar sta gradualmente cambiando: si va sempre più incontro a un’idea di caffetteria simile a un’enoteca, dove si entra per assaggiare vari tipi di caffè ed estrazioni, oltre al classico espresso. Il concetto stesso di espresso, di conseguenza, sta mutando, da prodotto da consumare in una manciata di secondi, in piedi al bancone del bar, a bevanda da gustare anche con ritmi diversi.
Qual è il valore aggiunto che un professionista adeguatamente formato può portare all’interno di una caffetteria, in termini di fatturato e di fidelizzazione della clientela?
A mio parere sono i particolari che fanno la differenza nel mondo della caffetteria, che permettono di distinguersi dalla massa e di aumentare anche il fatturato. Le competenze di cui parlavamo, quindi, dalla conoscenza del caffè che si vende alla capacità di raccontarlo in modo adeguato, sono tutti aspetti in grado di determinare un importante salto di qualità.
Raccontaci un po’ di te: come ti sei avvicinato al mondo del caffè e perché hai deciso di specializzarti in questo settore, fino a diventare trainer autorizzato SCA?
Tutto è iniziato quando avevo vent’anni: allora lavoravo come barista e ho capito che per migliorare in questo lavoro era necessario formarsi. Così ho cominciato a studiare, ma non trovando in Italia degli stimoli particolarmente interessanti, ho deciso di andare in Norvegia, dove all’epoca (parliamo di circa vent’anni fa) si parlava già di Speciality Coffee.
Dopo aver lavorato per una torrefazione norvegese, sono tornato in Italia e ho iniziato a frequentare i corsi di formazione di una scuola di Brescia, diventando poi loro trainer.
In seguito, la mia voglia di crescere professionalmente mi ha portato ad avvicinarmi alle aziende che vendono caffè crudo. Ho quindi iniziato a lavorare con realtà di questo tipo, in particolare a Trieste, dove ho avuto modo di conoscere molte figure e personalità appartenenti al mondo del caffè.
Dopodiché, mi sono reso conto che per evolversi e sviluppare nuove competenze, era necessario recarsi nei paesi d’origine. Così ho fatto: il mio primo viaggio è stato in Indonesia, ormai diversi anni fa, mentre le destinazioni successive sono state Centro e Sud America.
Nel corso degli anni, la mia figura si è sviluppata ulteriormente: oggi lavoro per aziende che vendono caffè crudo, occupandomi soprattutto della ricerca di piantagioni di caffè nel mondo, e come consulente. Ho anche aperto una scuola di formazione e, da quest’anno, sono stato eletto Education Coordinator Sca Italy.
Visitate il sito dell’Accademia Democratica di Vergnano per conoscere i corsi e le date disponibili e iscrivetevi alla newsletter per rimanere aggiornati sulle ultime novità!
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Ci sono persone per cui è impensabile prendere un caffè dopo cena per il timore di trascorrere la notte in bianco, mentre su altri questa bevanda non sembra sortire il medesimo effetto. Sorge quindi spontanea la domanda: il caffè di sera fa bene o andrebbe evitato? Assumere caffeina prima di andare a letto può davvero pregiudicare la qualità del sonno? Vediamo cosa dicono gli studi recenti… E chissà che qualche risultato non riesca a sorprendervi!
Bere il caffè di sera riduce la qualità del sonno?

Una delle caratteristiche che spesso ci porta a cercare il piacere di una tazzina di caffè - oltre al suo irrinunciabile aroma, naturalmente - è proprio la presenza della caffeina. Infatti, sappiamo bene che, se consumata in dosi moderate, questa sostanza ha la capacità di stimolare il nostro sistema nervoso centrale, rendendo la mente più lucida e riducendo la sonnolenza. La questione su cui vogliamo concentrarci oggi riguarda le conseguenze che il caffè bevuto di sera (o comunque qualche ora prima di coricarsi) può avere sulla qualità del sonno: ecco cosa è emerso da due studi recenti.
La caffeina e gli effetti sul ritmo circadiano
Fra le ricerche che si sono espresse in merito, ce n’è una svolta dalla University of Colorado Boulder e dal Mrc Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, pubblicata nel 2015 sulla rivista Science Translational Medicine. Secondo gli studiosi, una dose di caffeina equivalente a quella di un doppio espresso, consumata 3 ore prima di andare a letto, altererebbe il nostro ritmo circadiano, ritardando di 40 minuti l’arrivo del sonno.
L’esperimento ha coinvolto 5 volontari, che sono stati monitorati per 49 giorni: prima di andare a dormire, i partecipanti sono stati sottoposti a situazioni differenti come assumere caffeina in un luogo poco illuminato e in un luogo molto luminoso, oppure prendere un placebo in un ambiente con scarsa o con maggiore luminosità. I ricercatori sono giunti alla conclusione che la caffeina avrebbe lo stesso impatto della luce sul nostro organismo, che, come sappiamo, tende a ritardare il sonno.
La caffeina influisce sulla qualità del riposo? Mai quanto alcol e nicotina
A “scagionare” il caffè dalla possibile influenza negativa sul riposo, invece, ci pensa un ampio studio condotto dai ricercatori della Florida Atlantic University, di Harvard, del Mississippi Medical Center e di Emory. Da questo lavoro, pubblicato nel 2019 sulla rivista Sleep, emerge una notizia che renderà felice gran parte dei coffee lovers: la caffeina, secondo la ricerca, avrebbe un effetto molto ridotto sul nostro sonno, rispetto a ciò che generalmente si pensa.
Gli studiosi hanno coinvolto 785 persone con l’obiettivo di verificare come l’utilizzo serale di caffeina, alcol e nicotina potesse condizionare il riposo. I partecipanti sono stati quindi dotati di un sensore a bracciale per registrare il sonno e di un diario per annotare quanta nicotina, alcol e caffeina avessero consumato prima di andare a letto. I risultati? L’esame non ha rilevato un’associazione significativa tra l’assunzione di caffeina e la qualità del sonno, mentre sia l’alcol che la nicotina sono stati associati a effetti negativi sul riposo. Tuttavia, i ricercatori hanno anche specificato di non essere stati in grado di considerare fattori come il dosaggio della caffeina, la sensibilità e la tolleranza a questa sostanza.
Bere il caffè di sera: affidarsi al buon senso e ascoltare il proprio corpo

I risultati dello studio appena mostrato, per quanto incoraggianti per tutti gli amanti del caffè, non devono farci dimenticare un aspetto molto importante, ovvero che gli effetti della caffeina possono variare molto da persona a persona, poiché non tutti abbiamo lo stesso livello di sensibilità. Per cui, anche se la ricerca suggerisce che il consumo di caffè di sera potrebbe non inficiare la qualità del riposo, non si può generalizzare e bisogna ascoltare il proprio organismo. Ad esempio, se ci siamo accorti che bere caffè nel tardo pomeriggio ci crea difficoltà al momento di prendere sonno, probabilmente è consigliabile evitare di assumerlo a quell’ora o più tardi.
Non meno importante è non eccedere con le dosi di caffeina giornaliere indicate dall’EFSA (Autorità europea per la sicurezza alimentare) e dalla FDA (Food and Drug Administration) di cui parliamo nell’articolo su quanti caffè bere al giorno. Ricordiamo, infatti, che troppa caffeina potrebbe causare effetti collaterali come ansia, insonnia e nervosismo, ad esempio.
E se il caffè è il primo alimento a cui pensiamo quando nominiamo questa sostanza, non è di certo l’unico a contenerla: non dimentichiamo, infatti, che la caffeina si trova anche in numerosi altri cibi e bevande come cioccolato, tè o bibite energetiche. Nel conteggiare il quantitativo assunto giornalmente, dunque, è bene tenere conto di tutte le fonti e non solo dell’espresso.
Lo sapete, poi, che non tutti i caffè presentano lo stesso livello di caffeina? Ne parliamo meglio nel post dedicato alla differenza tra caffè lungo e corto!
E' un dato di fatto: i bar sono chiusi. Solo chi sarà capace di vivere questa pausa causata dalla diffusione del Coronavirus come un’opportunità per rafforzarsi, ne uscirà vincitore.
Creatività, resilienza, intraprendenza e positività sono valori che ci appartengono come popolo e che, siamo certi, ci permetteranno di riprenderci anche in questa occasione.
Gli italiani, si sa, hanno tanti difetti, ma appartiene loro anche la grande capacità di risorgere dai momenti più bui, di reinventarsi con forza e coraggio, mettendosi in discussione. Ma cosa può fare il gestore di un locale in questo momento di pausa forzata per riuscire a ripartire nelle prossime settimane?
Analisi dei concorrenti
Certamente ANALIZZARE. Se stesso, i clienti, il contesto, la concorrenza. L’analisi, infatti, è il punto di partenza imprescindibile per iniziare qualsiasi attività imprenditoriale, purtroppo però non sempre viene fatta, né tantomeno ripetuta in corso d’opera per un’evidente mancanza di tempo durante la normale, impegnativa, attività lavorativa. Sfruttiamo quindi questo momento in cui i bar sono chiusi per compiere le riflessioni del caso e valutare eventuali cambiamenti necessari.
Analisi critica della propria attività
Adotta un punto di vista esterno il più possibile obiettivo: cosa funziona e cosa non nella tua attuale gestione? La tua attività deve rappresentarti, la gestione rispettare i tuoi valori e il tuo modo di essere, la proposta rivolgersi al target giusto. Non essere indulgente con te stesso, ma cerca di essere molto critico e, a questa fase, fanne succedere una propositiva e ottimista.
Perché un cliente dovrebbe scegliere il mio locale?
Approfitta di questo momento in cui i bar sono chiusi e valorizza quanto hai costruito di buono e chiediti perché tu, come cliente, sceglieresti il tuo locale. Qualità, specializzazione, servizi di intrattenimento, location, menù, flessibilità, cura della clientela, buon rapporto qualità/prezzo. In base alla risposta, punta sui tuoi cavalli di battaglia anche sperimentando nuove strade (ad esempio, se il cibo è il punto di forza, valuta di offrire anche il servizio di delivery; se sei una caffetteria potresti iniziare a proporre nuovi modi di bere il caffè, oltre all’espresso) o, se non li hai ancora ben definiti, scegli poche ma buone pratiche da intraprendere per fare davvero la differenza e non annegare nell’offerta indifferenziata.

Analizza pregi e difetti del locale
Coinvolgi nell’analisi pregi/difetti del tuo locale e della relativa gestione anche i clienti più fidelizzati e qualche amico: potranno fornirti un punto di vista diverso, esterno, sicuramente utile per capire come la tua clientela ti vede e cosa si aspetta da te. Parallelamente, studia la concorrenza e il contesto in cui agisci: cosa offrono gli altri? Perché alcuni bar hanno successo mentre altri dopo poche settimane sono chiusi? A livello generale, le proposte dei locali limitrofi soddisfano la clientela o ci sono delle mancanze che potresti sfruttare, esigenze non soddisfatte, nuovi target da coinvolgere che non si sentono rappresentati dall’offerta esistente?
Analisi dei costi
Analizza tutti i costi: cibo, bevande, personale, intrattenimento, bollette, affitto. Incontra i fornitori per capire se ci sono possibilità di miglioramento nella fornitura, se hanno idee o prodotti innovativi da proporti, se ci sono margini per rivedere i prezzi di acquisto. Pretendi da loro, almeno dai più importanti, collaborazioni più strette, affinché i prodotti vengano proposti e preparati nel modo migliore, a beneficio della qualità del tuo servizio.
Forma il tuo personale
Sviluppa (o valorizza) l’approccio positivo tuo e del tuo personale: saper trasmettere passione ed entusiasmo è importante sempre, lo sarà ancora di più nei prossimi mesi, in cui le persone avranno in primis bisogno di ottimismo e fiducia, soprattutto nei luoghi deputati al relax e alla pausa. Oltretutto, non sottovalutare il fatto che l’atteggiamento giusto è contagioso, potrà creare un circolo virtuoso e di conseguenza un numero crescente di visite e consumi. Il modo positivo in cui ti saprai presentare non prescinderà ovviamente dall’aspetto ordinato e composto dello staff, dalla pulizia, dall’aspetto curato del locale.

Conosci il tuo cliente abituale
Conosci veramente il tuo cliente? Sapere chi si ha di fronte, e di conseguenza trovare per ognuno le parole giuste da dire e i prodotti da offrire, è la base per costruire fidelizzazione di lungo periodo. Prova quindi a ragionare su ogni tuo singolo cliente abituale: i consumi, le abitudini (quanto tempo si ferma? Beve o mangia anche? Viene da solo o in gruppo? È loquace o preferisce stare in disparte?) e valuta se la tua offerta è giusta o meno... magari è troppo ampia, o al contrario troppo scarna, forse mancano degli alimenti. Se conoscerai a fondo i clienti saprai come eventualmente modificare la tua proposta e potrai creare alternative in linea coi gusti di ciascuno, incrementandone i consumi e il tempo di permanenza.
Promuovi la tua attività
Comunica, comunica, comunica: non smettere mai! Instaura un legame con la tua clientela e non abbandonarla nemmeno in un periodo di crisi. Sii sempre coerente e non deludere il tuo pubblico, che ha imparato a conoscerti e da te si aspetta determinati valori e contenuti. Sfrutta i social media, ti permettono anche di mandare messaggi ad un pubblico localizzato e di promuovere la tua attività a costi contenuti. Quando riaprirai, invita i clienti a localizzarsi e a postare dal tuo bar, cercando di offrire loro il wi-fi gratuito.
Seleziona partner affidabili
Approfitta del momento di calma per selezionare partner affidabili che ti possano supportare nella formazione. Cerca in primis tra i fornitori e, se non trovi validi supporti in tal senso, considera la possibilità che non siano quelli giusti. L’aggiornamento, a maggior ragione in un contesto dinamico e in continua evoluzione come quello in cui operi, è uno degli strumenti chiave che ti permette di continuare ad agire da protagonista, motiva il personale (che dovrai assolutamente coinvolgere nei percorsi formativi) e, sul lungo periodo, ti consente di fare davvero la differenza. La voglia di sperimentare nuove strade, la creatività, le capacità personali sono doti importanti, ma devono essere supportate da basi solide, da intelligenza e voglia di mettersi in gioco provando ad imparare sempre cose nuove.
Dopo la riapertura prenditi del tempo per analizzare se quanto fatto è stato utile
Stabilisci un tempo ragionevole dalla riapertura entro cui effettuare un’analisi post sulle misure adottate, su eventuali nuovi cambiamenti da apportare ma anche sulla concorrenza. Trovare il tempo di fermarsi e capire se si sta andando nella direzione giusta è vitale anche nei momenti di grande operatività: un locale è un’azienda e in quanto tale deve avere una strategia di marketing (anche di lungo periodo), degli obiettivi chiari, un target definito e costi sempre sotto controllo.
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