Tra rito e tradizione: il caffè di Vanigliaviola

Mi sono sempre chiesta cosa rappresenti realmente il caffè per noi Italiani.

Da piccola guardavo “i grandi” bere il caffè, e non so cosa avrei dato per poterne assaggiare un po’, ma la risposta era sempre la medesima: “No, non si può, sei troppo piccola”. Così, se ne lasciavano un po’ in giro, andavo ad assaggiarlo di nascosto.

Col tempo ho capito che il caffè rappresenta prima di tutto una tradizione irrinunciabile per noi Italiani, e anche un primato: chiedete a un vostro concittadino qualsiasi e vi risponderà che il caffè, come lo facciamo bene noi, non lo fa nessuno.

Ma la prova inconfutabile dell’importanza del caffè l’ho avuta a casa mia: un giorno, dopo pranzo, presa dalla preparazione di un esame, ho dimenticato di fare il caffè a mia nonna: vi dico solo che non mi ha rivolto la parola per giorni!

E me ne accorgo anche, mio malgrado, ogni volta che sono all’estero: l’ultima volta che sono stata a Parigi entro in un bar, basta il mio “Bonjour” a fargli capire che no, non sono francese – forse ce l’avevo scritto in fronte –  gli chiedo un caffè, blaterano un qualcosa del tipo “ristretto, italièn” e io annuisco… inutile dirvi che, nonostante fosse ristretto e Italien, era imbevibile. Magari sarò sfortunata o troppo esigente io, magari a voi è andata meglio, ma io credo di non aver quasi mai bevuto un buon caffè all’estero. Per cui si, sono piuttosto convinta del fatto che “come lo facciamo bene noi, non lo fa nessuno”.

Il caffè è  una di quelle cose che sono in grado di darti subito l’idea di casa, di calore, di famiglia. Come scrive Erri de Luca in uno dei suoi libri:“A riempire una stanza basta una caffettiera sul fuoco.”. Provare per credere.

E poiché io non mi sottraggo alle tradizioni, e anzi mi piace onorarle, da brava Italiana ho iniziato ben presto a bere caffè e a inserirlo nelle mie abitudini quotidiane.

caffèDel caffè amo anche il rituale della preparazione: ogni mattina, apro il barattolo di latta e in un attimo si sprigiona tutto il profumo inebriante, e già questo basta a farmi sentire meno zombie e a riportarmi nel mondo dei vivi. So che sembra strampalato, ma anche se il più delle volte faccio colazione da sola, mi piace imbandire la tavola come se avessi ospiti a casa, sistemando tutto nei minimi dettagli. So che state pensando: beata te che hai tutto questo tempo da perdere, e non vi biasimo… ma questo piccolo, inutile gesto mi aiuta a iniziare meglio la giornata. La colazione diventa così, come per magia, il momento più bello del giorno: è il momento dei buoni propositi, della determinazione, è il momento in cui pensi “Oggi farò mille cose, e le farò tutte bene, e a fine giornata sarò fiera di me”. E anche se questi pensieri positivi sfumano inesorabilmente già a metà giornata, non importa. Il giorno dopo, si potrà sempre riprovare.

Il secondo momento in cui prendo il caffè è subito dopo pranzo: stavolta, purtroppo, mi tocca farlo per tutti, e poiché sono pigra, lo preparo con la macchina per l’espresso di Caffè Vergnano: minimo sforzo, massima resa, a giudicare dalle tazzine vuote.

A questo punto, sono curiosa di sapere cosa rappresenta per voi il caffè, e quali sono i momenti della vostra giornata in cui preferite prenderlo…

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