Sabrina aveva 40 anni ma ne dimostrava 33, come Gesù. Non aveva una bella faccia, nel senso che mai nessuno si soffermava a guardarla per più di tre secondi, ma aveva un gran corpo, costruito negli anni con la sola forza della volontà.
Fin dalle superiori aveva capito che per sopravvivere nel crudele mondo dell’immagine doveva prendersi cura del suo fisico. Aveva così eliminato dalla sua dieta i formaggi – sono intollerante, diceva – i latticini, i lieviti, i dolci, gli alcolici. Insomma, una vita di sacrifici. Parallelamente, era diventata grande esperta di proteine, fibre e ogni tipo di bacche, spezie e semi dalle proprietà antiossidanti. Dopo essersi cimentata nell’atletica e aver ottenuto solo un quarto posto nella maratona del suo liceo, aveva scoperto l’unico luogo dove si sentiva al sicuro: la palestra. Quando entrava, il tapis roulant sembrava farle un inchino. Sabrina era la memoria storica del Centro Ginnico Genovese. Sotto i suoi occhi aveva visto sfilare invasati, chiacchieroni, donne rifatte, uomini goffi, studenti distratti. Non aveva mai socializzato con nessuno, a parte istruttori e personal trainer, di cui conosceva pregi e difetti. Era la cliente ideale: non perdeva una lezione di pilates, seguiva la dieta, faceva gli addominali anche a casa e non parlava mai male della palestra. Insomma, un’invasata. Dopo le prime delusioni affettive, aveva deciso che nella sua vita non c’era posto per l’amore ma solo per se stessa. Viaggiava sola e da quando aveva scoperto il club di “Avventure nel mondo” non aveva neanche più bisogno di cercare qualcuno con cui andare in vacanza. Negli ultimi mesi, però, un ragazzo aveva attirato le sue attenzioni in palestra: Guglielmo. Un quarantenne che si era lasciato così tanto andare da essere lasciato dalla moglie. Per cui aveva deciso di rimettersi in pista e aveva cominciato proprio dal tapis roulant. Andava in palestra ogni giorno, correva e sudava come se dovesse correre la maratona di New York. Spesso si dava il cambio con Sabrina e per un attimo entrambi dimenticavano la fatica. Ma mentre lei pareva uscita da baywatch, lui sembrava non aver mai praticato sport. Quando cominci ad allenarti a 40 anni, i risultati potrebbero non arrivare mai. Guglielmo invece si piaceva da pazzi. Aveva perso quattro chili, sentiva finalmente i suoi bicipiti avere di nuovo vigore e aveva tolto un punto dalla sua cintura. Si sentiva già un adone. Sabrina rivedeva in lui gli entusiasmi dei suoi esordi e questa cosa l’aveva un po’ emozionata. Guglielmo invece pensava che lei lo osservasse per la sua nuova prestanza. Dal canto suo, anche l’adone ritrovato era incuriosito da quegli occhi bassi, che non riuscivano quasi mai a incrociare i suoi. E pur vedendo in Sabrina un corpo perfetto, lui si soffermava sempre sul mistero di quel viso. Un giorno approfittò di un momento in cui lei era senza cuffie e provò ad attaccare bottone. Sabrina, incredibilmente, decise di aprirsi alla conversazione con una serie di no: “Una coca cola?” “No, troppo gas.” “Un gelato?” “No, troppi grassi.” “Un frullato?” “No, troppi zuccheri.” Alla fine accettò un caffè macchiato alla macchinetta. Guglielmo, da quel momento, decise che l’avrebbe conquistata. Dopo tre mesi e tante telefonate, la portò fuori a cena. Le fece mangiare spaghetti ai frutti di mare, bere vino e la fece chiudere con un dessert alla fragola pieno di panna. La portò a casa sua, la spogliò e fecero finalmente l’amore. Lei gli confessò candidamente che quello che l’aveva attratta era il suo corpo imperfetto, che si era immaginata più magro. A lui scappò di dirle che la parte più bella di lei, era la faccia! Entrambi capirono che la prima cosa che dobbiamo amare sono i nostri difetti.