Si fa con i fondi di Arabica e Robusta ed è la nuovissima frontiera in fatto di biocarburanti.
Cosa farsene di tutti gli scarti derivati dalle macchine da caffè? Ci hanno pensato i ricercatori dell’Università di Bath, in Inghilterra, e le grandi catene di caffetterie internazionali vedono ora nel loro futuro una insperata nuova fonte di guadagno. È arrivata da pochi giorni, pubblicata sul
Daily Mail e che ha fatto il giro del mondo, la notizia per cui un’
automobile alimentata a caffè non è poi un sogno irrealizzabile o così futuribile.
Fondi di caffè e chicchi inutilizzabili dalle grandi torrefazioni raggiungono infatti ingenti quantità di materiale di scarto che attualmente deve essere smaltito, mentre potrebbe essere un domani una fonte energetica economicamente ed ecologicamente sostenibile – senza la necessità odierna di produrre materiale vegetale al solo scopo di essere trasformato. Il biodisel, l’alternativa al combustibile fossile ossia il petrolio, viene prodotto dalla trasformazione degli oli contenuti nei vegetali, e il caffè non fa eccezione. A Londra in fatti una compagnia ha già cominciato questo tipo di lavorazione. Certo il quantitativo di combustibile necessario oggi alle esigenze umane è talmente elevato che il dubbio è legittimo: basteranno gli scarti di caffè a produrre energia sufficiente? Forse i coffee-addicted del pianeta non sono abbastanza, ma la stima dei ricercatori è di circa
otto milioni di tonnellate di caffè prodotte ogni anno che generano il 20% di rifiuto. Un bar di medie dimensioni produce circa 10 kg di scarto utilizzabile al giorno, equivalente a circa 2 litri di eco-benzina. Poco, ma sommata a tutte le altre fonti di biodisel, è l’ennesimo passo verso un consumo più consapevole e il rispetto delle riserve naturali.