Shakespeare and Company a Parigi: tra libri, caffè e ospitalità

A Parigi, proprio dietro Notre Dame, sulla Rive Gauche accanto a un piccolo giardino affacciato sulla Senna, c’è la facciata di una delle librerie più famose del mondo: ogni giorno centinaia di appassionati, turisti e lettori fanno la fila per entrare a fare un giro tra gli scaffali, che profumano di libri, di legno e di cento anni di storia. 

L’inconfondibile insegna verde su fondo giallo dà il benvenuto in un luogo impossibile da dimenticare: siamo da Shakespeare and Company, storica libreria parigina fondata dall’americana Sylvia Beach nel 1919 e divenuta punto di riferimento per scrittori e intellettuali di tutto il mondo.

Shakespeare and Company è una libreria, un caffè dove sedersi per un’ottima colazione e un buon libro, ma soprattutto è un luogo portavoce della libertà di immaginazione e pensiero che la letteratura, la poesia e la narrazione sono in grado di regalare.

La storia di questa libreria ci è stata tramandata grazie a un libro biografico scritto proprio da Sylvia Beach durante gli anni splendenti di attività, e oggi edito in italiano dalla casa editrice Neri Pozza. Scopriamo insieme questo locale, ripercorrendo un secolo di cultura e bellezza nel V arrondissement parigino. 

“Un’utopia travestita da libreria”: la storia di Shakespeare and Company

pagina Facebook @shakespeareandcoparis

Nel 1916, l’immigrata americana Sylvia Beach arriva a Parigi per studiare letteratura francese. Inizia così la storia di Shakespeare and Company e, come ogni storia destinata a dare vita a qualcosa di grande, nasce dallo scoccare di una scintilla: quella tra Sylvia e la libraia Adrienne Monnier che possiede un piccolo negozio intorno al quale gravitano intellettuali di spicco, come Hemingway ed Ezra Pound.

Sylvia sogna di tornare in America per aprire una libreria a New York, ma dall’incontro con Adrienne nasce un’idea: perché, invece, non aprire la libreria nel cuore di Parigi?

Nel primo ‘900 Parigi sta diventando il rifugio creativo degli scrittori americani, che in Francia trovano maggior libertà di espressione, mentre la censura rende difficile l’attività culturale oltreoceano. Sylvia Beach diventa così la libraia che si fa portavoce della libertà di espressione di una generazione, donna coraggiosa e all’avanguardia che non si fa problemi a sfidare perbenismo e convenzioni. 

Scrittori americani nel cuore di Parigi

credits foto: pagina Facebook @shakespeareandcoparis

È il 19 novembre 1919 quando al numero 8 di rue Dupuytren, poco lontano dall’attuale libreria, apre la prima sede di Shakespeare and Company. Sylvia sceglie di intitolare la nuova attività al “bardo” per affidare la nuova impresa allo sguardo indagatore e benaugurale del drammaturgo inglese: i libri all’interno sono in lingua inglese, proprio come oggi.

La libreria dopo due anni si sposta in in rue de l’Odéon, al numero 12, e qui rimane fino al 1941: questi vent’anni sono il periodo d’oro di Shakespeare and Company, divenuta il fulcro della cultura anglo-americana a Parigi e in tutta Europa. 

Tra gli abituali frequentatori della libreria, ci sono Hemingway (che cita Shakespeare and Company anche nel suo romanzo Festa Mobile), Ezra Pound, Scott Fitzgerald, Gertrude Stein, George Antheil, Man Ray, e lo stesso Joyce.

Quando Parigi viene occupata dai tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale, la Beach riceve numerose pressioni per chiudere o cedere la libreria ai nazisti: Sylvia resiste finché può, ma nel ‘41 viene deportata e la libreria chiude per sempre nella sua sede di rue de l’Odéon. 

Rientrata a Parigi, Sylvia vive ritirata fino al 1962, anno della sua morte, ma la storia di Shakespeare and Company non finisce qui. È proprio adesso che comincia la nuova vita dell’incantevole libreria che oggi conosciamo, grazie al lavoro e all’immaginazione di un altro americano: George Whitman

George Whitman e la nuova vita di Shakespeare and Company

credits foto: pagina Facebook @shakespeareandcoparis

George conosce e ammira il lavoro di Sylvia Beach, e trae ispirazione per creare sì una libreria, ma soprattutto un centro culturale aperto a chiunque volesse essere “contaminato”, un luogo accogliente di studio e creatività, una seconda casa.

Anche Whitman, come Sylvia Beach, arriva a Parigi per studiare. Frequenta la Sorbona negli anni ‘40: è un lettore, un intellettuale, un sovversivo collezionista di libri, visionario e sognatore che, nel 1951, apre la libreria Le Mistral

Ben presto, infatti, Whitman inizia ad ospitare viaggiatori e scrittori tra gli scaffali della libreria in cambio di alcune ore di lavoro, modalità che viene tutt’oggi mantenuta: l’indirizzo della libreria di George è Rue de la Bûcherie 37, dove sorge la Shakespeare and Company che oggi conosciamo.

Whitman acquista, infatti, il nome dell’insegna da Sylvia Beach alla fine degli anni ‘50 e, poco dopo la morte della Beach nel ‘62, ribattezza la libreria Mistral in Shakespeare and Company, e prosegue nelle attività culturali, organizzando reading ed eventi di incontro tra scrittori e lettori, e continuando ad accogliere intellettuali e pellegrini.

Durante gli anni della gestione di Whitman, la libreria accoglie nomi come William Burroughs, Anaïs Nin, Richard Wright, Julio Cortázar, Henry Miller, e molti altri.

Continua così la storia, iniziata cinquant’anni prima, di questo luogo unico al mondo che George Whitman stesso definisce “un’utopia travestita da libreria”

Shakespeare and Company oggi

credits foto: pagina Facebook @shakespeareandcoparis

credits foto: pagina Facebook @shakespeareandcoparis

Nonostante sia frequentata ogni giorno da centinaia di persone, Shakespeare and Company ha mantenuto il suo carattere autentico, grazie all’arredamento e alla fierezza che prova chiunque entri dentro, consapevole di stare attraversando un pezzo di storia della letteratura mondiale. 

Oggi, la libreria è gestita da Sylvia Whitman, figlia di George, che lui ha chiamato così in onore di Sylvia Beach. Ci sono scaffali con centinaia di libri, ci sono ancora i letti in cui venivano ospitati da Whitman i viaggiatori, ci sono le nicchie per leggere e scrivere, e decine di messaggi attaccati al muro su pezzi di carta dai visitatori della libreria: parole di gratitudine, poesia, speranza e creatività, in nome di quell’aura leggendaria che ancora si respira.

Caffè e storie da raccontare

Nel 2016, nell’edificio adiacente alla libreria, ha aperto il Caffè di Shakespeare and Company: qualche tavolo di legno, bevande calde, birre artigianali e cibo a tutte le ore del giorno, colazioni sostanziose e menù per pranzi e cene ispirati a titoli di romanzi. 

Tra i tavoli del Caffè si possono gustare torte, crostate, cinnamon rolls, tazze di caffè fumanti insieme a colazioni energetiche con toast, uova, avocado, piatti misti con verdura e cereali per pranzo e cena: il tutto, ovviamente, in mezzo ai libri, da acquistare e da sfogliare, e a una selezione di giornali e magazine inglesi.

Una vera chicca del Caffè sono le tovagliette di carta, sulle quale i frequentatori trovano il Questionario di Proust: trenta domande redatte dal celebre scrittore francese rispondendo alle quali si racconta se stessi, i propri gusti, i propri dubbi, ambizioni, sogni.

Pare quasi un invito ad aprirsi agli altri, a raccontare di sé e a voler conoscere davvero chi si ha di fronte, per accogliere l’altro chiunque sia, seguendo proprio l’utopia che Whitman ha ereditato da Sylvia Beach, in un luogo dove siamo tutti i benvenuti

Approfondimenti per i curiosi

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