Coffee lovers

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Il caffè marocchino, negli ultimi anni di gran moda nei bar a fianco dell’intramontabile espresso o del sempre tradizionale caffè macchiato, non ha nulla a che fare con il caffè che si beve in Marocco… il nome trae in inganno i meno esperti, ma in Marocco mai e poi mai il caffè viene arricchito dalla schiuma di latte, e il marocchino dei nostri bar, servito in una tazzina di vetro trasparente, deve la sua storia a tutt’altra area geografica…
Il caffè che si beve in Marocco
Niente di più lontano del nostro marocchino a base di espresso e schiuma di latte. In Marocco il caffè è lungo, molto zuccherato, fortemente aromatizzato con cannella e altre spezie, e, sebbene la cultura marocchina veda il tè come bevanda protagonista, il caffè si beve e si assapora allo stesso modo, con una sorta di rituale e una cerimonia che ricorda quella del tè. Il caffè marocchino è molto lontano dal gusto del nostro espresso, è più intenso, acidulo e fortemente caratterizzato dalle spezie. In molti casi lo zucchero, così come cannella e cardamomo, viene aggiunto durante la preparazione.L’origine del marocchino, a 2600 km di distanza da Marrakech
Il marocchino, anche -erroneamente- chiamato caffè marocchino, è più simile negli ingredienti e nella preparazione ad un cappuccino che non a un caffè. Nasce in Piemonte, ad Alessandria, in tempi relativamente recenti, come evoluzione del bicerin di Cavour, storica bevanda torinese che a sua volta deriva dalla ancora più antica “bavareisa” settecentesca: a base di caffè, latte e cioccolato, era servita in bicchieri di vetro tondeggianti. Ecco le radici del marocchino che beviamo oggi, servito, come i suoi predecessori, in vetro, ma in una tazzina dalle dimensioni ridotte rispetto a quella da cappuccio e leggermente più capiente di quella da espresso.. Perché allora “marocchino”? Sembra che il nome di questa golosa bevanda sia dovuto semplicemente alla sua colorazione che ricorda quella della pelle “Marocchino”, un tipo di cuoio molto pregiato ottenuto dalla lavorazione di pelli di capre e montoni e dalla caratteristica colorazione calda e intensa.Come fare e riconoscere un marocchino doc
Il marocchino è a base di caffè, cacao in polvere, latte montato a schiuma, in molti casi, per le varianti più ricche, si aggiunge del topping al gusto di cioccolato, da mettere sul fondo della tazza. L’ordine degli ingredienti è piuttosto importante: prima si monta il latte, creando una schiuma bella densa e morbida, che va versata nella tazza dopo aver cosparso il fondo con il cacao (o il topping al cioccolato). Quindi si eroga il caffè espresso direttamente dalla macchinetta sopra alla schiuma di latte e si termina con un'altra spolverata di cacao in superficie.Marocchino, espressino, vetrino… tu come lo chiami?
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In Piemonte e in Lombardia conosciuto con il nome di marocchino, questo bicchierino è diffuso in tutta Italia, ma viene chiamato con nomi diversi… A Torino ad esempio, molti bar lo servono con il classico nome di bicerin, in Puglia e in altre zone del sud Italia lo puoi ordinare chiedendo un “vetrino”, in altri casi è conosciuto come “espressino” anche se sembra erroneamente, poiché l’espressino prevede una distribuzione diversa degli ingredienti rispetto a quella del marocchino, con il caffè sotto e prima della crema di latte. Occhio anche a non confonderlo con il “moccaccino”, che è molto simile ma prevede l’utilizzo della panna al posto del latte.Una tazza di tè o di caffè con una selezione di dolcetti e piccole tartine salate – in puro stile vintage. Nuovi-vecchi riti stanno sostituendo il momento caotico dell’ happy hour per un invito low-cost ma very chic!
Se a Barcellona c’è la movida e a Milano impazza l’happy hour, a Stoccolma alle 17 non si può perdere il rito della fika. Non ne hai mai sentito parlare? Male, perché proprio dai Paesi nordici e dall’Europa centrale sta arrivando un nuovo trend pomeridiano che coinvolge giovani e meno giovani. Decisamente molto meno rumoroso e caotico di un happy hour, meno sbalorditivo e stancante di una notte brava in discoteca, ma molto più dolce, e chic. Vintage è chic, anche nei riti sociali Si tratta di coffee-time e tea-time, ma non certo intesi come brevi pause nella routine della giornata. No, stiamo parlando di veri e propri rituali sociali, con una storia, un cerimoniale di regole da non trascurare e una tradizione alle spalle che li vuole fatti e apprezzati in un certo modo: dall’inglesissimo afternoon tea al rito della kaffee und kuchen, ecco tutto quello che devi sapere per smetterla di festeggiare facendo tintinnare il vetro dello spritz, e iniziare a copiare queste nuove tendenze dal sapore mitteleuropeo, più zuccheroso e morbido, come una fetta di torta. Tea time, una pausa che dura da più di 400 anni Il tea time, o afternoon tea, è un segno distintivo della Great Britain. La sua nascita risale al XVII secolo, quando il tè iniziò ad arrivare sui mercati dell’Impero Britannico e, a poco a poco, nelle tazze di nobiltà e borghesia. Gli inglesi cominciarono ad apprezzare questa esotica bevanda, ma secondo la leggenda fu una dama della regina Vittoria a creare il vero e proprio rito dell’afternoon tea, da servirsi alle cinque del pomeriggio con accompagnamenti dolci e salati. Oggi, ligi alla tradizione, questo momento prevede oltre alla selezione di tè (preferiti quelli neri, dal sapore corposo e robusto) con l’aggiunta di latte, un assortimento di piccoli sandwiches e tartine imburrate a base di salmone e cetrioli oppure, per i più golosi, pasticcini mignon o scones (delle specie di panini dolci burrosi) da spalmare di marmellata - d’arancia ovviamente. In Francia e in Italia è già moda e i tea-time-lover possono prenderlo nelle caffetterie e negli alberghi più lussuosi: qui il tea time va prenotato, perché per potere godere di un pomeriggio in puro stile british ci si deve mettere in coda.Coffee and cigarettes? No, coffee and cakes! Altrettanto cool all’estero, e assolutamente da importare, è il rito del caffè con dolci, più tipico delle aree germaniche o scandinave. Qui il caffè non si prende al bancone, in piedi, poco prima di rientrare in ufficio, ma si ordina in tazza grande, da bere seduti, al tavolino, accompagnandolo con una fetta di torta, un muffin, qualche cupcakes da servirsi in piattini di porcellana e con posateria d’argento, tra le chiacchere degli amici. In Svezia, questo rito si chiama fika, in tedesco si dice kaffee und kuchen, ma si tratta sempre di un momento di convivialità dolce, da condividere e ricambiare. I dolci che più si prestano sono la kanelbulle, ( o cinnamom roll, un rotolo di pan di Spagna alla cannella) le Wienerbrod (palline al cioccolato tipo tartufi) o le torte morbide come la Kladdkaka, cremosa a base di cioccolato fondente, e la Morotskaka, di carote e noci: glassate, invitanti, immancabilmente accompagnate da una generosa dose di panna montata. Paese che vai, torta che trovi, in Danimarca il caffè si mangia con le danish pastries, girelle di sfoglia glassate, in Austria con una fetta di strudel, a Berlino puoi provare la tradizionale torta alle ciliegie Foresta Nera… Come farlo all’italiana Un caffè americano, un espresso, un latte macchiato: prova a fare il coffee-time a casa tua, invitando le amiche per trascorrere un pomeriggio di chiacchere e piccole dolcezze da gustare sedute sul divano del soggiorno. Per preparalo ti servono poche cose, ma di ottima qualità: del buon caffè, un bel servizio con un vassoio su cui appoggiare il tutto, latte caldo e freddo per chi vuole allungare la sua bevanda, una zuccheriera e qualche dolcetto da preparare la mattina, o al limite il giorno precedente. Qualche idea? Prova le cupcakes al cioccolato e caffè, o i muffins con glassa fondente, o, per un risultato ancora più chic delle piccole cheesecakes monoporzione. I tuoi ospiti sono indecisi tra tè e caffè? Potresti anche stupirli con un chai latte… Tra l’aroma del caffè fumante e un delizioso boccone di prelibatezze gourmand, le nostre patatine fritte dell’aperitivo ci sembrano già superate. Decisamente meglio tornare a casa prima la sera, ma solo dopo aver assaporato il piacere di un coffee-time. [post_title] => Coffee-time e Tea-time. L'orario più trendy sono diventate le 17? 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È iniziato tutto così: ho bevuto il primo caffè della mia vita a 2 anni (scarsi!), sinceramente non ricordo se l’ho proprio bevuto o solo assaggiato, ma ho ben vivo il ricordo di quella giornata...
La regola consiste nel non superare le 6 tazzine al giorno (in verità 4, stando ai consigli medici), ma io arrivo spesso a 10 e se ho l’emicrania il caffè è l’unico rimedio. 10, un bel record, ma d’altronde la mia storia con il caffè è tutta “straordinaria”. Ho bevuto il primo caffè della mia vita a 2 anni (scarsi!), sinceramente non ricordo se l’ho proprio bevuto o solo assaggiato, ma ho ben vivo il ricordo di quella giornata, con mio fratello Enrico, mia sorella Giovanna, mia cugina Francesca (ndr. figlia del Presidente Carlo Vergnano) e un’amichetta. Avevamo accolto con grande entusiasmo la proposta di mio padre e mio zio di posare come veri attori per una campagna pubblicitaria, la nostra prima vera responsabilità nell’azienda di famiglia! La location designata al grande evento? Un luogo famigliare, in cui ci potessimo trovare a nostro agio e..fosse possibile mettere la moka sul fuoco: la casa della nonna. 5 tazzine brandizzate (non troppo calde però!), un fotografo, molti sorrisi - sdentati - ed era fatta! Dopo tanta fatica, come potevo resistere alla curiosità? Ho bevuto il caffè, forse il gusto era un po’ forte per me ma di lì in poi non avrei più smesso e questa bevanda, oltre ad essere un lavoro, è diventata una grande passione. Saremo stati noi bambini, o forse no, ma è bello pensare che con quella campagna abbiamo portato fortuna al progetto delle caffetterie: dopo l’apertura della torrefazione di Alba che stavamo “promuovendo” (era il 1983), e poi di Chieri, oggi i Coffee Shop 1882 sono oltre 70 in tutto il mondo e costituiscono sicuramente uno dei punti di forza della nostra azienda. Ne vado particolarmente orgogliosa, sono la nostra vetrina nel mondo, lo strumento con cui esportiamo tutta la nostra italianità, per questo abbiamo validi professionisti che in azienda che se ne occupano ma..l’ultima parola è sempre la mia! D’altronde, si può proprio dire che il progetto sia cresciuto con me! Carolina VergnanoPrima fila da sinistra Carolina Vergnano, Francesca Vergnano, un’amica di famiglia e, in seconda fila Giovanna Vergnano ed Enrico Vergnano [post_title] => Il primo caffè di Carolina Vergnano [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => il-caffe-di-carolina-vergnano [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-02 05:42:31 [post_modified_gmt] => 2013-10-02 03:42:31 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/il-caffe-di-carolina-vergnano/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [3] => WP_Post Object ( [ID] => 66696 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-10-02 08:54:47 [post_date_gmt] => 2013-10-02 06:54:47 [post_content] => Ore 7, suona la sveglia. Ora di alzarsi e fare colazione. Ma come? E soprattutto dove? Se da un lato la crisi economica ha portato alla riscoperta della colazione a casa, dall’altro la fretta e, molto spesso, la golosità, hanno spinto molti italiani a non rinunciare a cornetto e cappuccino al bar. Più comodo, più appagante e più veloce. Ma non per tutti. Sono, infatti, molti gli italiani che amano prendersi del tempo per il primo pasto, in compagnia della famiglia o sfogliando il giornale, prima di cominciare una lunga giornata di lavoro. Uomini e donne, divisi a tavola Le abitudini alimentari, si sa, sono differenti tra uomini e donne. E cominciano proprio dalla prima colazione. Le donne preferiscono farla a casa, poiché la considerano più salutare. Amano diversificare a seconda della stagione e prediligono frutta fresca, yogurt, biscotti, cereali e muesli. Gli uomini, invece, bevono un caffè al volo o mangiano qualcosa al bar. Se invece mangiano a casa preferiscono merendine, pane o fette biscottate con marmellata e creme spalmabili (fonte: repubblica.it). Colazione a casa o al bar? Questione di gusti. Ma non solo. La scelta della colazione casalinga per molti è dettata, oltre che da questioni economiche, da una attenzione alla propria dieta e al desiderio di consumare prodotti poco calorici. Ma c’è anche chi considera il primo pasto in famiglia un rito irrinunciabile, un momento importante da condividere con chi si ama, prima di affrontare i propri impegni.
Chi, invece, sceglie la colazione fuori casa, lo fa principalmente per comodità. Non perde tempo nella preparazione e per molti è un’importante occasione per socializzare e incontrare gli amici. Senza tralasciare il palato. I profumi del bar al mattino sono i più invitanti. L’aroma del caffè si fonde con la fragranza delle brioche appena sfornate. Possono i più golosi rinunciarci? Buone notizie anche per chi è attento alla linea: sono sempre di più i bar che oltre all’intramontabile caffè con brioche, propongono biscotti e torte fatte a mano, yogurt, pane e marmellata e frutta fresca… La colazione di Franco Vergnano: due caffè, per cominciare la giornata. Rigorosamente fuori casa: “Il primo espresso lo bevo al bar, nella caffetteria Coffee Shop 1882 in centro a Chieri. Poi, appena arrivato in ufficio, me ne concedo subito un altro. Solo così sono pronto per affrontare il lavoro”. E voi? Siete da bar o da casa? Raccontateci la vostra colazione, al bar o a casa. Quali sono i vostri riti mattutini? Amate preparare la tavola e sedervi con la famiglia o appena alzati amate il silenzio? E voi amanti della colazione fuori casa, scegliete sempre lo stesso bar o vi piace cambiare e sperimentare nuovi gusti? [post_title] => Colazione a casa o al bar? [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => colazione-a-casa-o-al-bar-abitudini-tradizione-italiani [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-02 08:54:47 [post_modified_gmt] => 2013-10-02 06:54:47 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/colazione-a-casa-o-al-bar-abitudini-tradizione-italiani/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [4] => WP_Post Object ( [ID] => 66699 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-10-02 10:59:16 [post_date_gmt] => 2013-10-02 08:59:16 [post_content] =>
I coffee lover americani hanno cominciato a tostarsi il caffè in casa, con strumenti super-tecnologici o semplicemente in padella, nel forno, o nella macchina dei pop corn. Ecco come – in teoria – ci si può riuscire davvero.
Pane con lievito madre, yogurt fatto in casa, degustazione di acque minerali: le manie più perverse dei foodie italiani non sfiorano minimamente l’ultimo trend dei coffelovers americani. Mentre noi impastiamo come care e vecchie nonnine il ciambellone della prima colazione, oltreoceano, nel regno del fast-food e dell’ignoranza gastronomica di massa, si tostano il caffè in casa. Poi ovviamente lo macinano, sempre in casa, e lo usano nella macchina da espresso o nella french-press. Al confronto, la scelta meticolosa di una massaia italiana davanti allo scaffale del supermercato sembra una cosa da barbari. Com’è che noi, la patria dell’espresso, del caffè per tradizione, della moka in ogni casa siamo stati sorpassati a sinistra dai figli di Starbucks? I coffee-fighetti nostrani hanno già pensato di rimettersi in pari… Di che cosa stiamo parlandoStiamo parlando di persone, un po’ fissate, che comprano i grani di caffè verde, non ancora tostato, e procedono a casa propria a questa delicata lavorazione. Idealmente si può fare in padella – i roasters ( da to roast, tostare) emetterebbero però un grido di dolore – ma esistono oramai una serie di strumentazioni casalinghe inventate allo scopo. Due i metodi principali di “cottura”: al forno o al vapore. Le macchine per tostare in casa, non professionali ma molto sofisticate, funzionano più o meno come le macchinette elettriche per i popcorn, e sfruttano l’aria calda e il vapore (8-12 minuti circa). Oppure esistono le tostatrici a tamburo rotante – la versione evoluta di infilare i chicchi nel forno, su una teglia, come per dei biscotti (14-18 minuti). Blog e siti specializzati offrono molteplici ricette e trucchi, temperature e sistemi per ottenere un sapore più intenso, più dolce, per sprigionare tutto l’aroma del caffè – ma soprattutto per non affumicare il tutto, o peggio carbonizzarlo. Dai racconti, cosa che per la cronaca comunque succede assai spesso. Il processo Tostare in casa non ha molto di diverso dalla tostatura industriale o di una torrefazione – il processo è il medesimo, ma senza le invenzioni tecnologiche in grado di controllare la temperatura e la risposta dei singoli chicchi. Si va tendenzialmente a occhio, e ad esperienza.
I chicchi sottoposti ad alte temperature, ma non troppo, da verdi assumono un colore giallino e rilasciano un odore erbaceo nell’aria, l’acqua contenuta nei chicchi diventa vapore e spinge verso la superficie. Si ode il primo crack, insieme al vapore anche gli oli contenuti del chicco emergono e a contatto con il calore diretto cominciano a caramellare. I crack si fanno più frequenti, ma più flebili – se si interrompe la tostatura qui, si ha un caffè a tostatura più delicata. Se si aspetta che i chicchi diventino più scuri e che l’odore diventi più acre, si arriva ad una tostatura più intensa. Occhio, perché qui i secondi fanno la differenza, e in un attimo ci si può ritrovare con un caffè amaro peggio di quello tedesco, o con una manciata di carboncini… Dopo la cannabis, il caffè Che ci possa essere qualcuno talmente addicted da questa sostanza psicotropa da volersela produrre in casa (coltivatori di marijuana docet) ce lo si poteva aspettare. Che qualcuno riuscisse a trovare i chicchi verdi, un po’ meno. Il primo dubbio della fattibilità tecnica è proprio sulla reperibilità delle materie prime. Ma in fondo, dove c’è domanda l’offerta si materializza copiosa. I chicchi verdi si comprano su internet, ce ne sono per tutte le tasche e tutti i palati, arabica, robusta o di varietà esotiche e quasi introvabili. Sui siti italiani (basta fare una ricerca su Google) i chicchi sono in vendita dai 10€ ai 16€ al kg, a seconda delle varietà. Le tostatrici domestiche si aggirano dal centinaio di euro ai 300€ circa. In più si deve acquistare il macinino, 200-300€ per un modello di lusso o poche decine di euro per un modello a manovella. Come viene? Dipende, immagino, non ho mai avuto la fortuna di provare un caffè tostato artigianalmente in una pentola sul fornello. Come ogni prodotto hand-made può risultare nettamente superiore, divino, imparagonabile a quello industriale – basta saperlo fare. Non faccio dolci, non mi vengono, li compro in pasticceria, a maggior ragione se ho ospiti a cena. Ma se volessi cimentarmi lo farei a porte chiuse, fino al risultato sperato, partendo da cose semplici e poi via via verso preparazioni e tecniche più complesse. Per il caffè non può che valere la stessa regola. Corretto? Attendiamo racconti, foto, esperienze. Siamo curiosi di trovare qualcuno che ha già provato – con ottimi o scarsi risultati: scriveteci a redazioneweb@coffeeandnews.it [post_title] => Manie da coffee-fighetti: tostarsi il caffè in casa [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => tostare-caffe-verde-casa [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-02 10:59:16 [post_modified_gmt] => 2013-10-02 08:59:16 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/tostare-caffe-verde-casa/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [5] => WP_Post Object ( [ID] => 66705 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-10-09 05:32:43 [post_date_gmt] => 2013-10-09 03:32:43 [post_content] =>
Ovvero, come trovarsi a migliaia di chilometri alla ricerca di posti da coffelovers e trovare una caffetteria arredata come la casa della nonna (dove si beve Vergnano) Scrivere per un magazine sul caffè ha i suoi risvolti, come ingerire una dose eccessiva di caffeina nella ricerca dei caffè più strani in circolazione – e quando si viaggia all’estero sono strani davvero. L’ultimo viaggio mi ha portato a Danzica, Polonia nel Nord, affacciata sul Mar Baltico, e ad assaggiare cose tipo il Rasperry Latte (latte macchiato con sciroppo di lampone, che qui è un vero must) e un caffè alla banana. Quest’ultimo, l’ho bevuto in una caffetteria arredata come la casa di una nonna. Se progettate un week-end a Danzica, consiglio vivamente di fare un salto alla kawiarnia filmowa (caffetteria cineteca) W Starym Kadrze.
È in una via del centro, fra casette in mattoni rossi strette e appuntite, che ricordano quelle dei canali di Amsterdam. All’esterno non svela molto di sé, e si deve aspettare che qualcuno apra casualmente la porta per vedere l’interno: a quel punto è quasi automatico decidere di entrare. Varcata la soglia ci si ritrova nel soggiorno di una nonna polacca del dopoguerra: divani stile Ottocento, vetrinette in legno color mogano, tappezzeria damascata e quadretti alle pareti. Un salto indietro nel tempo in puro stile vintage! Libri un po’ ovunque, riviste e quotidiani da sfogliare e una seconda saletta sul retro con altri divani e – unica nota stonata dell’ambiente – una grande e moderna televisione.
Serve per le proiezioni di film, tre al giorno e spesso in bianco e nero, proiettati in lingua originale (con sottotitoli) ad uso degli ospiti. Un cineforum-caffetteria davvero delizioso con miscela Vergnano – di cui vanno particolarmente fieri. Il caffè è italiano,ma il menù offre cose ben diverse dai soliti caffè (kawa, in polacco), ossia Piraci z Karaibow, espresso con latte di cocco, Pretty Woman, con succo di sambuco, Wino truskawkowe, con vino rosso. Deformazione professionale: la ricerca dell’espresso perfetto non fa per me.
Preferisco cercare con piglio antropologico i “gusti” degli altri, e ordino un Stawiam na Tolka Banana, alias un espresso con crema di latte e sciroppo alla banana. Prezzo 2€. Perché in Polonia amino tanto gli sciroppi alla frutta nel caffè non mi è dato saperlo, ma nel complesso “si faceva bere”. E il caffè vale una visita, se ci si trova nei paraggi. [post_title] => Bere caffè alla banana in un salotto vintage a Danzica [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => bere-caffe-alla-banana-vintage-a-danzica-caffe-polonia [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-09 05:32:43 [post_modified_gmt] => 2013-10-09 03:32:43 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/bere-caffe-alla-banana-vintage-a-danzica-caffe-polonia/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [6] => WP_Post Object ( [ID] => 66702 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-10-09 05:46:32 [post_date_gmt] => 2013-10-09 03:46:32 [post_content] =>
Il caffè va bevuto “caldo, comodo e carico”. Le regole nascono da una frase dialettale napoletana e oggi sono tantissime le persone che le rispettano alla lettera...
Il caffè sposa la regola delle tre C. Secondo la tradizione napoletana la vera “tazzulella” deve essere sorseggiata “calda, comoda e carica”. Una formula vincente che sembra derivare dalla frase dialettale “comme cavolo coce”, scritta sul muro dietro il Conservatorio della città da alcuni musicisti che, seppur in ritardo, non rinunciavano ad un caffè e ad una breve chiacchierata. Come a dire che l’espresso va bevuto bollente e comodamente seduti per poterlo assaporare al meglio e riceverne la giusta carica. C’è chi poi alle tre celebri C ne aggiunge una quarta: il caffè, infatti, andrebbe sempre bevuto in compagnia. Caldo, anzi cocente. Se bevuto bollente (l’acqua in uscita dalla macchina deve essere tra gli 88 e i 90 gradi, il caffè nella tazzina deve raggiungere i 70 gradi), il caffè sprigiona le sue caratteristiche migliori di aroma, profumo e sapore. Basta pensare al profumo diffuso la mattina dalla moka. Un invito irresistibile, il miglior incentivo a scendere dal letto, per assaporare il caffè appena passato. C’è chi al bar si fa scaldare la tazzina per poterlo gustare “al limite dell’ustione”. Eccessivo? Quando si parla di caffè non esistono palati troppo esigenti. Esistono solo palati capaci di riconoscerne e apprezzarne al meglio le qualità. Il caffè comodo. Nessuna fretta, nessuna pressione. L’espresso rappresenta una pausa e così deve essere vissuta. E’ un modo per staccare dalla routine, dal ritmo quotidiano, uno spazio da dedicare al gusto e al piacere. Al caffè non andrebbe mai associato l’aggettivo “veloce”. In ufficio, a casa o al bar la “pausa caffè” è un rito, che va vissuto con calma. Carico, di gusto e di energia. Solo il caffè è capace di regalare la giusta carica per affrontare la giornata. Rappresenta, infatti, uno stacco, un modo per mettere in pausa i pensieri e ritrovare la corretta dose di energia. Tutto in una tazzina. Se poi viene bevuto in compagnia il piacere è ancora più intenso.Mai, dunque, bere caffè per vizio o abitudine. Il bello dell’espresso è che, nonostante venga gustato tutti i giorni, ogni volta può diventare una piacevole eccezione. Il piacere si rinnova, quasi come se lo si bevesse per la prima volta.
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Ricette di bellezza a base di caffè. E a beneficiarne sono soprattutto la pelle e i capelli. I fondi di caffè (va bene anche il macinato, ma usando quello da buttare non si avranno sprechi), uniti a semplici ingredienti quali miele o olio di oliva diventano delicati esfolianti per viso e corpo (aiutano anche a combattere la temutissima cellulite); oppure, se usati da soli, rappresentano un ravvivante naturale per i capelli scuri. Dopo aver preparato la moka vi basterà raccogliere (e far raffreddare!) i fondi per trasformarli poi in sorprendenti maschere di bellezza. La vostra pelle sarà più luminosa e morbida e si attenueranno i segni della stanchezza. Prendetevi del tempo per voi: l’ingrediente per vivere un momento di relax è sempre lo stesso. Versato in tazzina da sorseggiare o “spalmato” su viso e corpo l’effetto rilassante che regala il caffè è assicurato. Ecco allora tutto ciò di cui avrete bisogno. Maschera scrub viso. Per ottenere una crema ad effetto levigante vi serviranno i fondi del caffè da unire in una ciotola all’olio di oliva. Ottenuta una consistenza fluida la passerete con movimenti circolari su viso e collo per poi risciacquarla con acqua tiepida. Il composto può essere conservato in frigo per tre giorni e tirato fuori almeno due ore prima del suo utilizzo. Un’altra ricetta prevede l’utilizzo di albumi montati a neve ai quali aggiungere i fondi di caffè prima di stenderla su tutto il viso e lasciarla agire per 10 minuti. Scrub corpo. Lo scrub esfoliante per il corpo si ottiene unendo ad una tazzina di caffè (sempre fredda!) mezzo bicchiere di fondi, zucchero di canna, olio di oliva, un po’ di cannella e noce moscata. Ottenuto il composto, andrà massaggiato sul corpo con movimenti circolari prima di fare la doccia o il bagno. La crema può essere conservata in frigo in un barattolo chiuso ermeticamente per diversi giorni.Contorno occhi decongestionante. Stanchezza accumulata durante la settimana? Il vostro weekend sarà salvo grazie a pochi e semplici ingredienti. Un cucchiaio di fondi di caffè, uno di yogurt e un limone. Una volta mescolati otterrete una crema omogenea che andrà riposta in frigo per almeno mezz’ora. Trascorsi 30 minuti potrete applicarla sulle occhiaie e lasciarla in posa per circa 10 minuti. Il suo effetto sarà rinfrescante e decongestionante. Poi potrete rimuoverla con un batuffolo di cotone. Capelli scuri. Capelli spenti? Per farli tornare a splendere vi serviranno solo due cucchiai di fondo di caffè. Dopo aver applicato lo shampoo, strofinerete con il composto i capelli per poi risciacquare abbondantemente. Il colore sarà ravvivato e non dovrete ricorrete all’aiuto del parrucchiere. Caffè e benessere, come abbiamo visto, vanno a braccetto. E voi avete qualche altra ricetta a base di caffè da suggerire a chi cerca sempre nuovi segreti di bellezza? [post_title] => Fondi di caffè: scopri qual è il tuo futuro… di bellezza! [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => fondi-di-caffe-bellezza-pelle-capelli [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-16 05:36:43 [post_modified_gmt] => 2013-10-16 03:36:43 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/fondi-di-caffe-bellezza-pelle-capelli/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [8] => WP_Post Object ( [ID] => 66712 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-10-16 09:07:02 [post_date_gmt] => 2013-10-16 07:07:02 [post_content] =>
Mignoli che si sollevano, caffè fatti roteare come un bicchiere di rosso e altri errori di chi vuole atteggiare a gran dama o esperto sommelier. Per scoprire i falsi conoscitori di caffè e qualche cattiva abitudine (ciucciare il cucchiaino, ad esempio).
Non c’è niente di peggio che vedere una finta signora che si atteggia a gran dama, seduta al tavolo da pranzo o in salotto, davanti ad una tazzina di caffè, con mignoli che si innalzano come code di volpino. Forse di peggio ci sono solo gli esperti in materiali, che per fare i degustatori provetti, roteano la tazzina come fosse un bicchiere di vino. Il galateo va di gran moda, almeno quanto fare finta di essere un sommelier, ma non c’è niente di più ridicolo di chi ci prova, commettendo una serie di errori uno dietro l’altro. Pessimi perché si cerca di strafare – quando ad essere normalissime persone educate c’è tanto da guadagnarci. Ecco un po’ di dritte per smascherare i “signori e le signore” del caffè – e imparare qualcosa di nuovo in materia che può sempre tornare utile. Se vuoi fare la perfetta padrona di casa Le posate da dolce, cucchiaini da caffè inclusi, non vanno mai apparecchiati sulla tavola ma devono arrivare insieme al dessert, o al vassoio del caffè. Al ristorante si usa così perché è più comodo per i camerieri apparecchiare tutto prima – ma a casa no. Fa eccezione la prima colazione ovviamente. Non servire il caffè a tavola. Il caffè (se non al ristorante) si beve in salotto, dove verranno condotti gli ospiti al termine della cena e dove si sarà allestito un piccolo tavolino per disporre il vassoio del caffè. Il caffè si serve nella caffettiera, la moka o una “teiera” apposita. Se si usano le cialde o si usa la macchinetta allora lo si porta già distribuito nelle tazzine. Attenzione ai tempi: la caffettiera mantiene il caffè al caldo, se lo servi nelle tazzine è meglio fare a tranche o il primo che hai preparato arriverà già freddo.Per essere veramente chic, la padrona di casa dovrebbe chiedere ad ogni ospite se desidera lo zucchero, quanto e eventualmente se gradisce l’aggiunta di latte o panna (entrambi da servirsi in appositi bricchi sul vassoio). Dovrebbe essere suo compito zuccherare il caffè e porgere la tazzina all’ospite. Nel caso in cui ogni ospite dovesse servirsi da sé, fondamentale il cucchiaio da zucchero (non si usa quello personale). A casa o al bar, ecco come si serve e come si beve La tazzina si serve poggiata sul piattino, con il manico rivolto a destra, e il cucchiaino sullo stesso lato. Il piattino si tiene con la mano sinistra, il cucchiaino con quella destra. La tazzina si porta alle labbra (non viceversa!) tenendo il manico con pollice e indice. Mai, mai, alzare il mignolo mo’ di coda di volpino. Poco chic e molto parvenù. Per assaporarne al meglio l’aroma Far ondeggiare la tazzina con movimenti rotatori, come fosse un calice di vino, non ha alcun senso e fa sembrare un po’ ridicoli. Il caffè va mescolato sempre, invece, anche se non si aggiunge lo zucchero. Ma non in senso orario o antiorario! Si mescola sempre dall’alto in basso, o viceversa. Il cucchiaino serve solo per mescolare. Dopo averlo usato, va riposto sul piattino, non lo si lascia immerso mentre si beve e non lo si appoggia dopo, a bevanda finita. Non si succhia, non si ciuccia, non ci si mangia la schiuma nel caso di un cappuccino. E dal mondo anglosassone, dove l’incrollabile tradizione del tea time è paragonabile solo al nostro rito dell’espresso, qualche altra etiquette rules sempre relativa al complicato rapporto tra tazzina, piattino, labbra e cucchiaino. Da osservarsi però quando si offre o si riceve una cup of tea. -Non si urtano i bordi della tazza di porcellana mentre si mescola -Evitare categoricamente di lasciare il cucchiaino nella tazza mentre si beve -Riporre il cucchiaino sul piattino, dalla stessa parte del manico -Bere il più silenziosamente possibile, evitando di sorseggiare e emettere strani suoni. Se vuoi saperne di più sul galateo del cucchiaino e della tazzina, leggi anche questo articolo... [post_title] => Signore e signori, il bon ton del caffè [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => galateo-cucchiaino-servire-il-caffe-bon-ton [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-10-16 09:07:02 [post_modified_gmt] => 2013-10-16 07:07:02 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/galateo-cucchiaino-servire-il-caffe-bon-ton/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) ) [post_count] => 9 [current_post] => -1 [before_loop] => [in_the_loop] => [post] => WP_Post Object ( [ID] => 66687 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-09-25 08:13:07 [post_date_gmt] => 2013-09-25 06:13:07 [post_content] =>
Caffè in Marocco o caffè marocchino? Tra il piccolo bicchierino a base di crema di latte e cacao che ordiniamo al bar e il caffè che si può assaporare a Marrakech non esiste alcun legame...
Il caffè marocchino, negli ultimi anni di gran moda nei bar a fianco dell’intramontabile espresso o del sempre tradizionale caffè macchiato, non ha nulla a che fare con il caffè che si beve in Marocco… il nome trae in inganno i meno esperti, ma in Marocco mai e poi mai il caffè viene arricchito dalla schiuma di latte, e il marocchino dei nostri bar, servito in una tazzina di vetro trasparente, deve la sua storia a tutt’altra area geografica…
Il caffè che si beve in Marocco
Niente di più lontano del nostro marocchino a base di espresso e schiuma di latte. In Marocco il caffè è lungo, molto zuccherato, fortemente aromatizzato con cannella e altre spezie, e, sebbene la cultura marocchina veda il tè come bevanda protagonista, il caffè si beve e si assapora allo stesso modo, con una sorta di rituale e una cerimonia che ricorda quella del tè. Il caffè marocchino è molto lontano dal gusto del nostro espresso, è più intenso, acidulo e fortemente caratterizzato dalle spezie. In molti casi lo zucchero, così come cannella e cardamomo, viene aggiunto durante la preparazione.L’origine del marocchino, a 2600 km di distanza da Marrakech
Il marocchino, anche -erroneamente- chiamato caffè marocchino, è più simile negli ingredienti e nella preparazione ad un cappuccino che non a un caffè. Nasce in Piemonte, ad Alessandria, in tempi relativamente recenti, come evoluzione del bicerin di Cavour, storica bevanda torinese che a sua volta deriva dalla ancora più antica “bavareisa” settecentesca: a base di caffè, latte e cioccolato, era servita in bicchieri di vetro tondeggianti. Ecco le radici del marocchino che beviamo oggi, servito, come i suoi predecessori, in vetro, ma in una tazzina dalle dimensioni ridotte rispetto a quella da cappuccio e leggermente più capiente di quella da espresso.. Perché allora “marocchino”? Sembra che il nome di questa golosa bevanda sia dovuto semplicemente alla sua colorazione che ricorda quella della pelle “Marocchino”, un tipo di cuoio molto pregiato ottenuto dalla lavorazione di pelli di capre e montoni e dalla caratteristica colorazione calda e intensa.Come fare e riconoscere un marocchino doc
Il marocchino è a base di caffè, cacao in polvere, latte montato a schiuma, in molti casi, per le varianti più ricche, si aggiunge del topping al gusto di cioccolato, da mettere sul fondo della tazza. L’ordine degli ingredienti è piuttosto importante: prima si monta il latte, creando una schiuma bella densa e morbida, che va versata nella tazza dopo aver cosparso il fondo con il cacao (o il topping al cioccolato). Quindi si eroga il caffè espresso direttamente dalla macchinetta sopra alla schiuma di latte e si termina con un'altra spolverata di cacao in superficie.Marocchino, espressino, vetrino… tu come lo chiami?
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In Piemonte e in Lombardia conosciuto con il nome di marocchino, questo bicchierino è diffuso in tutta Italia, ma viene chiamato con nomi diversi… A Torino ad esempio, molti bar lo servono con il classico nome di bicerin, in Puglia e in altre zone del sud Italia lo puoi ordinare chiedendo un “vetrino”, in altri casi è conosciuto come “espressino” anche se sembra erroneamente, poiché l’espressino prevede una distribuzione diversa degli ingredienti rispetto a quella del marocchino, con il caffè sotto e prima della crema di latte. Occhio anche a non confonderlo con il “moccaccino”, che è molto simile ma prevede l’utilizzo della panna al posto del latte.