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I caffè “on the road” di Csaba dalla Zorza, blogger del magazine Coffeeandnews.it. Il suo diario alla scoperta di come si prepara, si serve e si beve la nostra bevanda nazionale in giro per il mondo comincia da qui, da un caffè servito a letto, in vacanza…

“Macchiata” o con la brioche è una tradizione – da provare. Ecco che cosa ordinare a Catania, Enna o Messina.

Ogni regione ha le sue peculiarità, e i bar pugliesi hanno un dizionario tutto loro. Sciacquetta, l’espressino, leccese… come si dice caffè in Puglia?

Sul galateo al ristorante, delle uscite a cena e del business lunch si è scritto già di tutto. Ma esiste anche un “galateo del caffè”? Si […]

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Quando e come scegliere la tazza di tè giusta. Fra qualità, origini, tè molto conosciuti e altri più etnici, ecco una mini-guida per capirci qualcosa di […]

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Tè o caffè? La terza via oggi si chiama chai, un tè indiano speziato entrato di diritto nei menù delle caffetterie di mezzo mondo. Che cos’è […]

Se per te i cucchiaini sono tutti uguali, hai bisogno della nostra guida. Per imparare a riconoscerli, ed ad usarli nel modo corretto
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Penso di essere una delle poche italiane che ha imparato a bere il caffè all’estero, se ci penso provo un po’ di disagio, ma poi invece mi rendo conto che è stato un vantaggio, perché mi ha insegnato ad apprezzare il caffè buono, ogni volta che lo incontro.Quando mi sono trasferita in Giappone, alla fine degli anni ’80, l’espresso non era contemplato a casa e il caffè fatto con la moka sarebbe stato qualcosa di troppo esotico da reperire a Tokyo (o, dovrei dire, troppo costoso all’epoca per le mie tasche). Fatto sta che la mia “iniziazione” a questa bevanda – che oggi adoro – fu opera del caffè solubile. Lo dico per sincerità: mi piaceva e mi piace ancora, lo considero un luogo di approdo felice quando mi trovo in situazioni in cui il caffè buono è poco reperibile (in certi bar a Milano, ad esempio, farebbero meglio a servire questo surrogato senza pretese piuttosto che una tazzina preparata male). Negli anni, comunque, il mio rito del caffè si è evoluto, ampliato e raffinato. Oggi sono capace di preparare un’ottima moka (che io non bevo) e adoro fare il primo caffè della mattina a mio marito, usando i chicchi interi che vengono macinati al momento dalla nostra macchinetta per l’espresso, un piccolo lusso che mi sono concessa con la nuova cucina, due anni fa. Il profumo dei chicchi appena macinati che diventano liquido nero e cremoso nella tazzina dà alla mia giornata un’energia particolare, che mi fa stare bene. In vacanza ci si deve “accontentare” di quello che passa il convento, come si dice, e non sempre ho la fortuna di trovare un buon caffè. Ma la mia ricerca è incessante e ormai non esiste luogo che io possa frequentare, anche per un solo giorno, nel quale non provi a sentirmi a casa con una tazzina di caffè. Da quello europeo (il migliore forse che ricordo è a Londra, ma in una caffetteria italiana – nda..) a quello caraibico. Il mio peggior caffè? Sulla terrazza del golf Club all’Hyatt di Grand Cayman – ma la vista era talmente spettacolare che seduta lì potrei anche prenderne altri… Ecco, il mio caffè “on the road” potrebbe essere un diario alla scoperta di come si prepara, si serve e si beve la nostra bevanda nazionale in giro per il mondo. In realtà è frutto di una ricerca ormai automatica della tazzina perfetta, che deve accompagnare il mio risveglio per far sì che sia davvero una buona giornata. In questo momento, mentre scrivo da casa mia, al mare, il caffè della mattina è preparato con la moka e poi versato in una grande caffettiera che viene portata sulla tavola, insieme a tutto il resto. Ancora per qualche giorno sono in Sardegna, nella cornice che ha ospitato il set del mio libro “Summer Holidays” dal quale ho preso la fotografia che vedete qui (il letto della mia camera con il vassoio della prima colazione). Fare colazione a letto – come ormai è noto – è una delle cose che più mi piace, e come ogni lusso, va assaporato solo ogni tanto, per mantenerlo tale. E a voi, come piace prendere il caffè in vacanza? Raccontatelo su queste pagine di blog, mi piacerà sapere come state passando le vostre vacanze. A presto! Csaba [post_title] => Il mio caffè in vacanza [post_excerpt] => I caffè "on the road" di Csaba dalla Zorza, blogger del magazine Coffeeandnews.it. Il suo diario alla scoperta di come si prepara, si serve e si beve la nostra bevanda nazionale in giro per il mondo comincia da qui, da un caffè servito a letto, in vacanza... [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => caffe-csaba [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-08-06 07:03:20 [post_modified_gmt] => 2013-08-06 05:03:20 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/caffe-csaba/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [1] => WP_Post Object ( [ID] => 66654 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-08-21 11:26:16 [post_date_gmt] => 2013-08-21 09:26:16 [post_content] =>
“Macchiata” o con la brioche è una tradizione – da provare. Ecco che cosa ordinare a Catania, Enna o Messina.
Bere e mangiare qualcosa di caldo quando il sole batte a picco e il caldo diventa sahariano è una cosa impossibile. Così da maggio a settembre in Sicilia le abitudini cambiano e nei bar il classico espresso e il cappuccino con la brioche lasciano il passo alla loro versione gelata. La granita più famosa in Sicilia è la granita al limone, ma le tradizioni variano di paese a paese. Granita, più spessa e ghiacciata, o gremolata o cremolata, a consistenza più fine ed omogenea - le due ricette si sovrappongono e confondono spesso. Nel catanese si fa la granita di gelso, nel messinese quella di mandorle, a Bronte non si può non mangiare quella di pistacchio a Bronte. E la granita la caffè? Tipica del messinese, perché più che altro è il caffè stesso che diventa gelato: “ Il caffè freddo lo serviamo a -11°, con granetti di ghiaccio, nel bicchiere di vetro”. Deve restare granuloso e poi ci si aggiunge una cucchiaiata di panna. Oppure si usa per “macchiare” la granita al latte di mandorla - spiega Fabrizio, siciliano Doc, e gestore del Caffè Vergnano di Regalbuto, in provincia di Enna.Alla mattina, appena svegli, si fa colazione con la granita – nella brioche ovviamente – e dopo pranzo il caffè lo si beve davvero gelato. La granita con la brioche si mangia ancora prima del primo espresso della giornata, ma nelle giornate più calde non è difficile che diventi un sostituto del pranzo, o persino della cena. La si serve a parte, o aperta a metà e farcita con granita o gelato. Per i più golosi con aggiunta di panna, montata al momento. “Il miglior modo per mangiare la granita è sicuramente con la brioche. È una brioche apposita per il gelato, fatta con farina Manitoba, latte, uova, zucchero, e lunga lievitazione. Rotonda, dorata e lucente è quella con la classica pallina sulla cima. Una delle migliori, anzi la migliore non se ne abbiano a male i miei concittadini, è quella catanese, ma anche a Regalbuto ne abbiamo una ottima”. LA RICETTA Fare del caffè, espresso o con la moka, versarlo in una bacinella ampia e bassa e zuccherarlo a piacere. Lasciare raffreddare il caffè a temperatura ambiente. Infilare la bacinella nel freezer e dopo un’oretta, tirarla fuori, mescolare con una forchetta e rimettere in freezer. Basta fare questa operazione ad intervalli regolari –bastano un paio d’ore per fare la granita se si parte da una moka da 3 ad esempio, serve più tempo a seconda della quantità di caffè. [post_title] => Fenomenologia della granita siciliana [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => fenomenologia-della-granita-siciliana [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-08-21 11:26:16 [post_modified_gmt] => 2013-08-21 09:26:16 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/fenomenologia-della-granita-siciliana/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [2] => WP_Post Object ( [ID] => 66657 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-08-22 06:53:32 [post_date_gmt] => 2013-08-22 04:53:32 [post_content] =>
Ogni regione ha le sue peculiarità, e i bar pugliesi hanno un dizionario tutto loro. Sciacquetta, l’espressino, leccese… come si dice caffè in Puglia?
L’Italia è il Paese dei mille campanili e delle mille tazzine di caffè. Nel senso che città che vai, tradizione che trovi, da Nord a Sud. La Puglia è una delle mete preferite delle vacanze da italiani e stranieri, soprattutto verso la fine di agosto, in concomitanza con i festival di Taranta. Salento, Bari, Brindisi, Lecce: come si dice caffè in Puglia? Ebbene sì, serve proprio un traduttore. Caffè al ghiaccio. Tazzina di espresso che viene servita con un bicchierino con 2 cubetti di ghiaccio a fianco. Si zucchera il caffè, si mescola con il cucchiaino e poi si tuffa l’espresso rovente sopra i cubetti di ghiaccio e si beve. Di origine è leccese, ma orami si beve in tutta la Puglia. Espressino freddo Il corrispettivo pugliese della crema al caffè che si vede roteare dei miscelatori dei bar del resto d’Italia. Si chiama Espressino freddo sia quello, che la versione homemade fatta nei bar (caffè espresso messo a raffreddare nelle bottiglie fino a diventare una specie di granita, zuccherato e arricchito da panna). Caffè leccese Caffè espresso con latte di mandorla, un classico di Lecce che sta arrivando un po’ in tutta la Puglia. Nella versione fredda viene fatto con caffè shakerato. Espressino Il marocchino, per il resto d’Italia (il caffè macchiato con cacao). Qui è il più bevuto a colazione, più del cappuccio e dello stesso espresso. Perfetto per mischiarsi fra i locali soprattutto se accompagnato da un bel pasticciotto leccese. Cappuccino estivo Un granita di caffè fatta semplicemente mettendo nel freezer una bottiglia di caffè, su cui si aggiunge schiuma di latte, come in un cappuccino. Si beve e non si mangia con il cucchiaino però.Le particolarità locali però proseguono anche al di fuori dal banco caffetteria, come con la mitica “Sciacquetta”. Daniela Di Fiore, gerente insieme al marito di Amendola Bari aggiunge anche questa al dizionario pugliese da usare nei bar della regione. “È acqua con granita di limone, e si beve dopo pranzo o nel pomeriggio, per digerire. Farla è semplice, basta fare una limonata naturale e tenerla nel freezer in modo che sia mezza liquida e mezza ghiaccio. Si versa nel bicchiere e si serve con un’ultima spruzzata di limone. Davvero dissetante”. “Le particolarità locali non sono poi così tante, spesso è solo il nome a cambiare, alcune esistono da sempre, come il cappuccino estivo, altre come il caffè leccese sono arrivate a Bari con gli studenti. Abbiamo imparato a farlo grazie a loro. E non solo quello” continua Daniela “siamo affetti da una vera epidemia!”. Pare infatti che l’aperitivo barese non sia stato risparmiato dallo tsunami Spritz, che anche qui ha fatto piazza pulita degli altri cocktail classici. “Imperversa lo Spritz. Cose come il Bellini, il Negroni, lo Sbagliato sono spariti”. Globalizzazione da drink. [post_title] => Traduttore simultaneo per il caffè in Puglia [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => traduttore-simultaneo-per-il-caffe-in-puglia [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-08-22 06:53:32 [post_modified_gmt] => 2013-08-22 04:53:32 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/traduttore-simultaneo-per-il-caffe-in-puglia/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [3] => WP_Post Object ( [ID] => 66663 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-08-30 06:45:47 [post_date_gmt] => 2013-08-30 04:45:47 [post_content] =>
Sul galateo al ristorante, delle uscite a cena e del business lunch si è scritto già di tutto. Ma esiste anche un “galateo del caffè”?
Si chiama coffeetiquette, ed ecco un utile decalogo (serissimo)...Parla con il barista
Entri nel bar, magari al cellulare, con otto cose in mano e senza nemmeno un cenno di saluto ti fiondi ad un tavolino e nel tragitto con un filo di voce e senza manco un Buongiorno o Buonasera boffonchi qualcosa. Non ti stupire se dopo 5 minuti dal banco ti guardano con aria interrogativa. Non hanno sentito, o probabilmente ti hanno fatto il piacere di ignorare la tua maleducazione. Quando entri al bar, guarda in faccia chi hai davanti, saluta, e alla fine, ordina.Caffè fuori dall’ordinario
Se vuoi “un cappuccino senza schiuma con latte tiepido una spruzzata di cannella e latte di soia” questo è un tuo sacrosanto diritto. Se il barista storce il naso non ci fa una bella figura lui e non ci si deve sentire in imbarazzo ad avere delle richieste. Chiedere è lecito, rispondere è cortesia – dice il detto – quindi tentar non nuoce. Dovrebbe essere sancito dal codice d’onore del barman di non deridere un cliente esigente. Come cliente però non ci spazientisca se non hanno zucchero di canna integrale nel bel mezzo della savana o se il barista non sa snocciolare a memoria le origini delle dodici miscele a disposizione. Adattarsi senza piagnistei in questo caso è bon ton.L’ordinazione non si discute
Qualunque cosa tu abbia ordinato, semplice o complessa, non si cambia idea. O almeno lo si fa in modo cortese e solo, solo, se il barista non ha già cominciato a lavorarci su. “Non puoi farmelo ghiacciato?!” o “Posso averlo alla vaniglia al posto dell’amaretto?” suonano come una mancanza di rispetto per chi si ha davanti. Se hai cambiato idea nessuno ti obbliga a bere quanto portato, ma sia chiaro che la nuova bevanda è a carico tuo e non puoi pensare che ti venga offerta. Se lo fanno, bon ton è scrivere una recensione più che positiva su Tripadvisor!
Chiedi
Desideri un caffè particolare? Ti serve il dolcificante? Vuoi un tovagliolo, una cannuccia, un cucchiaino? Non serve vagare lungo il bancone con aria smarrita e non serve spazientirsi se mentre sei seduta al tavolo nessuno ti interpella. I barman sono persone, sono lì per aiutarti e saranno felici di offrirti più di quanto ti serve. Non aspettare però che possano leggerti dei pensieri.Il bicchiere d’acqua
In molti bar viene portato agli ospiti un bicchiere d’acqua insieme all’espresso. L’acqua andrebbe bevuta prima di bere il caffè, per pulire la bocca e apprezzare al meglio l’espresso. Non dopo, in teoria, per scacciare un sapore cattivo.Sorseggia con garbo
Alzare il mignolino come gesto chic è perlomeno passato di moda. Due note di buone maniere a tavola però non guastano. Come prima cosa è la tazzina che deve essere portata alla bocca, e non viceversa. Meglio non sporgersi quindi verso il tavolo modello cane. Lo zucchero si mescola con il cucchiaino, che poi va riappoggiato sul piattino. Nel tragitto non deve finire né in bocca, né sulla tavola. Le bustine di zucchero vuote le si lascia sul piattino, o sul vassoio se ce n’è uno. Non si appoggia la pattumiera sul tavolino. E finito il caffè, si usa il tovagliolo per pulirsi la bocca per evitare aloni nerastri sulle labbra.1 caffè = 1 ora
In Italia il caffè lo si beve al banco e la durata di una visita al bar può essere anche di pochi secondi. All’estero, o nelle caffetterie con divanetti e wifi, però la pausa per un caffè può durare persino ore. Nel mentre si studia, si lavora, si chiacchiera. Nessun problema, a meno che il bar non sia affollatissimo e che si occupi posto prezioso. Vale comunque la “regola” di ordinare un caffè (o un’altra bevanda) ogni ora, al massimo ogni ora e mezza.C’è un limite al cellulare
Spegnere il telefonino mentre si è al bar è un consiglio di galateo targato Diciannovesimo secolo, ridicolo al giorno d’oggi. Ostentare le proprie connessioni però è il peggio dei parvenu del Terzo Millennio. Soprattutto se la sosta si prolunga un po’, togli la suoneria, rispondi a bassa voce e se la cosa va per le lunghe piuttosto spostati in un angolo del locale, o esci.Pulisci
Nei bar con servizio al tavolo è previsto che un cameriere ti serva in tutto e per tutto, ma se ti siedi in una caffetteria stile Starbucks, ovviamente self-service, ci si deve “sparecchiare” da soli.Ringrazia
Dopo che ti hanno servito, dopo che ti hanno portato la seconda bustina di zucchero, dopo che hanno pulito il tavolo. E saluta, prima di uscire dal negozio, quando il barista è a portata d’orecchio. [post_title] => Maleducati al bar: galateo del caffè [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => galateo-del-caffe-bar [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-08-30 06:45:47 [post_modified_gmt] => 2013-08-30 04:45:47 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/galateo-del-caffe-bar/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [4] => WP_Post Object ( [ID] => 66666 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-09-02 08:03:38 [post_date_gmt] => 2013-09-02 06:03:38 [post_content] =>Il viaggio, di tazzina in tazzina, di Carolina Vergnano nella terra dei canguri. Passando dal n°1 caffè, terribile, al n°5 vista coccodrilli, ecco cosa ordinare a Melbourne, Sidney e Adelaide.
Questa estate ho trascorso tre settimane in Australia, con marito e figli, alla riscoperta dei luoghi in cui ho trascorso alcuni mesi della mia adolescenza. Una vacanza come si deve, di ben tre settimane, o purtroppo di tre settimane! Tre settimane senza i miei 6 caffè al giorno! Rigorosamente ristretti e senza zucchero. Il primo caffè australiano è una delusione. Mi trovo a Melbourne, seduta in uno splendido cafè lungo le sponde dello Yarra River e chiedo un generico caffè. Mi ritrovo costretta a bere un americano in tazza grande, acido e bollente. Capisco in uno sguardo che per ritrovare il mio solito caffè dovrò aggiungere almeno due parole: espresso, ristretto.
Non sempre però è la prima impressione che conta. Il secondo caffè, lo bevo a Penoma, nella valle dei vini del South Australia in un piccolo café sobrio e spartano. Mi servono un regular black accompagnato da un delizioso scone, con burro marmellata e panna montata. Indimenticabile. Al terzo caffè trovo finalmente un espresso, quello vero. Cammino in Jetty Road, nel quartiere Glenegl di Adelaide e mi imbatto in una bella facciata nera di un'elegante caffetteria. Entro alla ricerca di un espresso, e vengo piacevolmente sorpresa da una fila ordinata di tazze nere sopra la macchina. Familiari, sono le nostre! A sorpresa ritrovo proprio lo stesso caffè che bevo tutte le mattine, un Caffè Vergnano. Ovviamente, buono. Al quarto caffè, su consiglio della mia amica Csaba, prenoto con largo anticipo una colazione da Bill's, il locale di Bill Granger nel quartire di Darlinghurst a Sydney. Lui e questo ristorante in particolare sono famosi per le colazione, un vero rito australiano che da qui è stato esportato un po’ in tutto il mondo.
Mi colpisce un grande tavolo centrale che unisce mamme con bimbi, businessmen, ragazzi giovani e turisti giapponesi. Scelgo dal menù uova soft boiled, e un avocado olio e limone. Ovviamente ordino anche un caffè in tazza grande, e così il tutto diventa una bellissima esperienza, memorabile. Assaporo il quinto e ultimo caffè in un area picnic a Cardwell, una piccola città costiera infestata dai coccodrilli marini. La scelta è obbligata, il bar è uno solo, affollatissimo. Scelgo un crab sandwich (gustosissimo tramezzino a base di polpa di granchio) e un caffè doppio in tazza grande. Lo sorseggio ripensando alla meravigliosa vacanza, alla natura qui cosi selvaggia e dominante, carica per affrontare un altro anno pieno di nuove sfide e progetti (ovviamente, a base di caffeina). [post_title] => 5 caffè on the road in Australia [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => 5-caffe-on-the-road-in-australia [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-09-02 08:03:38 [post_modified_gmt] => 2013-09-02 06:03:38 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/5-caffe-on-the-road-in-australia/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [5] => WP_Post Object ( [ID] => 66672 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-09-13 10:42:00 [post_date_gmt] => 2013-09-13 08:42:00 [post_content] =>
Quando e come scegliere la tazza di tè giusta. Fra qualità, origini, tè molto conosciuti e altri più etnici, ecco una mini-guida per capirci qualcosa di più, imparare a sceglierlo e a berlo.
Bianco, nero, Earl Grey, verde, Matcha, rosso, Darjeleeng. Se non hai ancora capito la differenza, o ti sembrano tutti uguali, hai ancora un mondo da scoprire fatto di sapori, profumi, metodi di produzione e cultura millenaria. Dall’Inghilterra alla Cina le tipologie di tè sono tantissime, si bevono in modo diversi, ma nascono tutte dalla stessa piantina… Si definisce tè quella miscela di foglie essiccate di ‘’Camellia sinensis”, la pianta di tè, che viene coltivata nel mondo in molte varietà diverse, e sono classificate in base alla grandezza delle foglie. Oltre all’origine, la lavorazione delle foglie è determinante per il risultato finale: ci sono tè prodotti solo da foglie essiccate, altri in cui prima vengono fermentate, e infine i tè miscelati con altri ingredienti come spezie e frutta.Esistono tantissime tipologie di tè, ma le più conosciute e consumate sono quattro: quello fermentato, ovvero il tè nero, il parzialmente fermentato -tè Oolong-, l’appassito (o tè bianco) e il tè verde, totalmente non fermentato. La fermentazione comporta una variazione nel gusto, i tè fermentati sono in generale più decisi e robusti, quelli non fermentati e appassiti più delicati e leggeri. Tè nero. Sempre un grande classico, dalla colazione al tea time Probabilmente il più diffuso e conosciuto in Occidente, il tè nero è il più classico. Per ottenerlo, le foglie vengono essiccate, arrotolate e tritate, poi fatte fermentare in modo da conferirgli un sapore intenso e deciso. Esistono numerosissime varianti di nero, le più pregiate sono quelle ottenute dalla lavorazione di foglie integre e giovani. Tra i neri più famosi, l’Earl Grey, aromatizzato con la scorza estratta dall’olio di bergamotto, oltre che per colazione, è ottimo consumato in un qualsiasi altro momento della giornata e il suo gusto è esaltato dal limone.È più delicato dell’Darjeeling, molto più intenso e energetico e che solitamente si gusta al naturale, o con del latte. L’originale rito dell’Afternoon Tea inglese esclude categoricamente l’aggiunta del limone: solo un po’ di latte, da servire in un piccolo bricco a parte sul vassoio. Se ti piacciono i gusti decisi, puoi provare l’Assam, un tè nero indiano un po’ speziato. Le proprietà del tè nero sono molteplici: ricco di polifenoli, in grado di contrastare l’invecchiamento cellulare e i problemi cardiovascolari, astringente, ha capacità stimolanti e apporta un quantitativo di calorie praticamente nullo. Tè verde, il segreto di benessere che viene dall’Oriente Limpido e delicato, è un tè di origine cinese, le sue foglie non vengono fatte fermentare ma lavate e risciacquate. Bevuto in tutta l’area asiatica da millenni, in tempi recenti è arrivato nelle tazze degli occidentali grazie al gusto ma soprattutto alle sue molteplici proprietà. Negli ultimi anni in particolare, è diventato di gran moda, perché rappresenta un vero e proprio concentrato di elementi benefici, essendo ricchissimo di polifenoli e catechine: in primo luogo, è stata scientificamente dimostrata la correlazione tra il consumo di tè verde e una minore incidenza di malattie cardiache e alcune forme tumorali; inoltre possiede proprietà termogeniche ed è in grado di accelerare l’ossidazione dei grassi, ciò significa che è un validissimo alleato nelle diete dimagranti. Per i giapponesi uno dei più famosi è quello della varietà Bancha, leggero e dal vago sentore di paglia. Il tè verde ottenuto da alcune varietà inoltre, è utilizzato per preparare dolci, torte e biscotti: è il caso del Matcha, il tè per eccellenza servito nella tradizionale cerimonia in Giappone – lo si trova in commercio in polvere e ha un colore verde pistacchio. Il Gunpowder invece è il tè verde cinese più bevuto, dal sapore fresco e pungente, è anche il più servito nei ristoranti. Tè bianco. Il tè “per ricchi” dal sapore fruttato Quello bianco è ottenuto grazie ad un processo di appassimento delle foglie, è coltivato soprattutto in Cina, Taiwan e Thailandia. Molto aromatico, ha un sapore che ricorda quello del gelsomino e spesso non necessita di essere addolcito ulteriormente. È particolarmente indicato per chi vuole perdere peso, perché oltre ai benefici di quello nero, stimola la lipolisi e ha un contenuto di caffeina tale da non provocare fastidiosi problemi quali nervosismo e insonnia. Inoltre sembra contrastare la fame che ci assale quando siamo particolarmente stressati. A lungo considerato nelle aree orientali una tè per ricchi, dato che il suo costo era superiore, oggi possiamo trovarne in commercio diverse varietà: la White Peony, che sprigiona l’inconfondibile aroma di peonie, oppure la Shou Mei, o la Silver Needle, la varietà in assoluto più costosa, poiché ottenuta dalle gemme della pianta del tè. Prova a bere questo tè delicato e dal colore paglierino da solo o abbinato al succo di ribes rosso, oppure con un cucchiaio di sciroppo d’acero: effetto detox garantito. 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Luca è un lettore di Coffe&News.it e ha voluto condividere con noi la sua ultima scoperta in fatto di caffè. Ci racconta che cos’è, come berlo e gli indirizzi giusti di Tenerife dove provarlo. Vi piace l’idea? Scriveteci anche voi…
Tenerife può incantare per diversi motivi, per i suoi paesaggi particolari unici al mondo, desertici al Sud e completamente verdeggianti al Nord, per l’oceano invitante o per le sue spiagge incantevoli che contornano quest’isola di origine vulcanica che ospita la montagna più alta di Spagna, il vulcano Teide. Ma non solo. A me ha incantato anche per la sua gastronomia e in particolare per una bevanda a base di caffè. Durante numerosi viaggi in giro per l’Europa ho potuto gustare diversi tipi di caffè, alcuni buoni, altri pessimi. C’è anche da rilevare che un italiano è comunque esigente sull’argomento caffè. Tuttavia Tenerife può essere considerata una piacevole eccezione. Per gli amanti del caffè, infatti, Tenerife propone qualcosa di caratteristico e unico, il suo tradizionale Barraquito.Questo tipo di bevanda al caffè, proveniente da Tenerife é presente unicamente alle Isole Canarie e solo recentemente anche nella penisola iberica. La sua origine è misteriosa e non si conoscono di preciso i dettagli ma la leggenda vuole che intorno alla meta del XXº secolo fu un uomo comune chiamato Barraco che un giorno entrò in un bar di Santa Cruz e ordinò un caffè servito in questa maniera particolare e gustosa. Il nome Barraquito arriva proprio da qui. Intrigato da questo mistero, spinto dalla mia curiosità e galvanizzato dalla caffeina, sono partito come un esploratore alla ricerca del miglior Barraquito dell’isola. Prima tappa a Santa Cruz, la capitale. Perdendomi per le vie della città, lungo la Calle Peatonal del Centro che sale da Plaza de España mi sono imbattuto sorprendentemente in un bar storico che probabilmente offre il miglior barraquito della città, il Palmelita bar.
Questo Bar dall’aspetto old fashion mi ha catturato per la sua decorazione vintage ma accattivante, prometteva bene: ero esigente, ma le mie attese non sono state deluse. Mi viene servito in un bicchiere alto, diviso a strati, perché così devono restare i diversi ingredienti del Barraquito. Sul Fondo del bicchiere c’é la Leche Condensada (specialità canaria), poi il Licor 43 (si può anche ordinare non alcolico) mescolato con il latte caldo, caffè, schiuma in cima con un pizzico di cannella e il tocco finale, un pezzo di scorza di limone all’interno. Una volta servito si mescola e si beve gustando il sapore dolce e cannellato, con retrogusto di limone e liquore. Particolare ed esotico ma piacevole. La seconda tappa del mio Barraquito Tour è La Laguna, considerata la città più antica di Tenerife, stupenda e facente parte del patrimonio mondiale da parte dell’UNESCO. In questa città tanto meravigliosa quanto unica ho incontrato quasi per caso un coffee shop dallo stile moderno e minimale. Si chiama La Cafeina. L’ambiente è accogliente e il barista-proprietario sembra pronto a soddisfare la mia voglia di Barraquito. Voglio metterlo alla prova e ne ordino subito uno, potendo scegliere tra i tanti provenienti da tutte le parti della Coffee Belt.
Il barista è riuscito un’altra volta a soddisfarmi e il risultato è stato un buon Barraquito pre-serata, galvanizzante al punto giusto per godersi la festa del Cristo Santo, patrono di La Laguna. Con questa seconda tappa termina il mio breve Barraquito-Tour fatto per voi coffee lovers lettori del Blog. Tra un’escursione e un’altra durante il soggiorno sull’isola ora non ci saranno più scuse per non concedersi un coffee break a base di un Barraquito - cosi squisito che vi mancherà. Luca Ruà
"Studente universitario torinese in giro per l'Europa. Da sempre con la Moka in tasca per assicurarmi un buon risveglio da italiano. Appassionato di caffè e coffee culture, senza caffè non posso proprio stare. Trovandomi a Tenerife ho scoperto una loro specialità a base di caffè ed eccomi qua per raccontarvela e farvela conoscere." Vuoi raccontare anche tu la tua storia al caffè è mandarla alla redazione? Ti aspettiamo! Scrivici a: redazioneweb@coffeeandnews.it [post_title] => Il Caffè di Tenerife, il Barraquito [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => il-caffe-di-tenerife-il-barraquito [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-09-18 05:45:31 [post_modified_gmt] => 2013-09-18 03:45:31 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/il-caffe-di-tenerife-il-barraquito/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [7] => WP_Post Object ( [ID] => 66675 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-09-18 06:05:34 [post_date_gmt] => 2013-09-18 04:05:34 [post_content] =>
Tè o caffè? La terza via oggi si chiama chai, un tè indiano speziato entrato di diritto nei menù delle caffetterie di mezzo mondo. Che cos’è e come farlo, in casa (è facile ed è meglio del latte&brandy quando si sta male)
L’ultimo ricordo del chai risaliva a quando, in anni più giovanili, i freakettoni preparavano pentoloni di tè nero, latte e spezie varie. Non avrei mai pensato che quella pozione potesse diventare una bevanda di tendenza a livello internazionale. Ma “mai dire mai”. Tutt’altro che bevanda da ristorante etnico, il chai latte spopola da qualche anno nelle caffetterie degli Stati Uniti, ora anche d’Europa – in Italia ne siamo fuori solo grazie ad un radicato rito dell’espresso e alla mancata colonizzazione da parte di Starbucks. Ma durante le vacanze o quando si viaggia per lavoro non si può fare a meno di notare questa bevanda indiana nei menù, e volerla ri-provare almeno una volta. Il chai è una bevanda antica di ispirazione indiana costituita da tè al latte arricchita da spezie come zenzero, cardamomo, cannella, chiodo di garofano, pepe, anice stellato o semi di finocchio – una specie di vin brulè con teina. In realtà in India la parola chai è la traduzione esatta di tè, e masala chai la sua versione al latte, dolce e speziata, ma in Occidente abbiamo importato soltanto l’abbreviazione. Da Starbucks&co. per differenziarlo da quello che nel menù è indicato come latte (ossia un latte macchiato di caffè), lo chiamano chai latte e lo servono nei bicchieroni “tall, grande o small” (sempre e comunque minimo 300cc).Quasi impossibile farlo alla vecchia maniera [vedi ricetta sotto] si usa del latte in polvere aromatizzato sciolto in acqua calda e montato come un cappuccio. Il risultato è un po’ più addomesticato a livello di speziatura, sicuramente meno sano, ma si fa bere. È buono, riscalda, è un po’ più leggero di quei maxi cappuccini che usano bere al Nord ed è un po’ meno eccitante di un caffè, in più il profumo di spezie e di cardamomo è inebriante. Spopola, a Berlino, in Inghilterra e persino in Danimarca, sia caldo che in estate in versione iced. È talmente popolare che lo vendono in bustine di liofilizzato, tipo il cappuccino istantaneo, qualcuno ci cucina e il color chai latte ha persino sostituito il concetto di nuance beige nel make-up (esistono gli smalti chai latte!). Ignorarlo è impossibile e per innamorarsi di lui l’occasione perfetta è al primo freddo, quando si è raffreddati ma è ancora troppo presto per la cioccolata calda. È un vero concentrato di proprietà benefiche: antibatterico, digestivo, tonificante e antisettico, espectorante ed è il latte&brandy delle nonne in versione Terzo Millennio. Farlo in casa è facile, basta fare qualche tentativo per trovare il giusto equilibrio fra le spezie, e trovare le spezie. Ognuno ha la sua ricetta, c’è chi bolle prima il latte e chi no, chi aggiunge le spezie insieme al tè e chi mette tutto insieme fin dall’inizio. Questa versione è quella che funziona meglio, perché il latte non bolle mai e il tè non resta troppo a lungo in infusione, rischiando di rilasciare i tannini e rendere il tutto amaro: 1 – prendere un pentolino, scaldare fino quasi ad ebollizione circa 1l d’acqua (1 parte di latte fresco la si aggiunge dopo) 2 – mescolarci dentro le spezie (un pezzetto di cannella, un pezzetto di zenzero, 1 anice stellato, 1 chiodo di garofano, 3 semi di cardamomo schiacciati) e lasciar sobbollire 3 – dopo 15 minuti circa, aggiungere 500 ml di latte fresco, 1 cucchiaio scarso di tè nero e 1 cucchiaio di zucchero di canna (o 2 a seconda dei gusti), riportare in temperatura senza far bollire 4 – spegnere il fuoco e lasciare in infusione coperto per altri 5 minuti, quindi filtrare e servire (essendoci il latte va bevuto subito o nel giro di poche ore) [post_title] => Berremo chai latte [post_excerpt] => [post_status] => publish [comment_status] => open [ping_status] => open [post_password] => [post_name] => berremo-chai-latte [to_ping] => [pinged] => [post_modified] => 2013-09-18 06:05:34 [post_modified_gmt] => 2013-09-18 04:05:34 [post_content_filtered] => [post_parent] => 0 [guid] => https://www.caffevergnano.com/blog/berremo-chai-latte/ [menu_order] => 0 [post_type] => blog [post_mime_type] => [comment_count] => 0 [filter] => raw ) [8] => WP_Post Object ( [ID] => 66681 [post_author] => 5 [post_date] => 2013-09-18 11:37:58 [post_date_gmt] => 2013-09-18 09:37:58 [post_content] =>
Se per te i cucchiaini sono tutti uguali, hai bisogno della nostra guida. Per imparare a riconoscerli, ed ad usarli nel modo corretto
Mescoli il tè con un cucchiaio dal manico lungo e stretto? Oppure servi il budino con un cucchiaino squadrato? Molto probabilmente nel tuo cassetto delle posate c’è un po’ di confusione e pensi che i cucchiaini siano tutti uguali. Ma ti sbagli, ed è un peccato perché forse hai in casa già tutto il necessario per fare le cose nel modo corretto. E con due minuti di lettura potresti evitare spiacevoli scivoloni in fatto di galateo della tavola. Magari proprio ad un appuntamento di lavoro, o ad uno galante…
- Cucchiaino da caffè: è il più semplice da riconoscere dal momento che è il più piccolo, si usa infatti abbinato ad una tazzina dal diametro inferiore rispetto a quella da tè. Solo per il caffè espresso, o al limite, per alcuni servizi di posaterie, è indicato anche per l’uovo alla coque.
- Cucchiaino da tè: È un cucchiaino classico, di media grandezza, con la concavità panciuta. Si usa per tè, tisane, caffè filtro, yogurt, cappuccino, o per altre bevande calde a base di latte servite in tazza da tè, mug, o da prima colazione.
- Cucchiaio da tavola: quello per le minestre, le zuppe e per mangiare i cereali della prima colazione.
- Cucchiaio da dessert, o da dolce: è più piccolo di un cucchiaio da tavola, ma più grande di quello da tè. Si usa per i dolci al cucchiaio come bavaresi o budini, le macedonie, o per alcuni antipasti.
- Cucchiaino da gelato, o paletta: facilissimo da riconoscere, la concavità è piatta e leggermente squadrata. Si usa per servire gelati e sorbetti.
- Cucchiaio da bar, o da bibita: è solitamente usato nella preparazione dei cocktail. Ha un manico molto allungato e sottile, a volte ritorto su se stesso, per mescolare gli ingredienti della bevanda. Oltre che nei long drink, può essere servito anche nei frappè, frullati e granite.
- Cucchiaio da zucchero: è quel cucchiaio con la concavità caratterizzata da una forma lobata, simile ad una conchiglia, forma che impedisce di confonderlo con quello da dolce o da tè. Di dimensioni intermedie fra i due, si usa solo per prendere lo zucchero dalla zuccheriera. Non le zollette, per le quali esiste una pinza apposita.
- Cucchiaino storto: È un cucchiaio che si utilizza solo per i neonati, piccolo e con una leggera stortatura nel manico rispetto alla parte concava.
I caffè "on the road" di Csaba dalla Zorza, "blogger" del magazine Coffeeandnews.it. Il suo diario alla scoperta di come si prepara, si serve e si beve la nostra bevanda nazionale in giro per il mondo comincia da qui, da un caffè servito a letto, in vacanza...
Penso di essere una delle poche italiane che ha imparato a bere il caffè all’estero, se ci penso provo un po’ di disagio, ma poi invece mi rendo conto che è stato un vantaggio, perché mi ha insegnato ad apprezzare il caffè buono, ogni volta che lo incontro.