La pazienza del barista

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Richieste assurde al bar, combinazioni alle quali nemmeno le menti più fantasiose riescono ad arrivare. Al bar il caffè lo si beve in tutti i modi. Anche macchiato con il vino rosso…


La pazienza è la virtù dei... baristi, l'unica in grado di far fronte alle miriadi di richieste assurde fatte al bar. Quando si parla di caffè, infatti, gli italiani sono molto (ma molto) esigenti. Non sembrano esistere regole quando si chiede un espresso al bar: ognuno segue le proprie abitudini, i propri riti e il proprio personale piacere, facendo richieste al limite dell’assurdo. Ho sentito chiedere “un accenno di caffè”, o un “caffè schiumato senza latte” o ancora un “caffè lungo, ma non troppo”. Da assidua frequentatrice di bar e amante dell’ormai “banale” espresso (talmente banale che spesso i baristi mi chiedono, con un velo di stupore nella voce, “normale?”) potrei continuare. Come quando ho sentito chiedere un ristretto con la goccia (per poi scoprire che si trattava di una goccia di latte, messa sul cucchiaino per “non sgarrare e non esagerare”).

Ristretto, lungo, macchiato, corretto. Sembrerebbero richieste normali, ma spesso nascondono delle “insidie”. L’accenno di caffè non è nient’altro che un ristretto corto, un “ristrettissimo potrei dire”. Appoggi la bocca alla tazzina ed è già finito. E poi il lungo ma non troppo. Ho visto il barista vacillare e chiedere al cliente di fermarlo quando riteneva opportuno. E ancora un caffè schiumato ma senza latte (con che cosa allora?). E poi il caffè corretto, ma non come lo bevevano i nostri nonni, con la sambuca. Oggi corretto significa con l’aggiunta di nutella, di granelle, di una spruzzata di cacao…

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Tazza piccola o tazza grande? Anche le dimensioni giocano un ruolo fondamentale. Se un tempo solo chi beveva il caffè d’orzo aveva il privilegio di poter scegliere, ora sembra che le due alternative siano appannaggio anche degli amanti del caffè. L’espresso, oggi, c’è chi lo beve in tazza grande. Per non parlare del macchiato, che diventa quasi un cappuccino.

Bollente, ma solo per alcuni. Il caffè c’è chi lo beve al limite dell’ustione e chi invece lo ordina e poi lo lascia raffreddare. Ho visto clienti discutere tra di loro, perché “il caffè tiepido proprio non lo si può bere” e altri che si fanno scaldare la tazzina, aprono la bustina di zucchero per essere pronti e non appena servito, lo trangugiano, senza preoccuparsi della temperatura altissima. Perché piace così. Perché ogni palato ha le sue esigenze.

Zucchero, miele, dolcificante. O Fruttosio. C’è chi sostiene che il vero intenditore non aggiunge zucchero. Ma anche qui si tratta di gusti. Zucchero raffinato o zucchero di canna? Ma non solo. C’è chi mette il dolcificante e chi chiede un particolare tipo di miele. E ancora chi chiede il fruttosio…

“Un cappuccino tiepido tendente al caldo”. È questa una delle richieste più assurde che si è sentito fare Silvio Paterno, gestore del Coffee Shop 1882 presso Eataly di via Lagrange a Torino. E ancora un “caffè un po’ lungo ma forte, o un espresso in vetro, ma vetro freddo”. Ma non finisce qui perché alle richieste si aggiungono le domande: “Se bevo questo decaffeinato mi assicura che stanotte dormo?” O ancora: “L’orzo contiene caffeina?”
Ma non è l’unico a dover far fronte a richieste stravaganti. “Un signore mi ha chiesto un ristretto in tazza grande molto macchiato ma senza schiuma e bollente” racconta uno dei ragazzi che lavora al bar con Silvio. “E concludo parlando del più strampalato: un inglese mi ha richiesto un cappuccino…macchiato al vino rosso”.

In ogni caso, anche di fronte alla richiesta più strampalata, il barista deve essere pronto a comportarsi nel migliore dei modi, ecco i nostri consigli!

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