La ragazza del supermercato

Cinzia lavorava nel piccolo supermercato di una cittadina in cui si conoscevano un po’ tutti. Nessuno dava mai confidenza alle persone, come spesso succede nelle province del Nord Italia, anche se ognuno «vedeva» e ognuno «parlava» rigorosamente alle spalle. Davanti solo sorrisi, buongiorno e buonasera.

C’erano alcuni clienti che Cinzia serviva tutti giorni e che non riuscivano a dirle più di «ecco la tessera punti.»

Lei all’inizio ci aveva sofferto, perché pensava che non ci fosse nulla di male a chiedere cose tipo «come va la vita?», ma poi aveva capito che, insieme alla divisa, doveva indossare la maschera dell’anonimato. Così si limitava a salutare quelle persone che le sfilavano davanti con i loro carrelli, cercando di avere moneta a sufficienza quando pagavano un litro di latte con 50 euro.

I bip di quando scorrevano i prodotti sul sensore erano per Cinzia una specie di ninna nanna cui si abbandonava come se cadesse in trance. Apriva la bocca solo per dire «quante buste?» e «sono 22 euro e 60». A volte aggiungeva «arrivederci».

Un pomeriggio entrò Davide, un omone della Romagna appena trasferito dalla sua banca in una piccola sede del nord: «Buonasera signorina, come va? » le disse mentre le passava davanti, e lei lo guardò stralunata.

Vedendola impalata, aggiunse: «Signorina tutto ok?», e a lei non restò che annuire. Davide ebbe l’ennesima conferma che al nord la gente fosse più distaccata, per cui decise di adattarsi.

Andava a fare la spesa continuando a salutare quella cassiera educata eppure silenziosa, con gli occhi né alti né bassi, semplicemente persi. Un giorno era così assorta nei suoi pensieri che era arrivata alla fine e non gli aveva nemmeno detto quanto doveva pagare. Davide non resistette: «Signorina… il totale.»

Cinzia si risvegliò di colpo.

«Mi scusi ma ho un po’ di pensieri e oggi sono fusa. Cioè… io sono sempre fusa.»

L’uomo allungò la mano: «Piacere, Davide.»

Lei fu costretta a presentarsi: «Io sono Cinzia e… non sono abituata.»

«Non è abituata a chiamarsi Cinzia?»

Lei rise.

«No… a parlare con i clienti.»

«In Romagna se non fai due chiacchiere con la cassiera pensano che tu abbia dei problemi.»

«Davvero? Qui è il contrario: pensano che tu abbia qualche problema se attacchi bottone.»

«Però ci sono le vie di mezzo, no?»

Una signora carica di surgelati interruppe con i suoi occhi quelle chiacchiere.

Da quel giorno, Cinzia e Davide cominciarono a intrattenersi in piccole conversazioni ogni volta che lui faceva la spesa. Davide era il classico uomo solo che non sa cavarsela in cucina e così Cinzia, se non c’era la fila, si soffermava a dargli timidi consigli su come condire una pasta o rendere più appetitosa un’insalata. Senza rendersene conto, Davide realizzò che ogni scusa era buona per andare al supermercato.

Acquistava poche cose, giusto per tornare il giorno dopo facendo finta che gli fosse venuta voglia di coca-cola o avesse finito i tovaglioli di carta. Anche Cinzia aveva iniziato ad aspettarlo fino a che, un giorno, lui si decise a invitarla a bere un caffè a casa sua.

«Dopo tutti questi consigli mi aspettavo almeno una pasta al tonno…» rispose Cinzia sorprendendosi della sua stessa audacia. Era sposata da dodici anni ma le cose, ultimamente, non andavano così bene e inconsciamente cercava nuove emozioni. Ora che le era scappata quella richiesta non poteva più tirarsi indietro.

Davide non sapeva bene cosa fare. Anche lui era sposato, sua moglie era rimasta in Romagna e la distanza non aveva aiutato la situazione. Rifletté un attimo e alla fine cedette alla ragazza del supermercato: «Allora ti aspetto domani sera per una pasta al tonno.» Passarono dal lei al tu in modo automatico e si scambiarono i contatti telefonici senza scriversi troppe cose: semplici sms senza faccine e senza puntini di sospensione.

Entrambi sentivano che avevano qualcosa da nascondere ai rispettivi partner. Cinzia disse al marito che quella sera avrebbe dovuto fermarsi al lavoro per fare l’inventario, ogni tanto le capitava. Davide disse alla moglie che doveva cenare con il capo, ogni tanto gli capitava.

Lui apparecchiò cercando di metterci tutta la cura possibile, e vedendo su internet un tutorial sulla «pasta al tonno perfetta.»

Cenarono senza dirsi troppe parole. Quando lei beveva, lui beveva. Quando lui assaggiava, lei assaggiava.

La pasta era incredibilmente buona e questo indirizzò la serata subito sul binario giusto. A rendere l’atmosfera strana ci fu solo il peso delle loro coscienze. Entrambi volevano un bacio ma entrambi sapevano che sarebbe stato meglio evitarlo.

A un certo punto, Cinzia capì che doveva parlare: «Senti Davide, non ti ho ancora detto una cosa… io sono sposata.»

Davide si sentì sollevato: «Anch’io sono sposato… solo che ancora non te l’avevo detto perché… perché…»

«…Perché anche se sei romagnolo non sempre puoi dire tutto.»

Davide rimase senza parole. Non sapeva se provare a baciarla oppure no, per cui restò lì a guardarla per un minuto che assomigliava a un film di due ore. Alla fine non lo fece e si risedettero a tavola.

La cena prese una nuova piega e cominciarono a ridere come non avrebbero mai pensato di fare. Prima di andare via, lui le diede solo un abbraccio fortissimo senza lasciarle il tempo di protestare.

«Sono contento che tu sia venuta. Ora però è meglio se torni a casa.»

«E tu chiama tua moglie. Domani ti aspetto al supermercato… solo se hai veramente bisogno, però.»

Lui sorrise. Si erano capiti. Dal giorno dopo provarono a diventare amici.

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