La newyorkese di Puglia

Marina aveva talmente paura dell’aereo che non voleva nemmeno sentirlo nominare.

Lo aveva preso solo una volta per andare ai Caraibi, in viaggio di nozze, e l’atterraggio in mezzo al nubifragio l’aveva abbastanza scioccata.

Appena arrivata, anziché i fiori, le avevano offerto un calmante.

Luca Bianchini per Caffè VergnanoSuo marito aveva fatto il possibile per farle dimenticare quel trauma, e a nulla erano valsi i petali di rosa che ogni sera le faceva trovare sul cuscino, anzi: a lei facevano venire il nervoso.

Durante il soggiorno, aveva chiesto alla reception se poteva rientrare a Brindisi in nave, ma le erano scoppiati a ridere in faccia.

Per cui visse la sua luna di miele nell’attesa del ritorno, rovinandosi quel viaggio da favola, che i loro amici le avevano regalato discutendo per settimane tra Caraibi e Maldive.

L’unica persona che sembrava capirla era Serena, una ragazza di Milano, in viaggio per la prima volta da sola. Era piena di vita e di storie, e con la sua simpatia riuscì a farle dimenticare un po’ di patemi. Una volta le insegnò pure a respirare con il diaframma.

Suo marito una sera le fece trovare un’aragosta nel piatto, e la guardò con la faccia di chi dice: “Se non la mangi, ti lascio stasera.” Marina si sforzò di gustarla e fece anche un selfie, che spedirono agli amici.

Per fortuna la vacanza finì, e come ricordo la sposa si portò a casa l’abbraccio caloroso di Serena, che tornava a Milano a bordo di un altro aereo. Si ripromisero di rivedersi presto, in quegli accordi un po’ farlocchi che si fanno a fine vacanza.

Il ritorno fu una via crucis, e quando atterrarono a Roma Marina non volle prendere la coincidenza per Brindisi, e supplicò quel santo di suo marito di noleggiare un’auto.

Da allora, non ne volle più sapere di aerei.

Si spostava in treno, in nave, in bus, in scooter, in bici. Il suo mondo andava da Brindisi a Trieste, e una volta sconfinò fino a Parigi.

Con Serena era rimasta in contatto, si chiamavano spesso e a turno si andavano a trovare. Quando Marina arrivava a Milano, si sentiva un po’ la newyorchese di Puglia.

Per i suoi quarant’anni, Serena organizzò una mega festa.

Marina ci teneva tantissimo a partecipare e suo marito l’aveva aiutata a trovare il biglietto più comodo, visto che lui aveva un impegno di lavoro. Lei avrebbe viaggiato tutto il giorno in treno, ma sarebbe arrivata in tempo per festeggiare la sua amica.

Invece quella mattina memorizzò l’orario sbagliato, e si trovò a piangere davanti al capotreno. Chiamò disperata suo marito, che le disse: “Io non posso mollare il lavoro, ma posso trovarti un biglietto aereo per Milano.”

Dopo poco, Marina era nella sala partenze. Salutò il marito in aeroporto come una protagonista di “C’è posta per te”.

Si portò dietro un rosario, che recitò di nascosto a occhi chiusi. Quando lo steward le chiese: “Caffè o tè?, signora?”, lei rispose: “Un ansiolitico, per favore”.

Lo Steward le sorrise, le versò il caffè e le disse: “Cominci con questo. Tanto tra poco siamo arrivati.” “Di già?”, rispose lei, e capì che nella vita aveva perso troppo tempo.

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