La lista di cocktails del tuo bar, fatta di drink più o meno famosi, non è un documento sigillato con la ceralacca subito dopo la sua stesura. E' un menù personalizzabile e fatto ad immagine e somiglianza della tua clientela. Alcune voci, però, non possono mancare mai.
Ad ognuno il suo
L'obiettivo è quello di preparare un cocktail che, pur basato su una ricetta condivisa, sia in qualche maniera unico e originale. Con una leggera correzione, con una presentazione fuori dagli schemi o con l'aggiunta di un particolare estetico all'apparenza insignificante, puoi far sì che il tuo locale venga associato a questo o a quel cocktail per il tratto distintivo che avrai saputo dargli.
Gli intramontabili, i cocktails più famosi
Alcuni cocktail sono delle vere istituzioni nel pianeta del beverage. Li conosciamo tutti, fanno parte della nostra cultura perché li abbiamo assaporati nei romanzi, gustati nei film e sorseggiati nelle canzoni. Di alcuni di essi non possiamo fare a meno. I dosaggi tipici espressi in centilitri sono un'indicazione che la dimestichezza renderà col tempo superflui.
Bloody Mary. 4,5 di vodka, 9 di succo di pomodoro, 1,5 di succo di limone, sale, pepe e lacrime di tabasco. Né shakerato, né miscelato, ma confezionato con l'antica tecnica del throwing. Miss Mary Pickford ne sarebbe lieta. Un'alternativa valida alla costola di sedano è un gamberetto sulla svasatura del bicchiere.
Margarita. 3,5 di tequila, 2 di triple sec e 1,5 di lime. È un sour latino che è sulla breccia dell'onda fin dagli anni '30 del secolo scorso. Hemingway se ne appropriò in Messico in uno dei suoi viaggi e non lo lasciò per tutta la vita. Si serve nella tipica coppa "sombrero" con il bordo salato per metà. Shakerato on the rocks è la versione più tradizionale.
Cuba Libre. 5 di rum bianco, 10 di cola, 1 di succo di limone o lime. Ebbe i natali nei primi del '900 durante la guerra Ispano-Americana, precisamente a L'Avana. Con tutta probabilità il nome deriva dal grido di battaglia dei guerriglieri cubani. La preparazione è elementare. Basta mescolare gli ingredienti in un highball con ghiaccio per entrare nella storia. Con due gocce di angostura prima della miscelazione, la storia la si cambia.
Vodka Martini. 5,5 di vodka e 1,5 di vermouth dry. Mentre la coppetta si raffredda a dovere con tre o quattro cubetti di ghiaccio, si miscelano delicatamente vermouth dry, vodka e ghiaccio nel mixing glass e si filtra nel bicchiere decorando con scorza di limone. Un'altalena di olive verdi colpisce nel segno.
Manhattan. 5 di whiskey rye, canadese o bourbon, 2 di vermouth rosso e angostura. Dal 1874 si prepara nel mixing glass con tre quarti di ghiaccio battezzato con qualche goccia di angostura. Per la decorazione, la ciliegia al maraschino è codificata, la scorza di limone arricciata un accessorio notevole.