Nessuno è solo

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Valeria era single da troppo tempo e la cosa non le andava più bene.

Le sue amiche storiche non solo si erano fidanzate, ma erano convolate a nozze, avevano ricevuto batterie di pentole e distribuito bomboniere. E, soprattutto, si erano riprodotte entro i trent’anni. Per quanto fosse considerata la zia di tutti questi «nipoti», era abbastanza evidente che ormai Valeria e le sue amiche avessero preso strade diverse.

E quando, all’ultima cena prima delle vacanze, le sue amiche erano state un’ora a discutere su quanto fosse importante che la piscina del villaggio vacanze avesse l’animatore per bambini, Valeria decise che quell’estate avrebbe cominciato una nuova vita. Il suo unico confidente era Mario il barista, tutto muscoli e tattoo, che lei vedeva ogni giorno sotto casa, e con cui riusciva a parlare senza fronzoli. Lui le raccontava le sue avventure sentimentali senza pudore e senza congiuntivi, e a volte le chiedeva qualche consiglio: «Ma secondo te se le mando i fiori poi ci sta?» Valeria prima rideva e poi provava a rispondere. Un giorno fu lei a chiedere: «Dove può andare in vacanza una ragazza che ha tutte le amiche sposate e cerca il principe azzurro?» Mario ci aveva pensato un attimo mentre le serviva il caffè, e alla fine le aveva risposto: «Crociera per single. Dividi la cabina con gente simpatica, vedi facce nuove, non ci sono coppie né bambini, tutti dai 25 ai 50 anni. L’ho fatta e ho rimorchiato.» L’aveva detto in modo tassativo, aggiungendo note ed esperienze di altri clienti del bar che erano tornati entusiasti. A lei sembrava una cosa anni Novanta, destinata a ragazze disinibite del Nord Europa e maschi latini arrapati. Ma alla fine, non avendo alternative, si era imbarcata dal porto di Savona sulla «Nave dei giovani». Già in coda, si chiese cosa ci facesse con quella gente lì. Ragazze in tiro come se dovessero andare in discoteca fin dal mattino, ragazzi con occhi pronti ad attaccar bottone. Come prima reazione, Valeria si chiuse in cabina, che doveva dividere con un’altra ragazza «single». Peccato che la tipa si presentò due ore dopo la partenza perché appena salita a bordo aveva già beccato un ragazzo di Padova senza fare in tempo a posare il bagaglio. «Mi chiamo Sabrina e mi sono già fidanzata» le disse appena la vide, quasi a mo’ di sfregio, e Valeria pensò che capitavano tutte a lei. Subito dopo essersi presentata, Sabrina si trasferì dal ragazzo di Padova. Valeria sistemò la sua roba in cabina dotata di luci soffuse, tende indianeggianti, cuscini sparsi ovunque. Decise che non si sarebbe arresa subito a quella che le sembrava un’enorme cazzata. Sul letto trovò il programma della serata: «Snow Party», per ballare sfrenatamente sotto una montagna di neve sparata dai cannoni! La prese sul ridere e si preparò a uscire senza impegnarsi troppo nel look. Mentre cercava la discoteca, vide solo ragazze scollate, piene di mascara e brillantini, e maschi in canotta o in camicia a seconda se avessero i muscoli o meno. Insomma, la crociera per single era oggettivamente democratica: ce n’era per tutti i gusti. In pista molti si lanciavano in balli sfrenati come se fossero in un promo di Italia’s Got Talent. Valeria, dopo aver provato a ballare «Flashdance» nell’unico momento revival, si era messa su una poltroncina a osservare gli altri che le mettevano sostanzialmente malinconia. A un certo punto il barista le offrì un cuba libre, e le disse: «A ogni crociera c’è sempre una cliente come lei… e sono le mie preferite. Piacere Osvaldo.» Valeria gli sorrise incuriosita: aveva l’accento romagnolo, il che lo rendeva subito simpatico. Così, stette tutta la sera al bar a chiacchierare con Osvaldo tra un cocktail e l’altro, mentre molti intorno a lei limonavano come se non ci fosse un domani. Lui la guardava e ogni tanto le riempiva il bicchiere. A fine serata, anche se era vietato, le bussò in camera e Valeria, finalmente, si divertì. Osvaldo era un amante incredibilmente dolce, sensibile, divertente, creativo e arrapato quanto basta per desiderarlo ancora. Così Valeria visse tutta la settimana sulla crociera dei single aspettando che si spegnessero le luci dei vari «Thriller Party», «White Party» e il «Beer Festival» per «vivere un’atmosfera tipo Ocktoberfest.» Osvaldo la raggiungeva in cabina con vari sotterfugi e ogni sera la deliziava con un po’ di piacere. Lei godeva quei momenti sapendo che non era l’amore della sua vita, ma una parentesi spensierata. L’ultima sera, però, Valeria cercò Osvaldo con un po’ più di apprensione. Non era al bar del «Flower Party», né a quello della «serata a occhi chiusi». Non sapeva come e dove cercarlo. Provò a chiedere gli altri baristi ma sembrava essersi dissolto. Sapeva che non aveva gli elementi per ritrovarlo: né un cognome, né un telefono, né un numero di stanza. Così passò l’ultima serata in cabina, sperando che bussasse alla porta all’improvviso. Non lo fece. Era un marinaio, in fondo, anche se travestito da barista. Quando al ritorno Valeria raccontò la vacanza a Mario, il suo barista sotto casa, lui si sentì così colpevole, che la guardò e le disse: «Stasera ti porto a cena fuori io.» Lei prima gli scoppiò a ridere in faccia. Poi capì che non stava scherzando. Forse aveva un debole per i baristi e non lo sapeva. Nel dubbio, accettò l’invito, e si preparò a quella serata come l’inizio di una nuova vita.
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