Marocco e marocchino

Caffè in Marocco o caffè marocchino? Tra il piccolo bicchierino a base di crema di latte e cacao che ordiniamo al bar e il caffè che si può assaporare a Marrakech non esiste alcun legame…

Il caffè marocchino, negli ultimi anni di gran moda nei bar a fianco dell’intramontabile espresso o del sempre tradizionale caffè macchiato, non ha nulla a che fare con il caffè che si beve in Marocco… il nome trae in inganno i meno esperti, ma in Marocco mai e poi mai il caffè viene arricchito dalla schiuma di latte, e il marocchino dei nostri bar, servito in una tazzina di vetro trasparente, deve la sua storia a tutt’altra area geografica…

Il caffè che si beve in Marocco
Niente di più lontano del nostro marocchino a base di espresso e schiuma di latte. In Marocco il caffè è lungo, molto zuccherato, fortemente aromatizzato con cannella e altre spezie, e, sebbene la cultura marocchina veda il tè come bevanda protagonista, il caffè si beve e si assapora allo stesso modo, con una sorta di rituale e una cerimonia che ricorda quella del tè. Il caffè marocchino è molto lontano dal gusto del nostro espresso, è più intenso, acidulo e fortemente caratterizzato dalle spezie. In molti casi lo zucchero, così come cannella e cardamomo, viene aggiunto durante la preparazione.

L’origine del marocchino, a 2600 km di distanza da Marrakech
Il marocchino, anche -erroneamente- chiamato caffè marocchino, è più simile negli ingredienti e nella preparazione ad un cappuccino che non a un caffè. Nasce in Piemonte, ad Alessandria, in tempi relativamente recenti, come evoluzione del bicerin di Cavour, storica bevanda torinese che a sua volta deriva dalla ancora più antica “bavareisa” settecentesca: a base di caffè, latte e cioccolato, era servita in bicchieri di vetro tondeggianti. Ecco le radici del marocchino che beviamo oggi, servito, come i suoi predecessori, in vetro, ma in una tazzina dalle dimensioni ridotte rispetto a quella da cappuccio e leggermente più capiente di quella da espresso.. Perché allora “marocchino”? Sembra che il nome di questa golosa bevanda sia dovuto semplicemente alla sua colorazione che ricorda quella della pelle “Marocchino”, un tipo di cuoio molto pregiato ottenuto dalla lavorazione di pelli di capre e montoni e dalla caratteristica colorazione calda e intensa.br187853_bw e1380103859688 200x300

Come fare e riconoscere un marocchino doc
Il marocchino è a base di caffè, cacao in polvere, latte montato a schiuma, in molti casi, per le varianti più ricche, si aggiunge del topping al gusto di cioccolato, da mettere sul fondo della tazza. L’ordine degli ingredienti è piuttosto importante: prima si monta il latte, creando una schiuma bella densa e morbida, che va versata nella tazza dopo aver cosparso il fondo con il cacao (o il topping al cioccolato). Quindi si eroga il caffè espresso direttamente dalla macchinetta sopra alla schiuma di latte e si termina con un’altra spolverata di cacao in superficie.

Marocchino, espressino, vetrino… tu come lo chiami?
In Piemonte e in Lombardia conosciuto con il nome di marocchino, questo bicchierino è diffuso in tutta Italia, ma viene chiamato con nomi diversi… A Torino ad esempio, molti bar lo servono con il classico nome di bicerin, in Puglia e in altre zone del sud Italia lo puoi ordinare chiedendo un “vetrino”, in altri casi è conosciuto come “espressino” anche se sembra erroneamente, poiché l’espressino prevede una distribuzione diversa degli ingredienti rispetto a quella del marocchino, con il caffè sotto e prima della crema di latte. Occhio anche a non confonderlo con il “moccaccino”, che è molto simile ma prevede l’utilizzo della panna al posto del latte.

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