Social Eating: la cena è al buio

Si scrive “Social Eating” si legge “a cena con perfetti sconosciuti”. Viene dal web l’ultima moda in fatto di cibo. Un appuntamento a tavola “al buio” che spesso ruota attorno ad un tema, il cui invito parte in rete e si diffonde attraverso il passaparola sui social network.

Il Social Eating sta prendendo piede anche in Italia dove i “ristoranti improvvisati” crescono di mese in mese. Apprendisti chef o semplici appassionati si mettono dietro ai fornelli e sperimentano nuovi piatti da presentare a gente nuova, da conoscere tra una portata e l’altra. Il luogo della cena sono soprattutto locali, in grado di ospitare diverse persone e con una cucina attrezzata. Se una volta, dunque, c’era il “couch surfing” ossia la pratica di ospitare un illustre sconosciuto sul divano di casa (couch) a prezzi bassi, ora l’ultima frontiera è il “pasto al buio”: lo spirito è lo stesso, ma al posto del divano, ci si trova davanti a piatti sfiziosi. Ma come funziona il “Social Eating”? Basta iscriversi ad un network del gusto (ad esempio People Cook, Gnammo, Let’s Lunch o New Gusto), ricercare gli appuntamenti golosi che più stuzzicano il palato e prenotarsi. Chi organizza sceglie la location, il menù, la data e fissa il prezzo (spesso un piccolo contributo per le spese). L’ospite non dovrà fare altro che presentarsi con una bottiglia di vino. Spesso il “Social Eating” si trasforma in uno show-cooking: lo chef prepara sul momento i piatti e gli invitati tra una chiacchiera e l’altra possono anche imparare qualcosa. I menù sono tantissimi: ce n’è per tutti i gusti, dalla cucina regionale a quella etnica, alla vegetariana, vegana o priva di glutine. Grazie al network del gusto non solo si incontrano nuovi amici, nascono relazioni e si fanno esperienze di gusto, ma è anche utile per consolidare collaborazioni lavorative e accordi commerciali.

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