Passa al bar, c’è un caffè in “sospeso” per te

Da Luca Argentero a Pino Daniele, da Erri De Luca a Luciano De Crescenzo. Tanti i “vip” che hanno sposato l’iniziativa del “caffè sospeso”. Perché la solidarietà deve essere un gesto quotidiano, come bere un espresso al bar.

Posso offrirti un caffè? Quanto volte abbiamo risposto con entusiasmo a questa domanda, perché ad un espresso è difficile dire di no. Al bar o a casa, l’invito a bere una “tazzullella” non si può proprio rifiutare. Ma c’è chi questa domanda la lascia in “sospeso”, non la pronuncia ma la sottintende. Entra in un bar, sorseggia il suo caffè e ne paga due, lasciando la possibilità a chi passa in un secondo momento di bere una tazzina gratuitamente.

Questa usanza, chiamata appunto del “Caffè Sospeso” è nata in passato a Napoli e oggi è diffusa in tutta Italia (e non solo). Niente elemosina o carità: si tratta di un gesto di generosità e di solidarietà per offrire un qualcosa di caldo a persone meno fortunate.

Io l’ho provato sabato scorso. In giro per Torino dalla mattina, ho lasciato in tre bar differenti, dalla mattina alla sera, tre caffè in sospeso. Mi piace pensare che qualcuno si sia sentito un po’ meglio grazie ad un mio piccolissimo gesto. Ma la cosa che mi ha sorpreso di più è il modo in cui è stata accolta la mia richiesta alla cassa. Ho trovato baristi per niente stupiti, come fossero abituati a questa bella iniziativa. Come fosse una cosa del tutto normale, che capita molto sovente.

Ad accogliere questa tradizione, nata in una delle città più accoglienti e generose d’Italia, sono tanti vip, scesi in campo per promuovere questa iniziativa: pensiamo al torinese Luca Argentero che, ispirandosi proprio a questa usanza ha fondato 1caffe.org, onlus che ha l’obiettivo di favorire azioni di solidarietà. Partendo proprio da un gesto piccolo, come quello di offrire un caffè. Un solo euro per un sorriso. Anche lo scrittore Erri De Luca si è detto entusiasta: <Mi associo all’offerta di un caffè sospeso per il passante che si affaccia e chiede un benvenuto. Glielo lascio in caldo a ritirarlo quando vuole>.

E poi c’è chi questa usanza l’ha cantata: come dimenticare ‘Na tazzullella ‘E Cafè di Pino Daniele? E chi ne ha scritto persino un libro: Luciano De Crescenzo ha intitolato proprio “Il Caffè Sospeso” una raccolta di pensieri e aneddoti.

L’associazione “Rete del Caffè Sospeso” ha istituito, il 10 dicembre, in concomitanza con la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, la giornata del Caffè Sospeso, che si snoda lungo tutta la penisola con iniziative, eventi e spettacoli. Ma sarebbe bello che questo gesto di solidarietà diventasse un’abitudine giornaliera, proprio come bere un caffè al bar.

E voi, avete già lasciato un caffè in caldo per qualcuno meno fortunato? Raccontateci la vostra esperienza!

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