Padiglione del Brasile ad Expo

Siete già andati a Milano a visitare Expo? È un’occasione unica per girare il mondo stando fermi, per camminarlo percorrendo solo 1,5 km di lunghezza. Questa è infatti la dimensione più estesa del Decumano, la strada centrale dell’area lungo la quale si affacciano tutti i padiglioni dei Paesi stranieri ospiti. Ho avuto la fortuna di entrare all’esposizione il primo giorno, in occasione dell’inaugurazione. È stato emozionante vedere come l’organizzazione si stesse mettendo in moto, come le persone entrassero nei loro ruoli di accoglienza, fresche e desiderose di salutare i primi venuti, dopo tanta attesa e preparazione.

Il primo padiglione che ha attratto la mia attenzione e di cui vorrei parlarvi oggi, è quello del Brasile e non ha caso. Si tratta infatti del primo produttore mondiale di caffè, da cui deriva ben 1/3 della produzione globale, seguito da Vietnam, Colombia e Indonesia.

Quello che ha attratto subito tutti è stata una grande rete, che somigliava davvero molto a un gigantesco tappeto elastico sul quale, nonostante il divieto scritto di saltare, grandi e piccini si fiondavano per fare non solo allegri balzi ma anche selfie in volo.

In realtà il concetto che sta dietro tutto questo è molto più serio dell’utilizzo che noi visitatori ne abbiamo fatto, come spesso accade.

Vediamo di capirne di più. Innanzi tutto bisogna specificare che il Brasile, oltre ad essere un super produttore di caffè, è anche in generale uno dei più importanti produttori agricoli, che si caratterizza per la propria tecnologia.

Il padiglione con cui si presenta al mondo in questa occasione vuole quindi descrivere le attività di ricerca, i modelli di produzione e consumo tipici legati a questo aspetto. Lo spazio di 4.133 metri quadri (con tanto di ristorante), mostra soluzioni che grazie alla tecnologia mirano a far sì che le diverse coltivazioni si adattino a differenti climi e situazioni territoriali, climatiche e biologiche. Proprio la biodiversità è una delle grandi risorse del Brasile, importanti per l’equilibrio di tutto il pianeta.

Le parole chiave del padiglione sono non solo tecnologia, ma anche cultura e società: la ricerca è continua per migliorare la produzione anche rivolta all’esportazione e alla creazione di un’immagine solida del Paese; le culture sono molteplici in termini di prodotti e cucine; l’obiettivo è quello di rendere il cibo sano e accessibile a tutti.

Al piano terra si trova un grande orto: all’esterno ci sono non solo vasi e contenitori con piante di frutta e verdura, ma anche tavoli interattivi che danno informazioni sulle varie etnie presenti in Brasile. All’interno i visitatori vengono guidati da video proiettati oppure che si attivano con sensori di prossimità.

Cosa c’entra dunque la rete? È un elemento importante perché altamente interattivo: oltre a collegare i tre piani su ci si articola il padiglione, ha dei sensori che rilevano i movimenti dei visitatori e traferiscono impulsi che modificano l’ambiente circostante in termini di suoni e luci.

In tutto questo viene descritta anche la produzione di caffè, dal campo alla tazzina, con dati e percentuali importanti. Molto interessante oltre che divertente. Vi consiglio la visita.

Ho trovato “tracce di caffè” anche nel padiglione del Belgio, dove in esposizione c’erano addirittura gioielli a forma di chicchi e tazzina…

Di certo tornerò per visitare altri padiglioni. Se vi va possiamo commentarli insieme. Se invece vi va una tazzina di Caffè Vergnano, sapete che potete trovarla presso il Padiglione Eataly e il Padiglione Cibus è Italia.

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