Le 5 alternative per sostituire lo zucchero nel caffè

Lo zucchero: è davvero così deleterio? La risposta, purtroppo e nostro malgrado, è sì. Per quanto storicamente lo zucchero appartenga alla nostra cucina nella preparazione di dolci e torte, il saccarosio da anni è salito sul banco degli imputati come uno dei maggiori responsabili di disturbi legati all’alimentazione.

Per attenuare in parte le colpe di questo subliminale ed appagante apportatore di energie e serotonine, perché ciò è indubbio, potremmo fornirgli un piccolo alibi nel constatare come sia soprattutto l’abuso di questa sostanza a determinare i disturbi glicemici.

Dall’abuso di zucchero all’obesità, o ai problemi derivati dalla cattiva metabolizzazione dei carboidrati, come il diabete ma non solo, si sono approfondite tesi e ricerche specifiche per le quali è iniziata, già da anni, una massiccia campagna informativa sui danni causati dall’esagerata assunzione quotidiana del saccarosio.

Anche in ambito dentistico la sentenza è chiara e ne decreta la colpevolezza: lo zucchero contribuisce al processo di deterioramento dello smalto dentale e all’insorgenza di carie, non ci sono troppe attenuanti se non riferite al costante, quotidiano abuso.

Occorrerebbe una completa rivoluzione, una seria campagna anche aziendale nelle sfere produttive, per limitare l’uso degli zuccheri negli alimenti, riabituare le persone a sapori più schietti, naturali, non inficiati dall’immediato senso d’appagamento dovuto al bianco cristallo, o ambrato se di canna.

Questo vale nel cioccolato come nelle bevande, nel tè, ma, soprattutto, nel caffè, la bevanda calda preferita dagli italiani.

I processi industriali di raffinazione

Bianco come la neve, un grande invito a livello visivo, ma in quel candore risiede anche la colpevolezza dell’estremo processo di raffinazione per ottenere quella tonalità che a livello psicologico muove meccanismi che richiamano al candore, alla purezza.

E’ invece vero il contrario e questo ragionamento vale per lo zucchero, come per il riso, la farina ed altri prodotti dell’industria alimentare quando troppo raffinati.

La vera rivoluzione sarebbe quella di ridimensionare le fasi di lavorazione delle materie grezze, oppure ricorrere a sostanze alternative, dolcificanti naturali in grado non solo di rendere piacevole il gusto degli alimenti, del caffè nel nostro caso, ma di essere nello specifico forme di tutela per la salute.

I dolcificanti alternativi

Eppure esiste un mondo parallelo nel quale il sapore non è inficiato dalla dolcificazione: un plauso a chi ama il gusto in purezza, così nel caffè come nel cioccolato o in altri prodotti dell’industria alimentare, le paste integrali, il riso grezzo, ma un’attenzione la merita anche chi ha ritrovato il gusto dolcificato rompendo le catene mentali dello zucchero raffinato.

Questo vale in generale, non solamente per chi, purtroppo ha disturbi metabolici e non può assolutamente entrare in contatto con questa sostanza, dal diabete sino ad altre forme patologiche.

Tra le alternative dello zucchero, come sempre la natura aiuta l’umanità, rifornendo da millenni l’uomo della forma più genuina, naturale, importante, anche curativa e preventiva di dolcificazione: il miele.

Dice un proverbio che il giorno nel quale le api si estingueranno, l’uomo stesso si estinguerà e ci sono ottime ragioni di fondo, anche scientifiche, in questo estratto popolare di saggezza: le api vivono e producono miele, visitano fiori, impollinano altri fiori, suggono nettare, solamente in condizioni di assoluta purezza ambientale.

Quando le condizioni non sono favorevoli, le api muoiono e la decrescita progressiva nel mondo proprio delle api diviene il termometro dell’ambiente, quello più empirico.

Eppure nel loro prodotto principale, il miele, si racchiude uno scrigno nel quale dolcezza, sapore, possibilità di prevenzione di molte malattie è la risposta immediata e sotto il naso di tutti nella convenienza per la salute di evitare abusi di zuccheri non così nobili.

Nei mieli più diversi, dal millefiori all’acacia, dal castagno al tiglio, le opportunità di incontrare il proprio gusto sono diverse ed a costi contenuti.

Il miele ha la possibilità di conferire al caffè un retrogusto particolare dovuto proprio alla tipologia dei fiori d’origine: se il millefiori non è di certo il miele più indicato all’interno delle fumanti tazzine, gli aromi delle miscele si esaltano con mieli delicati, come l’acacia o il tiglio e per chi ricerca una ‘speziatura’ del caffè; anche l’arancio o il castagno sono ottime ed alternative fonti di sapore e salute.

In questo percorso di ricerca di dolcificanti alternativi al saccarosio, come il miele, evitate i prodotti di sintesi chimica. Tra questi, altro indagato nelle tabelle dei nutrizionisti è l’aspartame (recenti inchieste e ricerche ne hanno decretato possibili degenerazioni verso malattie oncologiche). La natura fornisce sempre le risposte: è il caso dello sciroppo d’acero, così diffuso negli States e ideale per dolcificare in modalità alternativa, un ottimo depuratore per l’organismo e fonte energetica senza troppe controindicazioni.

Così lo sciroppo di mele o la melassa, derivata da barbabietola o canna, ma in una fase ancora ‘grezza’ nel processo industriale rivolto alla produzione di zucchero.

Un ultimo prodotto, recentemente affacciatosi sul mercato dei dolcificanti naturali, è lo sciroppo d’agave (linfa della pianta d’agave), ricco di sali minerali e sostanze nobili, in grado di dolcificare il caffè ed apportare preziose sostanze.

Il caffè è un piacere, recitava il caro e compianto Nino Manfredi, ma se ci lascia il dubbio nella dolcificazione che piacere è?

Fortunatamente si può continuare il rito del cucchiaino che mescola, ma impiegando sostanze meno invasive.

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