Bevi tanto caffè? Questione di DNA

C’è chi ha bisogno della caffeina e tende ad autoregolarne il consumo: ecco la conferma di un recente studio della Harvard University. E non è assuefazione, dipende tutto dal nostro DNA.

Non è questione di gusti o di abitudine, pare proprio che il nostro bisogno – e la tolleranza – alla caffeina sia una questione genetica: ecco in sintesi il risultato di uno studio scientifico appena pubblicato su Molecular Psychiatry dai ricercatori della Harvard School of Public Health.

“Questo potrebbe spiegare perché le persone hanno comportamenti diversi riguardo al consumo di caffè, e diversi effetti  stimolanti o gratificanti” ha spiegato a USA Today Marilyn Cornelis, ricercatrice associata presso il Dipartimento di Nutrizione e autrice principale dello studio insieme a Daniel Chasman, professore associato al Brigham and Women Hospital. Dato che il consumo di caffè può avere un impatto sulla salute, questa nuova ricerca potrebbe aiutare a identificare le persone che potrebbero trarre vantaggio dall’aumentare o diminuire la quantità di caffè che bevono ogni giorno. Si legge infatti nel comunicato stampa che “come le precedenti analisi genetiche su fumo e consumo di alcol, questa ricerca è un esempio di come la genetica può influenzare alcuni tipi di comportamento abituale”.

Lo studio è attualmente il più grande mai condotto del suo genere e ha coinvolto oltre  120.000 partecipanti che hanno dichiarato quanto caffè hanno bevuto ogni giorno e permesso di effettuare una scansione del proprio DNA. I ricercatori hanno trovato otto mutazioni genetiche che predispongono alcuni a bere più caffè di altri, in una forma di “evoluzione” avvenuta in solo 500 anni (quelli in cui il caffè si è diffuso come bevanda).

Due di queste mutazioni erano già state collegate al consumo di caffè, quattro delle sei nuove varianti implicano geni che erano già stati riconosciuti come coinvolti nell’assimilazione della caffeina, sia nel modo in cui si manifestano effetti stimolanti sia nel modo in cui il corpo reagisce una volta concluso l’effetto. Gli altri due nuovi geni individuati sono stati invece una vera sorpresa, perché non era mai stato rilevato un chiaro legame biologico con caffè o caffeina e sono coinvolti con i livelli di colesterolo e di zucchero nel sangue.

Si è ancora lontani da un’applicazione diagnostica per la popolazione ma quello che emerge già dallo studio è che il giusto quantitativo di caffeina, determinato dal corredo genetico di ognuno, fa bene alla salute ed aiuta specifiche funzioni biologiche dell’organismo. “I nostri risultati – ha spiegato Marilyn Cornelis nello studio – dimostrano che i soggetti consumano naturalmente il quantitativo di caffè che consente loro di mantenere il proprio livello ottimale delle funzioni vitali”.

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