Due cucchiaini in una tazza, un po' d'acqua calda, si mescola e il gioco è fatto. Il caffè solubile può facilitare la vita, ma chissà chi ne è stato il primo perspicace inventore e come gli sarà venuta l'idea... Gli Italiani non fanno volentieri a meno dell'espresso, né del rito quotidiano della moka, pertanto in Italia il caffè istantaneo ha tutt'oggi un successo limitato rispetto ad altri paesi, quali Giappone e Gran Bretagna, dove il prodotto copre il 90% del consumo totale. Come è nato il caffè solubile? Il caffè solubile è in sostanza
il residuo secco dell'infuso di caffè privato dalle componenti acquose. Non è stato facile, né immediato, riuscire ad ottenere un prodotto che riportasse le caratteristiche organolettiche della bevanda ottenuta col normale procedimento: i primi tentativi del diciannovesimo secolo non portarono infatti a nulla di buono e furono accantonati. Nel 1901, invece, gli esperimenti dello scienziato giapponese Satori Kato sortirono un prodotto apprezzabile, ma non ritenuto convincente e commercializzato. Fu la "G. Washington Coffee Refining Company", nel 1910, a mettere in vendita il primo "instant coffee", qualche anno dopo che l'ingegnere George Washington, omonimo del celebre presidente americano, ebbe una geniale intuizione durante un viaggio in Guatemala. Aveva notato, infatti, che il deposito asciutto sul fondo di una caffettiera dimenticata sul fuoco aveva un buon sapore e ancora molto dell'aroma originale del caffè. Arrivò così alla conclusione che la bassa pressione dovuta all'altitudine avesse abbassato il punto di ebollizione facendo evaporare velocemente la parte liquida, prima che l'alta temperatura deteriorasse i componenti aromatici dell'infuso. Lo sviluppo di questa idea sfociò nella messa a punto del processo di produzione del ritrovato, alla cui affermazione contribuì il consumo massiccio che ne fecero i soldati americani durante gli eventi bellici successivi. Alta conservabilità e facilità di preparazione sono stati, e sono tuttora, i punti di forza del caffè solubile che ha anche il merito di assorbire le eccedenze di caffè nei periodi di sovrapproduzione. Come si produce? Le varianti in polvere e liofilizzate nascono entrambe a partire dal caffè concentrato:
- i chicchi tostati, macinati e miscelati vengono conferiti in azienda dove, in apposite caldaie, si prepara l'infuso che viene sottoposto ad una prima evaporazione;
- il caffè così concentrato viene vaporizzato in un canale, dove viene investito da aria ad alta temperatura che ne elimina l'acqua residua e lo trasforma in polvere finissima. Oppure, per liofilizzazione, l'estratto viene congelato in sottili lastre e poi rotto in minuscoli frammenti che, sottoposti ad alte temperature, si trasformano in piccoli granuli.
Il tipo solubile risulta leggermente più ricco di polifenoli e con meno caffeina rispetto al normale infuso, mentre gusto e aroma rimangono simili. Perciò se la moka non c'è o la macchinetta per l'espresso non funziona, non hai voglia di uscire o di perdere tempo, in pochi gesti il tuo caffè è subito pronto!