Gentlemen‘s clubs (donne escluse)

I salotti al maschile in voga nell’Ottocento tornano di moda. Per trovare oggi come due secoli fa la serenità e il relax di una vera casa (ma senza mogli in circolazione)

Tabacco e caffè hanno gusti che naturalmente si completano l’un l’altro e sono due emblemi del dopocena, un tempo prettamente maschile. Abbinare sigari, caffè e superalcolici era il passatempo dei salotti signorili, poi dei circoli per soli uomini e oggi di smoking club dal sapore contemporaneo.

I club per soli uomini erano salotti a cui si veniva ammessi solo tramite presentazione formale, accettazione e quindi iscrizione. Erano luoghi dedicati alla conversazione, alla musica, alle relazioni d’affari e ai piaceri edonistici come quelli di un buon drink e di una  fumata. I Gentleman’s Club nacquero in Inghilterra attorno al Diciottesimo nel West End di Londra, nell’area di St James che è ancora oggi considerata la “clubland”. I club sostituirono le vecchie sale da caffè per la upper class del Regno, divennero più popolari e borghesi nel Diciannovesimo secolo quando conobbero il massimo del loro splendore. I primi club come White’s, Brooks’s o Boodle’s erano luoghi aristocratici dove si praticava anche il gioco d’azzardo, legale per gli iscritti. Attorno al 1880 solo a Londra si contavano oltre 400 club e fu quello il periodo di culmine del fenomeno, diluito progressivamente grazie all’apertura di club meno esclusivi e più popolari, in cui si poteva discutere anche di sport, di turismo, di politica. Sorsero club di ex commilitoni, di compagni di università e con il Diciannovesimo secolo aprirono definitivamente le porte anche a coloro che dovevano fare un lavoro per vivere, ossia la borghesia dell’epoca.

I Gentleman’s Club erano luoghi privati ​​ progettati perché gli uomini potessero rilassarsi e creare amicizie con altri uomini loro pari. Erano considerati una parte centrale della vita degli uomini d’élite ed erano forniti di tutto quello una casa doveva offrire. Erano creati e progettati per le esigenze domestiche dell’uomo, per alleviare lo stress e le preoccupazioni,  spazi come sale da pranzo, camere, una biblioteca, animazione e giochi, stanze per dormire, bagni e servizi igienici e uno studio. Erano una casa a tutti gli effetti, 100% al maschile e libera dalle imposizioni e dalla presenza di donne e mogli.

Al The White’s, storico club londinese frequentato da Re e primi ministri, vige ancora l’assoluta esclusione delle donne, dopo ben 300 anni di storia, la lista è lunga circa 9 anni e i membri non sono mai più di 500 ( il sito internet? Non serve, quindi non esiste).

Sebbene questi club tradizionali non siano più così popolari o influenti come erano in origine oggi stanno tornando prepotentemente di moda. Dopo il divieto di proibizione del fumo dei locali pubblici, negli anni Novanta negli Stati Uniti, sono fioriti nuovi Cigar bar privati in cui poter consumare ottimi alcolici , sigari e caffetteria al di fuori della legislazione vigente.

Molti club mantengono ancora una rigida selezione, spesso incomprensibile a coloro che non soddisfano i loro requisiti di appartenenza. La lista d’attesa può essere infinitamente lunga e si deve essere sempre presentati da un socio – ma anche questo non da diritto all’inclusione, infatti si può venir esclusi senza motivazione alcuna. Oggi esistono club di gentiluomini in tutto il mondo, soprattutto nei paesi del Commonwealth e negli Stati Uniti.  Alcuni assomigliano a speak easy (locali del tempo del proibizionismo), altri offrono una sorta di ospitalità reciproca a membri di altri club durante i viaggi all’estero.

New York City conta il maggior numero di club, più di ogni altra città americana. Lo Yale Club di New York City, comprendente una clubhouse di 22 piani e una adesione a livello mondiale di oltre 11.000 persone, è il più grande gentlemen’s club di stampo tradizionale nel mondo.

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