Coffice: il futuro del lavoro

Un ufficio per il coworking o una caffetteria con il wifi? Un po’ tutti e due. Perché il caffè sta diventano anche il simbolo di una nuova generazione di lavoratori.

Il lavoro è uno stato mentale più che un luogo”. Sono le parole della “futurologa” del lavoro Nicola Miller (ricercatrice del British Telecom Group) che ha decretato come in cinque anni il panorama del nostro modo di lavorare cambierà sensibilmente. Ma la rivoluzione è già cominciata, e passa per un caffè.

Il  lavoro non è più un luogo

Un tempo si andava in ufficio alle 9 e si usciva alle 18, oggi per molti la routine lavorativa per eccellenza è solo un lontano ricordo. Per molte persone non serve più andare in ufficio per fare il proprio lavoro, perché con un pc, una connessione internet e un telefono,  si possono fare esattamente le stesse cose ovunque, o perché un ufficio non lo si ha del tutto e si lavora da casa, come fanno  i liberi professionisti o il “popolo delle partite IVA”.
Se devo lavorare mi serve solo avere in borsa il pc, il telefono, e trovare un posto accogliente con connessione wifi, una presa elettrica e un buon caffè. Non mi serve compagnia, se devo concentrarmi, ma a volte non voglio necessariamente restare da sola, in pigiama per tutto il giorno, chiusa in casa.

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Le caffetterie oggi sono il posto migliore dove trovare l’ambiente ideale per lavorare: poco rumorose, profumatissime, vicine a casa, perfette per fissare un appuntamento di lavoro informale. In ufficio si va per fare riunioni, gruppi di lavoro, incontrare clienti, fornitori o colleghi. Non per “lavorare”. La produzione vera e propria, soprattutto per chi scrive – un articolo come questo ad esempio – è un fatto privato.

cofficeCoffice: mezzo caffè, mezzo ufficio

Il primo coffice dove sono entrata era a Stoccolma, qualche anno fa, e mi sembrò fantascienza allo stato puro: pagavi un fisso mensile che ti dava diritto a caffè illimitato (in tazza grande), l’uso della caffetteria, la connessione web e la possibilità di stampare documenti e mandare fax. C’erano anche dei tavolini appartati, per le riunioni, da prenotare in anticipo. Un coworking per utenti che non necessitano nemmeno di scrivania, non si presentano ogni giorno ma che vogliono la sicurezza di uno spazio fuori da casa, dove lavorare o tessere relazioni, senza vincoli di orario.
Ora il modello spopola non solo in Europa, tanto che esiste persino un sito negli States per geo-localizzare il Coffice più vicino. In Italia ci stiamo quasi arrivando, le caffetterie cominciano ad aprire le reti wifi come servizio al pubblico e a comprendere che la fruizione dei propri spazi non è semplicemente legata al consumo del prodotto, ma al trascorrere del tempo anche produttivo.

TAG-Credits-Talent-Garden_emb8Il coffice non è un coworking

I coworking sono qualcosa di un po’ diverso: spazi collettivi dove persone o aziende affittano postazioni lavoro singole, o intere stanze, già attrezzate e dotate di servizi comuni (cucina, sale riunioni, reception, telefono, calcio balilla e sala relax). Sono perfetti per i liberi professionisti, per le start-up, per chi si trova con la necessità di coinvolgere un numero elevato di collaboratori su un progetto e li deve riunire, senza averne lo spazio nella sede centrale. Oggi il lavoro è liquido, e i vecchi uffici un po’ meno. Sono spesso spazi immensi, ormai semivuoti e inutilizzati, o semplicemente poco flessibili, come le pareti. In Italia stanno sorgendo come funghi ma c’è chi crede che questo nuovo modello di lavoro, e la sua forza, sia più di una condivisione di spazi. TAG, talent garden (in 8 città italiane, più New York, è forse solo l’esperimento meglio riuscito – e aperto 24 ore su 24) si paragona ad un  giardino dove “le varie piante germogliano e crescono tutte insieme creando un ambiente meraviglioso, dove tutti gli elementi collaborano e competono allo stesso tempo, e si contaminano l’un l’altro facendo, di un giardino ben riuscito, un vero e proprio ecosistema”. Condividere lo spazio, o un caffè, è quindi un vero lifestyle.

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