Prima in Italia e medaglia d’argento ai campionati mondiali, Chiara racconta se stessa e questa disciplina – da purista.
Classe 1985, nata a Piacenza, bionda e di bella presenza, Chiara Bergonzi ha cominciato come molti ragazzi a fare la barista a 18 anni per trovare un lavoro. Poi è nata la passione, l’incontro con i maestri e tanto allenamento l’hanno portata a diventare Campionessa Italiana Latteart nel 2012 e 2013, e la seconda classificata al mondiale World Latte Art Championship 2014.
Come si diventa campionesse di Latte Art? L’unico modo per essere fra i primi è avere dei buoni trainer e fare tantissimo allenamento, 2-3-4 ore al giorno a ripetere le medesime figure. Ho iniziato a 18 anni, poi piano piano mi sono appassionata al mondo della miscelazione e della caffetteria. Poi 7-8 anni fa ho conosciuto Luigi Lupi, il maestro di tutti in questa disciplina. Poi grazie al lavoro con lui, a tanto esercizio da sola e ai viaggi all’estero sono arrivata nel 2012 al mio primo campionato italiano.
Il futuro della caffetteria è nella Latte Art? È un appiglio per i giovani, questo è sicuro. Il ragazzo giovane che si approccia al mestiere del bar vuole fare il bar tender o il flair (il barista acrobatico), mentre la caffetteria è sempre stata vissuta un po’ sottotono. Oggi il caffè si sta evolvendo in tutto il mondo con attrezzature e tecniche nuove, e in Italia sta diventando qualcosa che appassiona anche i ragazzi. E ai clienti fa sempre piacere, la apprezzano.
Noi Italiani siamo maestri nell’espresso, qui con chi ci dobbiamo confrontare? La Latte Art è diventata grazie alla SCAE una disciplina a livello globale, con nazionali e un campionato mondiale. Il campionato nel 2014 l’ha vinto la Germania, io con l’Italia al secondo posto, ma Corea e Giappone sono i leader in assoluto.
Gli stranieri ci hanno superato… All’estero in generale l’espresso si fa fatica a trovarlo, si trovano bevande a base latte, ma questo non vuol dire che non siano all’avanguardia con macchine e attrezzature. Vanno forte i micro-roaster, le caffetterie molto trendy, che invece da noi non troviamo perché i nostri bar sono più standardizzati, un po’ tutti uguali. Io sono di Piacenza e qui farò diciamo 20 corsi l‘anno, molti con stranieri, ma la maggior parte li faccio all’estero.
Cosa ne pensa della Latte Art 3D, che l’anno scorso è finita su tutti i giornali? La Latte Art 3D è arte, ma non è una bevanda, perché la schiuma non è buona da bere. Latte Art significa la bravura di una persona che con polso e lattiera fa un disegno a “mano libera”. Già l’etching con lo stuzzicadenti è una variante.
Progetti per il futuro? Basta gare, sono arrivata seconda al mondo e sono soddisfatta, è già il top. Vorrei diventare giudice internazionale, e passare dall’altra parte! Molti mi vogliono come allenatrice per i prossimi campionati, ma devo ancora decidere…
Un caffè diverso dal solito, dove lo consigli? Da Francesco Sanato a Firenze, Ditta Artigianale. Nessuna grande marca ma un ottima qualità.