10 caffè in 10 città d’Europa

Paese che vai, usanza che trovi. In 10 città si gustano 10 caffè diversi e in qualche modo uguali a se stessi. Se soggiornassi in altre 100 o 1000, ne troveresti altrettanti e avresti sempre e comunque la medesima sensazione.

Il caffè è un elemento così rappresentativo di una società da racchiudere in sé il materiale e l’immaginario che l’ha portata a diventare quella che è: un riassunto sintetico di una civiltà. In tutta Europa ogni tazza è una sorta di bandiera, che sventola i pregi e i difetti, i vizi e le virtù di un’intera popolazione.

Ad Atene, in pieno centro, la tazza è bollente, tipicamente svasata nella parte superiore. Dovranno passare alcuni minuti prima di poterlo sorbire. Non ha importanza, la primavera è appena arrivata.
Su di un tram giallo e rosso di Basilea il monouso è ancora intatto malgrado le curve e le fermate. Non fuma più, ma il profumo è intenso come prima.
Ogni volta che ne chiedi uno a Dublino è come se fosse San Patrizio. Per ricambiare la cortesia vorresti berlo subito e manifestare tutto il tuo apprezzamento. Ma una parola tira l’altra e finisce sempre che si raffredda.
Il dialetto toscano è avaro di consonanti. Una c di troppo ti bolla come forestiero, nel bene e nel male. Nei bar di Firenze è solo un bene, basta non parlare di calcio. Di mangiare e bere si può parlare per ore.
A qualsiasi ora del giorno, a Goteborg, accanto alla tazza, c’è sempre un cioccolatino tentatore e traditore. Un’attenzione a cui non devi rinunciare neanche se ti ritrovi davanti a un distributore automatico aziendale. La temperatura lo richiede comunque.
Lisbona non è mai come te la immagini o come te la fanno immaginare. Le aspettative rimangono disattese ogni volta in meglio. Al bar un Duplo è veramente un doppio con gli attributi che non ti aspetti.
Quando a Riga il tempo lo permette, poterlo assaporare all’aperto, in autunno, è imperdibile. L’umidità stempera l’aria e rallenta la brezza che spazza la città. Se uno non dura abbastanza è piacevole anche il secondo. Per il palato e per il cuore.
In bulgaro la doppia f è un segno incomprensibile. La pronuncia però non lascia scampo a fraintendimenti. A Sofia nemmeno la tazza. Né troppo alto, né troppo basso. Ad averlo saputo prima…
Una caffetteria di medio livello sul lungomare di Valencia è un luogo da cerimonia, per non dire da favola. Il cameriere lo serve con l’aria di chi avrebbe meglio da fare, ma vuole essere lì ad ogni costo.
Alla stazione centrale di Zagabria prendere un caffè allunga la vita nel vero senso della parola. Se te ne stai andando ti lascerà nel palato quello che stai lasciando. Se stai arrivando, ciò che presto arriverà.

L’ordine delle città è rigorosamente alfabetico; non segue certo quello delle preferenze di gusto o della qualità del caffè. Non potrebbe mai.

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